Accadde oggi: il gol di Peppe Mascara in Palermo-Catania da "casa sua"
Serie AIl 1° marzo del 2009 l'ex attaccante del Catania segnava un gol al Barbera che passerà alla storia: un tiro da quasi 50 metri che sorprese il portiere del Palermo Amelia e chiuse di fatto il derby siciliano, poi terminato 4-0 per gli etnei. Ma furono diverse le prodezze del giocatore negli anni rossazzurri, specialmente alla "sua" Inter
Se c'è una parola di cui i siciliani vantano orgogliosamente il copyright - non senza n'anticchia della loro proverbiale gelosia - è quella lì... un'espressione "definitiva", liberatoria, totale, che più di ogni altra - in una delle sue mille accezioni - rivela l'idea dello stupore, della meraviglia, la reazione a qualcosa di impensabile, sbalorditivo, stupefacente, fenomenale, ai confini col mistico: sì, proprio quella, che comincia con la "m" e finisce con la "a", e non è Mascara... Ecco, a Catania, davanti alla tv, da Ognina al Borgo, quel pomeriggio del 1° marzo 2009 fu la sagra dell'esclamativo, un coro unanime di "m...ammuzza bedda che gol!" che accompagnerà il pallone nel suo viaggio "da casa" di Peppe alla porta del palermitano Amelia.
Una parabola lunga 45 metri che in 3 secondi consegnerà il numero 7 rossazzurro alla storia del calcio italiano e oltre, isole polinesiane comprese (dalla Sicilia a Tonga, "cara" al nostro Maurizio Compagnoni che ci raccontò in diretta di quella "geniale pazzia" al Barbera). Già, "meglio di Maradona e Beckham", ma che da quella domenica sarà per tutti "Il gol di Mascara", come il titolo di un romanzo di Camilleri, come "La gita a Tindari" o "La vampa d'agosto" del suo Montalbano.
Clamoroso al Barbera
Gli etnei che - peraltro - non avevano mai vinto a Palermo in Serie A, al massimo in B (1-0 nel 1966-67 con rete di Fara) e l'ultima volta in C1 nel 1992, quando Cipriani e Palmisano avevano chiuso in bellezza la tradizionale settimana di celebrazioni per la Santa "Patrona" Agata. Da lì qualche pareggio, sconfitte pesantissime (vedi il 5-0 del 2004 con doppietta di Luca Toni) e il ricordo più doloroso, tragico, legato agli incidenti del 2 febbraio 2007 fuori dal Cibali che costarono la morte all'ispettore Filippo Raciti e che portarono - inevitabilmente - a vietare la trasferta ai sostenitori catanesi nei successivi derby giocati nella tana dei cugini.
Eppure al gol, che chiudeva di fatto la partita - i rosanero di Ballardini erano già sotto di due reti e in 10 per l'espulsione di Mark Bresciano - persino i palermitani (non tutti, s'intende) si lasceranno andare alla tentazione di applaudire l'attaccante di Caltagirone, che era già andato a festeggiare sotto lo spicchio di curva, deserto, destinato ai suoi di tifosi. E con lui Ledesma e Morimoto (autori delle prime due marcature) e i vari Baiocco, Ciro "pizza" Capuano, il giovane Marco Biagianti (che a Catania è tornato la scorsa stagione in Lega Pro) e dulcis in fundo Michele Paolucci, che firmerà il clamoroso 0-4 finale nella ripresa. La dedica virtuale di un trionfo surreale, a due anni dall'ultimo successo esterno, a Palermo poi, nel derby, con quel destro. Accolti a Catania da (super) eroi.
L'Uomo Ragno e Topolinik
Un po' supereroi, in fondo, lo erano veramente, almeno nei soprannomi: l'Uomo Ragno Zenga in panchina, e il suo alter ego in campo Topolinik (sempre Mascara), cui il tecnico affida dal principio la centralità del suo progetto tattico e la leadership. Arrivato, sì - Walter - il 1° aprile ai piedi dell'Etna, ma con la seria intenzione di condurre alla salvezza il club di Pulvirenti&Lo Monaco e mettere le basi per un futuro ambizioso. Ci riuscirà a 5 minuti dal traguardo grazie al gol del "Malaka" Jorge Martinez al Massimino contro la Roma (e anche grazie all'amata Inter e a Ibrahimovic che, contemporaneamente, a Parma vinse da solo lo scudetto beffando proprio i giallorossi); e confermerà gli auspici nell'annata seguente (siciliani salvi con tre giornate di anticipo).
