L'ex centrocampista rossonero ha analizzato su Sky Sport l'avvicendamento sulla panchina del Milan: "La personalità di Gattuso può sopperire all'esperienza. Quando si allena il Milan le aspettative non possono essere basse"
Ricominciare da Gennaro Gattuso: il nuovo corso del Milan inizia da chi per anni ne ha combattuto per quei colori in campo. E che fino a ieri lo faceva sulla panchina della squadra primavera. L’esonero di Vincenzo Montella ha reso vacante un posto che la dirigenza ha deciso di affidare a lui, correndo il rischio di responsabilizzare oltremodo un allenatore che non ha ancora forse l’esperienza necessaria per amministrare un gruppo di questo tipo. Sul punto, si è espresso Massimo Ambrosini, in collegamento telefonico su Sky Sport 24. “Rino è una scelta coraggiosa della società, però in certi casi il valore e la personalità possono giocare molto a suo favore. Gattuso ha un appeal e un carisma che potrebbe essere fondamentale in situazioni di questo tipo, per trasmettere qualcosa ai giocatori” ha spiegato l’ex centrocampista rossonero. Gattuso in carriera ha allenato Sion, Ofi Creta, Palermo, Pisa e la primavera del Milan. “Non ha un'esperienza enorme in panchina, anche in termini di età, sarà lui stesso a doversi calare subito in questa realtà. Tuttavia n alcuni casi – ha ribadito Ambrosini – c'è anche una chimica che si può creare che può andare anche oltre la non esperienza”.
Allenare il Milan
L’analisi ha toccato anche la gestione Montella. “E’ sempre stato impeccabile quanto ad assunzione di responsabilità e anche su alcuni comportamenti della dirigenza che lo avevano messo in difficoltà, come le dichiarazioni successive alla sconfitta di Genova con la Samp. Lui ha reagito sempre in modo intelligente. Ma quando si allena il Milan le aspettative non possono essere basse, ed era normale che fosse così anche in considerazione dell'obiettivo dichiarato che è potenzialmente raggiungibile. Secondo me è stata un po' colpa del pre-campionato e ciò che ne è conseguito, le prime vittorie facili in Serie A, che hanno fatto credere che la squadra fosse migliore di quanto in realtà non fosse” ha concluso Ambrosini.