Il buon momento del Genoa di Ballardini alla prova dell'Atalanta, la forma di Jakub Jantko e i problemi di Dries Mertens e del Napoli. Questi ed altri temi utili per seguire questa domenica di campionato
1. L’esplosione di Jakub Jankto
L’Udinese ha ormai perso da molti anni la fama patinata di club che riesce a scovare il talento in giro per il mondo e se oggi è rimasto almeno il ricordo di quella legacy gran parte del merito va a Jakub Jankto, il talento più luminoso della squadra friulana negli ultimi anni.
Jankto ha giocato sempre titolare in questa stagione, ma la sua crescita ha iniziato a dare i primi frutti evidenti solo con l’arrivo in panchina di Massimo Oddo. Il ceco ha segnato tre gol e un assist nelle ultime tre partite tra campionato e Coppa Italia, attirando su di sé una gran quantità di voci mercato negli ultimi giorni (che lo associano all’Inter e al Milan, tra le altre).
Jankto sembra essere un giocatore estremamente completo, molto dinamico senza il pallone e con un gran sinistro, qualità che lo rendono particolarmente prolifico. Da quando è arrivato Oddo, il ceco sembra inoltre essere più libero di inserirsi in area ed è ancora più centrale nel creare gioco nell’ultima trequarti rispetto al recente passato con Delneri.
Il Benevento è migliorato molto nelle ultime giornate, ma forse è una squadra che si assume ancora più rischi rispetto al passato: quella di De Zerbi è di gran lunga la squadra che concede più Expected Goals in Serie A. Jankto ha quindi un’occasione unica per continuare la sua striscia positiva, ingrossando ulteriormente i suoi record stagionali. D’altra parte, se l’Udinese vuole tornare a vendere ai prezzi di un tempo, molto passa per i suoi gol.
2. La ripresa del Genoa al banco di prova dell’Atalanta
Quando Davide Ballardini ha accettato di subentrare a Ivan Juric sulla panchina del Genoa, i rossoblù erano in piena zona retrocessione dopo aver conquistato appena 6 punti in 12 giornate. Da lì in poi il Genoa ha battuto il Crotone e il Verona e ha pareggiato contro la Roma, collezionando in tre partite più punti di quelli messi assieme nelle precedenti dodici.
Ballardini ha trovato subito l’undici titolare di riferimento e non l’ha mai cambiato. In difesa ha aggiunto centimetri e forza con Spolli e Zukanovic, garantendosi allo stesso tempo qualità in impostazione con lo stesso bosniaco e Izzo, il centrale di destra. A centrocampo ha fuso l’ordine e la pulizia tecnica di Veloso, preziosa soprattutto sui calci piazzati, con la verticalità e il senso per gli inserimenti di Bertolacci e Rigoni, ha confermato Laxalt e Rosi come esterni a tutta fascia, che scalano in difesa a formare una linea a 5 in fase di non possesso, e in attacco ha trovato in Taarabt e Pandev la coppia ideale, in attesa di recuperare Giuseppe Rossi, che ha da poco firmato un contratto fino al prossimo giugno.
Il nuovo tecnico rossoblù, per ora, ha rinunciato all’intensità di Lapadula e alla fisicità di Pellegri e Galabinov (che ha subito un infortunio, ma potrebbe rientrare contro l’Atalanta) in cambio della tecnica di Taarabt e Pandev, i migliori a disposizione nel ripulire le palle in uscita dalla difesa, gestire le transizioni e creare vantaggi negli ultimi 30 metri, anche con una giocata individuale. Pandev ha segnato il primo gol della stagione a Verona, ma ha creato 5 occasioni nelle tre partite giocate da titolare con Ballardini. Taarabt ha ridotto il volume di tiri, solo uno nelle ultime tre presenze, ma ha creato 7 occasioni e completato 8 dribbling, confermandosi come riferimento imprescindibile per creare i presupposti di pericolosità.
Il gol di Rigoni contro il Crotone è un buon esempio della fase offensiva del Genoa di Ballardini: Pandev si abbassa a facilitare il gioco e la palla va da destra a sinistra; Rigoni taglia prima davanti all'esterno e subito dopo si inserisce in area dove riceve il cross da sinistra.
