Il ritorno di Icardi restituisce vita all'attacco dell'Inter, mentre la squadra di Sarri è chiamata a una prova di forza dopo la brutta sconfitta con la Roma
La sofferta vittoria contro il Benevento ha chiuso una finestra di campionato relativamente agevole per l’Inter, con cinque confronti consecutivi con squadre di medio-bassa classifica. Un periodo che, però, è coinciso con la prolungata assenza di Icardi, e da cui l’Inter è uscita con il magro bottino di 8 punti raccolti a fatica. Durante il girone di andata la squadra di Spalletti aveva approfittato di questo breve tratto in discesa per affrontare i successivi scontri diretti con un approccio conservativo, volto a minimizzare i rischi e a liberare spazi da attaccare in transizione. Va da sé che la storia, in questo girone di ritorno, non potrà ripetersi.
Nella gara di andata, l’Inter fu la prima squadra a non subire gol dal Napoli, che nelle precedenti otto partite ne aveva segnati 26, una cifra irreale. In quel momento della stagione sembrò una prova di forza sufficiente per spingere l’Inter tra le legittime pretendenti al titolo («Ci credo», rispose Spalletti col sorriso sulle labbra al termine della partita). A cinque mesi di distanza, l’Inter dovrà mettere da parte la malinconia dei tempi andati e andarsi a guadagnare contro le prime della classe i punti che servono a conservare l’attuale quarto posto, ovvero il confine tra un obiettivo raggiunto e l’ennesima stagione fallimentare.
D’altra parte, anche il Napoli deve assorbire il trauma della recente sconfitta contro la Roma, soltanto la seconda in questo campionato, eppure particolarmente pesante da digerire per il modo in cui è arrivata: subito dopo una vittoria all’ultimo respiro della Juventus, e nonostante una prestazione superiore sul piano della produzione offensiva (3 xG prodotti contro 1.6). Sarri si è limitato a far notare come la gara fosse stata indirizzata da episodi sfortunati (ha parlato anche di «partita maledetta»), e si è mostrato generalmente soddisfatto della prova offerta: «L’unica cosa che dobbiamo capire è perché abbiamo consentito a una squadra che ha toccato 8 palloni dentro la nostra area di fare 4 gol».
Il ritorno di Icardi migliora automaticamente l’attacco dell’Inter?
Una delle diverse possibili risposte ai dubbi di Sarri è la grande prestazione di Edin Dzeko, indifendibile in occasione dei due gol segnati e preziosissimo nel contributo offerto alla manovra, venendo incontro nello spazio ai fianchi di Jorginho, con sponde e cambi di gioco. Icardi, che tornerà proprio in occasione della partita contro il Napoli dopo oltre un mese di stop, non ha la stessa qualità nei movimenti spalle alla porta per cucire il gioco, ma di sicuro condivide con Dzeko la capacità di indirizzare il corso di una partita con una giocata, un’intuizione, un’affermazione di superiorità in area di rigore.
In fase di non possesso, tutto il Napoli è orientato verso il pallone e tende a perdere il riferimento con gli uomini. Riuscirà Icardi a ritagliarsi spazi in cui ricevere?
Anche quest’anno Icardi riesce a segnare con facilità disarmante. Ha segnato 14 non penalty goals a partire da 63 conclusioni tentate, di cui 33 nello specchio della porta. In pratica, trasforma in gol il 22% dei suoi tiri totali in gol, addirittura il 42% dei suoi tiri nello specchio, dati molto al di sopra della media del campionato (rispettivamente, 10% e 30%). A fronte di una fase offensiva lenta e macchinosa, che persino contro la difesa del Benevento è riuscita a produrre solo 4 tiri in porta (di cui 2 colpi di testa su calcio piazzato e 2 velleitari tiri da fuori area) per l’Inter sarà fondamentale recuperare il miglior finalizzatore del campionato.
In assenza di Icardi, la squadra di Spalletti ha continuato a viaggiare sulle medie di cross per partita più alte del campionato, come se in area ci fosse Icardi: 28.2 cross nelle prime 22 partite, 27.3 nelle ultime 4. L’analisi statistica ha messo in luce a più riprese come i cross rappresentino una delle soluzioni meno efficienti per creare pericoli, ma finché c’era Icardi a occupare l’area era possibile giustificare la strategia dietro la necessità di adattarsi al materiale a disposizione. Questa cattiva abitudine si è poi palesata come semplice mancanza di idee nel momento in cui l’unico riferimento offensivo è diventato Éder.
L’Inter fa sempre fatica a liberare uomini nella zona centrale del campo, e per motivi diversi tutti gli esperimenti di Spalletti nel ruolo di trequartista si sono rivelati fallimentari. Contro il Napoli dovrebbe partire titolare Rafinha, che sta ritrovando una condizione ottimale e ha avuto altre due settimane per affinare l’intesa con i compagni. Rafinha è un giocatore più abile nello stretto, nel tessere trame di passaggi corti, mentre il Napoli ha dimostrato di soffrire di più le verticalizzazioni rapide mentre la difesa scappa all’indietro. Ma è chiaro che dipenderà dalla sua ispirazione la capacità dell’Inter di diversificare il raggio d’azione, altrimenti si tornerà a lanciare palloni in area verso Icardi, sperando che prima o poi arrivi un gol.