Mascarinho
È Zenga che lo illumina sui difetti più incoffessabili dei portieri e "autorizza" il suo gioiello alla follia, come ai tempi spensierati della promozione (l'hattrick con il Mantova e la "saetta" al Rimini su tutti) e nel girone d'andata del primo campionato in A, quando - prima del tracollo post-2 febbraio - Spinesi e compagni lottavano per l'Europa, e Mascarinho - esaltato dal gioco di Pasquale Marino - distribuiva "arancini" a San Siro (alla "sua" Inter in campionato e al Milan in Coppa italia) e rovesciate dal profumo di Champions (all'Empoli, già).
"Pippo Playstation"
Così "Pippo Playstation", ora più vicino - si fa per dire - alla porta, liberato finalmente dagli oneri difensivi disposti in precedenza da Silvio Baldini, appena due domeniche dopo il golazo del Barbera si ripete a Udine con un'altra perla, "limitandosi" - stavolta - a calciare da una trentina di metri di distanza dai pali di Belardi.
Record di gol e Nazionale
Alla fine di quel 2008-09 saranno 12 le reti di Mascara, compresa la tripletta al Torino (ricordate lo striptease di Plasmati sulla punizione alla Ronaldo del 2-1?) e il missile terra-aria scagliato alla Fiorentina, al Franchi. Una stagione strepitosa, coronata dalla convocazione in Nazionale (insieme al compagno Biagianti, primi giocatori della storia rossazzurra), schierato titolare da Marcello Lippi nell'amichevole del 6 giugno con l'Irlanda del Nord a Pisa e autore dell'assist per il vantaggio azzurro siglato da Pepito Rossi. Ma a luglio, in ritiro, Mascara - nel frattempo diventato capitano - non troverà più il suo pigmalione, passato al ("peggior") nemico. E allora Walter e Peppe si riabbracceranno a Palermo il 22 novembre del 2009, in una giornata che si rivelerà fatale per Zenga: esonerato da Zamparini per un pareggio (1-1) con la sua ex squadra. Non che a Mascara le cose andassero meglio: il nuovo Catania di Atzori viaggiava a ritmi da retrocessione e ci vorrà un altro ex interista, Sinisa Mihajlovic, a guidare la riscossa (o "remuntada", una vera fissazione in quel periodo...).
"Chi Monaco, di Tibette?"
A Roma er cucchiaio, sotto il Vulcano 'a cucchiara, per questo singolare vezzo dei siculi di convertire al femminile termini comunemente declinati al maschile (per ulteriori approfondimenti troverete sul web un'imperdibile lectio magistralis a cura del Prof. Rosario Fiorello). E anche Fiore - notoriamente uno sfegatato tifoso nerazzurro - quella notte non potrà fare a meno di gioire per la città che gli diede i natali: perché la sera del 12 marzo 2010 contro l'Inter di Mourinho lanciata verso il Triplete, il Catania - e Mascara - toccheranno forse il punto più alto della loro storia. E alla fine, lo Special One - squalificato e sistemato nello Sky Box dello Massimino - non troverà altra consolazione che "sbafarsi" gli arancini gentilmente offerti dal suo amico Pietro Lo Monaco "di Tibette".
"È impazzito il Cibali!"
Diego Milito che illude, poi solo argentini e sudamericani catanesi: Maxi Lopez, Mascarinho e l'uruguaiano Martinez per un 3-1 rimasto epico da quelle parti. Epico e folle come il rigore di Peppe, 'a cucchiara, ancora a Julio Cesar. Il gol numero 29 di Mascara, miglior marcatore del Catania in Serie A con Adelmo Prenna (diventeranno 30 due settimane più tardi con la rete decisiva alla Fiorentina).
Dopo 235 partite e 61 reti in maglia rossazzurra (tra A, B e Coppa Italia) Giuseppe si congederà nel mercato di gennaio del 2011 per inseguire le ambizioni europee del Napoli, mentre Diego Simeone subentrava a Marco Giampaolo sulla panchina etnea. Oggi ha 38 anni, e allena il Giarre in Eccellenza, con un sogno (crediamo): tornare un giorno al Cibali per riprendersi il posto che gli spetta, al fianco dell'Elefante, "U Liotru", il simbolo di Catania. "Catania figghiozza d'o Patri eternu".