I 7 punti nelle ultime tre giornate si sono fondati comunque sulla solidità difensiva: il Genoa ha vinto 1-0 sia a Crotone che a Verona e ha subito gol solo dalla Roma (1-1). I rossoblù hanno la miglior difesa della parte destra della classifica (20 gol subiti, gli stessi del Milan), ma continuano a faticare in attacco (solo 13 gol segnati), anche perché Pandev e Taarabt si preoccupano più di costruire che di finalizzare la manovra. Si spiega così la scommessa fatta su Rossi, che ha la tecnica per ripulire i palloni in uscita dalla difesa e facilitare la manovra, ma allo stesso tempo garantisce una pericolosità decisamente superiore in zona gol.
Come sempre, ogni sfida di Gasperini al Genoa si nutre dei ricordi legati ai molti anni trascorsi dal tecnico dell’Atalanta sulla panchina rossoblù. L’ultima visita a Marassi si è conclusa benissimo per Gasperini: 5-0. L’Atalanta però era lanciata verso il quarto posto e soprattutto affrontava un Genoa in piena crisi, che di lì a poco avrebbe richiamato Juric dopo la breve parentesi di Mandorlini. La qualificazione come prima classificata nel girone di Europa League tiene alto il morale, ma forse ha rubato energie al campionato. Gasperini dovrà dare fondo a tutte le sue risorse per dare un altro dispiacere alla sua ex squadra.
3. Il Chievo è in crisi?
Se considerassimo il Chievo come una semplice squadra in lotta per salvarsi, il periodo che sta attraversando non desterebbe alcuno stupore. La squadra di Maran ha vinto solo una delle ultime sei partite (un 2-1 molto faticoso contro la SPAL), in cui ha subito tra l’altro ben 14 gol. Ma i gialloblù, nell’immaginario collettivo, fanno ormai parte della classe media di questo campionato e una flessione così marcata, accentuata da una fragilità che non siamo abituati a vedere dalle parti di Verona, alza più di un sopracciglio.
È dall’inizio di quest’anno che il Chievo sembra più disposto a prendersi dei rischi creativi, meno ossessionato dalla solidità difensiva rispetto al passato. Ma se all’inizio questa timida evoluzione aveva portato a buoni risultati, adesso la fase difensiva inizia a diventare davvero una preoccupazione. La squadra di Maran è quintultima per Expected Goals subiti (riesce a fare meglio solo di Sassuolo, Sampdoria, Verona e Benevento) e la quintultima peggior difesa di tutta la Serie A.
Sul 3-0 per l’Inter, Dainelli e Gamberini sono in due contro due con Icardi e Skriniar, mentre il centrocampo non riesce a recuperare nemmeno su Joao Mario, che sta entrando in area. I due centrali del Chievo difendono l’area piccola ma lasciano tutti e due i giocatori dell’Inter liberi di ricevere.
Il Chievo sembra aver molto accusato le assenze pesanti delle ultime settimane, di quei giocatori che a centrocampo riuscivano a coniugare un’ottima gestione del pallone in velocità con un grande dinamismo (prima il grave infortunio di Castro, poi la squalifica di Radovanic). E, soprattutto, sembra molto più in imbarazzo fisicamente rispetto agli scorsi anni, in cui la squadra di Maran riusciva con l’intensità a colmare il gap fisico e tecnico con gran parte delle squadre di Serie A.
Con la Roma dare un segnale di rottura rispetto al passato sarà complicato, ma, almeno a livello di prestazione difensiva, necessario. Per il Chievo la sopravvivenza passa anche da come viene percepito all’esterno, non solo dal pubblico ma anche e soprattutto dagli avversari. Se iniziasse a venire considerato come terreno di conquista, mantenere una distanza di sicurezza rispetto alla zona retrocessione per tutto l’anno come in passato diventerà sempre più difficile.
4. Mertens riuscirà a sbloccarsi contro la Fiorentina?
Napoli e Fiorentina si incontrano in un momento in cui le rispettive parabole sembrano sul punto di invertirsi. La squadra di Sarri, dopo una prima metà di campionato scintillante, è stata battuta per la prima volta in campionato dalla Juventus ed è stata eliminata dalla Champions League in un modo che è sembrato evitabile per com’è andato il girone. Quella di Pioli, invece, arriva da tre risultati utili consecutivi e cerca finalmente una costanza di rendimento, che una vittoria contro il Napoli certificherebbe definitivamente.
Il simbolo del momento anemico del Napoli è Dries Mertens, che dopo un anno in cui sembrava poter segnare in qualunque momento e in qualunque modo, sembra in forte appannamento fisico e tecnico, almeno per i suoi standard. Il centravanti belga non segna da cinque partite, se contiamo anche la Champions League, e sembra aver bisogno di riposo per ritrovare l’intensità nei movimenti senza palla, senza la quale il Napoli fa fatica a disordinare le difese avversarie.
