Fiorentina, Chiesa: "Mi sento in un top club. Mercato? Piacere a tante mi rende orgoglioso"

Serie A
Federico Chiesa, esterno della Fiorentina (getty)

L'esterno viola si racconta: "Difficile raccontare l'emozione dell'esordio. Non sono ancora un calciatore vero: papà mi dice che per diventarlo ci vogliono 300 partite in A". Sul futuro: "La maglia Viola è un orgoglio, ma piacere a così tante squadre mi rende orgoglioso"

LE PROBABILI FORMAZIONI DELLA 19^ GIORNATA DI SERIE A

Classe 1997, ma già un ruolo da protagonista: Federico Chiesa è il presente e il futuro della Fiorentina. Il rinnovo di pochi giorni fa fino al 2022 lo ha ulteriormente legato ai colori viola, ormai diventati definitivamente suoi. Al Corriere della Sera, il talento dell’U21 ha raccontato della sua infanzia, della sua chiamata in prima squadra e del suo futuro: “Ho iniziato a giocare a calcio nella Settignanese. Non avevo un gran fisico e mi mandavano con i più piccoli, qualche volta mi sono scoraggiato. Devo ringraziare mio padre e mia mamma Francesca, che mi hanno sempre sostenuto, scegliendo le parole giuste al momento giusto. Poi alla Fiorentina tutto è successo velocemente - ha continuato - Due estati fa ero partito per il ritiro estivo senza sapere quale sarebbe stato il mio destino. E invece, nel giro di pochi giorni, Paulo Sousa ha deciso di tenermi in gruppo. Mi ha fatto esordire alla prima giornata sul campo della Juventus, che a Firenze non è una partita come le altre. Un’esperienza indimenticabile e un atto di grande fiducia. E pensare che ero già contento di essere entrato nell’elenco dei convocati. Difficile raccontare cosa ho provato. Di sicuro non lo scorderò mai”. Umiltà, prima di tutto. E i consigli di papà Enrico… "Non sono ancora un calciatore vero, mio padre dice che prima di diventarlo bisogna giocare 300 partite in serie A. Io ho appena tagliato il traguardo delle 50 con la Fiorentina. Siamo diversi, il suo tiro era formidabile, io ci sto lavorando. Però quando parto palla al piede mi ingobbisco come faceva lui. Vivo tutto con leggerezza, senza pensarci troppo. È cambiato, invece, il rapporto con la gente. Ora quando vado in centro i tifosi mi riconoscono, mi fermano, mi chiedono un selfie o un autografo. Per il resto non mi sento diverso. Il privato lo custodisco gelosamente. E gli amici sono gli stessi di sempre. Le aspettative sono uno stimolo. La mia filosofia è la stessa del giorno in cui sono andato a Moena: dare l’anima a ogni allenamento. Si dice che sono diventato uno dei leader. Io la vedo in maniera diversa: ogni settimana devo dimostrare che merito una maglia da titolare. Il lunedì, nessuno deve sentirsi sicuro del posto”.

"Il vero Chiesa ancora non si è visto"

Chiesa ha commentato poi il passaggio di Bernardeschi - un altro giovane, come lui, lanciato dalla Fiorentina - alla Juventus: “Mi dispiace che sia andato via - ha ammesso - ci sentiamo ancora. Non gioca tantissimo, ma è contento e si impegna allo spasimo. Sono pronto a scommettere che diventerà un grande campione". Sulle voci di mercato lo accostano a Psg, Napoli, Juve e Inter: “Piacere a così tante squadre mi rende orgoglioso. Ma ho firmato sino al 2022 perché anche la Fiorentina è un top club. La maglia viola è un onore e un orgoglio. Sono nato a Genova però Firenze è casa mia. E sono contento di giocare nella squadra che, insieme ai miei genitori, ha creduto in me. Come si fa a restare con i piedi per terra quando dicono e scrivono che vali 60 milioni di euro? Basta non pensarci. Sono totalmente concentrato su quello che sto facendo". Sugli idoli dell’adolescenza: “Il mio era Kakà, un modello dentro e fuori dal campo. A casa abbiamo un corridoio con le maglie di tutti i campioni, la sua però ci manca. Il campione preferito di oggi è Griezmann dell'Atletico Madrid, poi Di Maria. Mi piace il calcio internazionale, soprattutto il Manchester City di Guardiola: gioca il calcio più bello d'Europa". La Serie A è però la realtà di Chiesa: “Il campionato italiano è molto competitivo, a tutti i livelli. Napoli, Juventus e Inter si giocheranno lo scudetto, ma è bella anche la lotta per l'Europa League. Per noi è una sorta di anno zero, un nuovo inizio. Viviamo alla giornata. I conti si faranno alla fine. Nessuno si immaginava che il Milan incontrasse così tante difficoltà. Però resta una squadra difficile da affrontare e non ci possiamo permettere cali di tensione". Una battuta finale sull’Italia e i giovani: “Se al calcio italiano manca il coraggio di lanciare i giovani? Io sono l’esempio contrario. Ringrazio Sousa e la Fiorentina che mi hanno dato fiducia. So che non ho fatto niente e sento che il vero Chiesa ancora non si è visto. Devo migliorare la fase difensiva e la gestione della palla. Nazionale prossimo traguardo? Più che altro un legame forte. Dalla Under 19 sino alla 21, ogni volta una grande emozione. Quando arriverà, se arriverà, cercherò di farmi trovare pronto”, ha concluso.