Oltre alla disposizione piatta delle linee, si può notare un po’ di confusione nella prima impostazione: qui forse Rafinha indica Vecino, mentre Gagliardini indica Skriniar. Ranocchia sceglie di andare da D’Ambrosio (liberato proprio dall’abbassamento di Rafinha).
Sarri cambierà qualcosa?
Il Napoli si presenterà a Milano con il tradizionale undici titolare (quello post-infortunio di Ghoulam) e come sempre proverà a vincere la partita con le sue idee e i suoi mezzi. In questo momento la squadra di Sarri è contemporaneamente tra i migliori attacchi e tra le migliori difese d’Europa: un risultato raggiunto con l’organizzazione in fase di possesso, e soprattutto in caso di perdita del possesso, contro la quale il Napoli si cautela attraverso la superiorità numerica in zona palla e i collaudati meccanismi della linea di difesa. Nonostante la sconfitta con la Roma non ci sono ragioni per cambiare spartito tattico, anzi sarebbe più rischioso deviare dalla rotta abituale in questa fase della stagione. In questo senso forse ha ragione Sarri a considerare la partita con la Roma come un incidente di percorso.
Allora è lecito attendersi un possesso palla superiore al 60%, come da media stagionale, con i terzini investiti di grandi responsabilità nella costruzione. Questo dipenderà soprattutto dalle scelte di Spalletti, se vorrà pressare e chiudere determinate zone di campo invece di altre. Perché il Napoli non conosce un solo modo di attaccare e, anzi, impone la sua superiorità attraverso la capacità di leggere rapidamente le intenzioni difensive degli avversari, e in un certo senso assecondarle. Nessuna squadra italiana, al pari di quella di Sarri, responsabilizza tutti e undici i giocatori in campo nella circolazione del pallone, e questo permette di trovare soluzioni diverse di fronte ad atteggiamenti difensivi diversi, riuscendo così a manipolare la struttura degli avversari, costretti a cambiare letture in corsa.
Nella gara di andata, nonostante la compattezza dell’Inter, Insigne si trovò spesso a puntare D’Ambrosio in situazione di uno contro uno: come se la caverà Cancelo?
L’Inter presumibilmente sceglierà di marcare i tre centrocampisti in parità numerica e di privilegiare la densità centrale, così molti palloni, anche in zone avanzate del campo, transiteranno per i piedi di Mário Rui e Hysaj.
Per la Roma, che ha anche sapientemente alternato fasi di pressing alto a fasi di ripiegamento prolungato, questa strategia si è rivelata vincente, ma, come detto in precedenza, non ha comunque impedito al Napoli di creare pericoli in misura superiore. Spalletti ha già riconosciuto, in conferenza stampa, che ci saranno necessariamente durante la partita «dei momenti di “tienila un po’ te”», e che proprio in quei momenti si vedrà la forza mentale dell’Inter, la voglia di andare a segnare quel gol che possa cambiare l’inerzia della partita.
In ogni caso, per il Napoli sarà difficile creare pericoli con continuità: in parte per la tensione della posta in palio, che tende a mitigare l’estro individuale, ma soprattutto per la superiore fisicità dell’Inter. La difesa, in particolare, ha sempre concesso poche occasioni pulite agli avversari, anche nelle giornate più sterili sul piano offensivo, e già all’andata Miranda e Skriniar avevano vinto la maggior parte dei duelli contro gli attaccanti partenopei.
Quanto pesano i tre punti?
Con ogni probabilità, Inter e Napoli si troveranno a disporsi con due schieramenti perfettamente speculari: la linea di difesa a quattro, il tridente offensivo, i triangoli di centrocampo rovesciati con le coppie che si formano naturalmente. Con queste premesse, è facile che la partita non sia indirizzata dagli squilibri tattici sullo scacchiere, quanto piuttosto dallo stato di serenità e forza mentale in cui le due squadre si troveranno a giocare i novanta minuti.
L’Inter sembra aver abbandonato questa condizione da tempo, ma potrebbe ritrovare proprio nel peso specifico della partita, e nel vantaggio di giocarla in casa, le motivazioni per tirarsi fuori dal momento difficile, la comunicazione tra giocatori e reparti che è venuta a mancare, la lucidità per completare combinazioni che prevedano più di tre passaggi consecutivi.
Per il Napoli, le prospettive si sono capovolte, assieme alla classifica, dopo la sconfitta di sabato scorso: uscire con tre punti da San Siro sarebbe l’ennesima prova di forza di una squadra che non era stata costruita per vincere tutte le partite, ma che a questo punto della stagione non ha altra scelta che provarci.