Squinzi: "Tavecchio doveva dimettersi, serve gente di livello più alto"
Serie AIl patron del Sassuolo sulla disfatta azzurra: "Contro la Svezia Politano avrebbe fatto la sua figura. Si può studiare qualcosa per incentivare gli italiani". Tavecchio resta: "Ha ragione Malagò, doveva lasciare. Soldi per i vivai e stadi di proprietà una priorità"
Dopo la mancata qualificazione al Mondiale, tutto il sistema del calcio italiano è stato nuovamente messo in discussione. Tante le critiche nei confronti della Federazione, a partire dalla poca tutela nei confronti degli italiani nel nostro campionato. A parlarne è anche il patron del Sassuolo, Giorgio Squinzi, che così si è espresso sulle colonne de La Gazzetta dello Sport: “Ricordo una partita con l’Udinese dello scorso campionato: noi avevamo nove italiani titolari, loro nessuno. Se andiamo avanti così, sarà sempre più difficile scoprire talenti. Porre un tetto minimo di italiani? Certo: la sentenza Bosman, le leggi comunitarie, va tutto bene. Però si può pensare a qual cosa per limitare gli stranieri e incentivare l’utilizzo degli italiani. E la cosa paradossale della vicenda è che al Sassuolo avevamo in campo più italiani di tutte le altre squadre, ma i nostri giocatori sono stati praticamente ignorati dalla Nazionale”. Squinzi non ci sta: “Ci sono stati anche giocatori schierati fuori ruolo. E devo dire che nella squadra vista in campo contro la Svezia uno come Politano avrebbe fatto la sua bella figura. Per non parlare di Magnanelli o Missiroli. O anche di Acerbi”.
"Ventura? Non condiviso. Tavecchio? Non mi sento rappresentato da lui"
Il patron neroverde ha detto la sua anche sulla scelta di Ventura: “Non ho condiviso la decisione di Ventura sin dall’inizio, l’ho sempre considerato inadeguato per ricoprire un ruolo così importante. I fatti alla fine hanno dato ragione, a me e a tanti altri. Se doveva dimmersi? Dopo un risultato del genere, sarebbe stato un gesto apprezzato e dovuto”. Su Tavecchio, invece: “Non mi sentivo e non mi sento rappresentato da lui: ha ragione Malagò, doveva lasciare. Credo che il nostro calcio possa esprimere personaggi di livello più alto”. La prima idea del nuovo corso di Tavecchio dovrebbe essere quella di ridurre il numero delle squadre: “Non ho un’idea precisa a riguardo, non so se la Serie A potrebbe diventare più competitiva con 18 invece che 20 squadre. Forse sì, ma il problema non mi sembra questo. Cambiare la Lega Calcio si può, dando più potere e più spazio a manager preparati, cercando di vendere meglio il prodotto della Serie A”.
"Stadi di proprietà una priorità"
Parlando dei vivai, Squinzi dice: “Se si spende troppo poco? Certo, andrebbe investito il 10% del fatturato, non degli utili. I giovani bravi ci sono, ma non li facciamo giocare, si de moralizzano e qualcuno si perde per strada”. Gli stadi di proprietà sono un’altra priorità: “Si tratta di un’esperienza positiva, perché dà una certa solidità patrimoniale alla società e anche nuove motivazioni ai giocatori”. Anche se il Mapei Stadium è spesso vuoto: “Non dimentichiamoci che il Sassuolo rappresenta una città di 40 mila abitanti, tra i quali molti extracomunitari, e che deve giocare sempre in trasferta con evidenti disagi. Se sono pentito di aver comprato lo stadio? No, era e resta la soluzione migliore. Così si può far crescere il club e attirare nuovi tifosi. Nel nostro caso, però, il problema è un altro: la Reggiana non ci paga l’affitto da giugno. Una cosa assurda, quell’americano proprietario della società (Mike Piazza, ndr) ha fatto grandi promesse ma fino a questo momento non ha tirato fuori un dollaro. Se entro fine dicembre non saranno saldati gli arretrati, gli verrà tolto l’uso dello stadio”. In chiusura una stima della perdita dopo l’esclusione dell’Italia dai Mondiali: “Non azzardo numeri, ma è una bella botte di immagine, un danno per tutti: giocatori, società, tifosi, soprattutto sponsor. Penso a chi ha investito molto, come l’Eni e l’Enel. Non saranno felici di una situazione del genere. Per almeno un paio d’anni il calcio italiano non sarà un buon investimento. Purtroppo”.