Se per il riposo bisognerà attendere il ritorno di Milik, la partita con la Fiorentina potrebbe essere almeno l’appuntamento giusto per ritrovare la fiducia nei propri mezzi con un gol. La squadra di Pioli sa essere spettacolare quando mantiene l’intensità alta, ma tende anche a disorganizzarsi facilmente non appena cala il ritmo.
Il ritorno di Mertens ai livelli dell’anno scorso passa però anche per il ritorno del Napoli alla fluidità di gioco a cui ci aveva abituato fino a poche settimane fa. Con l’infortunio di Ghoulam, infatti, la squadra di Sarri non riesce più a creare gioco sulla catena di sinistra con la stessa imprevedibilità di prima, con l’attaccante belga che rimane più isolato al centro. Il successo del Napoli e quello di Mertens sono intrinsecamente legati, e lo sarà anche e soprattutto contro la Fiorentina.
Gli Expected-Goals della stagione 2017-18 di Dries Mertens mostrano un calo rispetto allo scorso anno: è passato da 0,71 xG ogni 90 minuti, a 0,49 xG.
5. Sassuolo-Crotone: la sfida tra due squadre che ripartono da zero
A poco più di due anni di distanza, Walter Zenga torna a sedersi su una panchina di Serie A. Quella del Crotone, dalla quale si è dimesso Davide Nicola, artefice dell’insperata salvezza dell’anno scorso. Una decisione sorprendente, poco giustificabile con i risultati. Gli “Squali” sono infatti in anticipo sulla tabella di marcia: hanno il doppio dei punti conquistati dopo 15 giornate nella scorsa stagione (da 6 si è passati a 12), sono fuori dalla zona retrocessione, anche se hanno perso le ultime tre partite senza segnare nemmeno un gol. Il Crotone stava insomma attraversando un momento difficile, ma poteva trovare forza nella strepitosa rimonta degli ultimi mesi dello scorso campionato per scacciare i pensieri negativi.
Si dice che i rapporti tra Nicola e la dirigenza si fossero deteriorati, e a quanto pare il tecnico non ha gradito la visita negli spogliatoi del presidente Gianni Vrenna nell’intervallo della partita contro l’Udinese, con la sua squadra in svantaggio di un gol. Le sue dimissioni hanno così dato a Zenga la possibilità di tornare ad allenare in Serie A a due anni di distanza dall’esonero con la Sampdoria.
Dopo l’esperienza negativa alla Samp, Zenga ha allenato negli Emirati Arabi, venendo esonerato con la sua squadra, l’Al-Shaab, all’ultimo posto dopo una sola vittoria in dieci partite, e il Wolverhampton nella seconda divisione inglese, parentesi chiusa con un altro esonero dopo 17 partite e con la squadra al 18.esimo posto in classifica. Il nuovo allenatore è stato comunque accolto con entusiasmo dai tifosi del Crotone, che sperano di invertire la tendenza negativa delle ultime settimane già nello scontro diretto contro il Sassuolo.
Zenga ha promesso di non toccare l’impianto costruito da Nicola e ha subito fatto capire quali sono le corde che proverà a toccare e sulle quali fonderà la ricerca di una salvezza tranquilla: «In poche ore non è che si possa fare molto dal punto di vista tecnico-tattico. Quello che farò è parlare alla squadra e provare a trasmettere determinati concetti e l’esperienza che ho accumulato in tanti anni, perché aver fatto tanta gavetta in giro per il mondo ti fa maturare alcune certezze. Ciò che potremo promettere è che per tutto il tempo che resteremo in campo noi combatteremo su ogni pallone, perché saremo noi a trascinare la gente e non il contrario».
Anche il Sassuolo ha da poco cambiato allenatore: Iachini ha infatti sostituito Bucchi, ma all’esordio in campionato ha subito una pesante sconfitta (3-0) a Firenze. Il nuovo tecnico ha solo fatto in tempo a conoscere la squadra e a iniziare il percorso di transizione verso un nuovo modo di giocare: contro la Fiorentina si è vista la difesa a tre e il tridente con Politano, Matri e Berardi. I due interni di centrocampo hanno però faticato a difendere le ampie porzioni di campo ai loro lati e alle loro spalle e la difesa, costretta spesso a scappare all’indietro, ha mostrato tutte le sue fragilità.
I giocatori viola pascolano tra Magnanelli e Missiroli, poi sul cross di Laurini la difesa difende male l’area di rigore, Simeone salta indisturbato e segna l’1-0.
Ancora più preoccupante è però la sterilità offensiva: il Sassuolo condivide con il Benevento il peggior attacco del campionato, con appena 8 gol segnati. Ridare brillantezza offensiva e recuperare Berardi, la stella offuscata ormai da troppo tempo, sono le priorità di Iachini per allontanare i neroverdi dalla pericolosa situazione di classifica in cui si trovano ora.
6. Verdi ritorna a San Siro da protagonista
Simone Verdi si inserisce nella recente tradizione di talenti lasciati andare via troppo frettolosamente del Milan, che sono esplosi successivamente in altre squadre. I rossoneri quest’anno hanno già incontrato Bryan Cristante, che all’Atalanta sta dimostrando di essere uno dei centrocampisti più interessanti della Serie A, domenica invece scenderà sul campo di San Siro il trequartista del Bologna, che sta probabilmente vivendo la sua miglior stagione in Serie A di sempre.
Verdi ha già messo a segno 4 gol e 4 assist in questa stagione, ma al di là del tabellino, è lo stesso spessore delle sue prestazioni a indicare una maturità che sembra finalmente raggiunta. Verdi sta dimostrando un talento unico, un controllo del pallone con entrambi i piedi unito a una grande visione di gioco che è raro vedere persino a questi livelli.
Il Bologna di quest’anno è una squadra molto incostante, che basa gran parte delle sue fortune proprio sugli stati di forma dei suoi giocatori migliori, e quindi di conseguenza principalmente di Verdi. Donadoni è stato molto bravo in questi anni a far interiorizzare ai suoi giocatori una fase difensiva che, al netto dei limiti tecnici della rosa, è quasi perfetta, ma in avanti tende a fare molto affidamento sulle qualità dei singoli. E senza più Di Francesco, da lungo assente per infortunio, il Bologna si appoggia molto sulle spalle di Verdi, che mai come quest’anno sembra in grado di sopportare questo peso.
Il Milan è in uno dei momenti peggiori della sua storia recente e, in un periodo in cui comprare talenti fuori dal comune sta diventando sempre più costoso, ha bisogno di tutto tranne che subire una prestazione decisiva di Verdi sul proprio campo. Tornare a casa porta sempre a una catarsi e questa potrebbe essere l’ennesima brutta notizia per Gennaro Gattuso.
7. Quali sono le ambizioni della SPAL?
La classifica in zona salvezza potrebbe cambiare decisamente al termine della giornata. Oltre a Sassuolo-Crotone, è previsto infatti un altro scontro diretto tra SPAL e Verona, rispettivamente terzultima e penultima. Sarà quindi un turno molto significativo per chiarire i rapporti di forza e le ambizioni delle squadre coinvolte nella lotta per la salvezza.
SPAL e Verona condividono le difficoltà offensive e la mancanza di un centravanti che garantisca un buon numero di gol su cui costruire le speranze di salvarsi. Semplici ha cambiato spesso la coppia di attaccanti del suo 3-5-2, ma sembra aver trovato in Paloschi, titolare nelle ultime sei partite e autore di due gol, il riferimento offensivo che cercava. Contro il Chievo e la Roma lo ha affiancato Federico Bonazzoli, mancino classe ‘97 che finora ha un po’ deluso le aspettative generate dagli anni nelle giovanili dell’Inter. Dopo aver puntato sull’esperienza di Floccari, Antenucci e Borriello, l’allenatore della SPAL si è giocato la carta della freschezza portata da un talento ancora in costruzione come Bonazzoli, ma i risultati non sono cambiati molto.
Anche Pecchia ha oscillato tra l’esperienza di Pazzini e l’esuberanza di Kean, ma nell’ultima giornata contro il Genoa il centravanti l’ha fatto Cerci, naturalmente attratto dal pallone e portato a uscire fuori dalle zone tipiche di un numero nove per favorire gli inserimenti in particolare di Valoti e Bessa. L’esperimento è durato 45 minuti: sotto di un gol all’intervallo, Pecchia ha mandato in campo Kean, ma anche le sue fiammate non sono servite a recuperare la partita.
Il Verona ha maggiore talento, la SPAL può contare sulla solidità dei suoi princìpi di gioco: due strade diverse con cui gestire il salto della Serie B e gettare le basi per la salvezza, che si incrociano in una partita che dirà quale delle due è la più facile per raggiungere l’obiettivo.