Palacio che non smette di stupire a 37 anni, il tunnel di Kean a Musacchio, il recupero della palla di Bakayoko che ha portato al gol di Piatek e altri grandi momenti dall'ultimo turno di campionato
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La 31esima giornata di campionato ha confermato tutti i trend della Serie A di questa stagione, e specie delle ultime giornate: la Juve vince quasi non volendolo, il Napoli “giochicchia”, le squadre in lotta per i posti in Champions League fanno di tutto per perdere punti. Il turno di campionato ha rilanciato la Roma, consolidato le posizioni di Atalanta e Inter e segnato un altro rallentamento per Milan e Lazio. Nella parte inferiore della classifica vincono in tanti invece: questa lista di giocate tiene insieme numeri visti in partite di alta classifica - come il tunnel di Moise Kean - e altre che hanno impreziosito gli scontri salvezza - come lo stop di Rodrigo Palacio. Le giocate, in ogni caso, sono sempre belle, che a farle sia l’astro nascente del calcio italiano o un attaccante argentino inossidabile.
Palacio è l’anima del Bologna
Tre cose sono eterne: Roma, le bottiglie di plastica nel mare, Rodrigo Palacio, che a 37 anni compiuti riesce ancora ad avere la meglio sulla maggior parte dei difensori di Serie A. Palacio è in Italia da dieci stagioni e ha conosciuto diverse vite calcistiche: al Genoa, con Gasperini, è stato un esterno offensivo totale, in grado di segnare e far segnare; all’Inter è diventato una seconda punta, bravo nei movimenti offensivi e nella finalizzazione. Al Bologna, in una squadra che fa una fatica atavica a segnare e a costruire occasioni, Palacio svolge quattro ruoli in uno: è il primo difensore, il primo attaccante, il rifinitore, il regista. Nei momenti di difficoltà si muove dal centro verso l’esterno per ricevere palla, proteggerla, dribblare, farsi fare fallo. Qualche settimana fa - in occasione della partita che il Bologna ha vinto contro il Torino - Mazzarri ha detto che «Palacio sembrava Maradona».
In quest’azione c’è tutta la raffinatezza e la generosità dell’attaccante argentino, che riceve un lancio di Dijks allargandosi a sinistra. Palacio prende la palla in alto, con il collo del piede, con una sensibilità tecnica che non gli è mai mancata. Il controllo è abbastanza preciso da permettergli di girarsi fronte alla porta. Però non ha soluzioni vicine, e allora continua proteggerla, fa per rientrare, poi ritorna verso l’esterno e scatta con una reattività che, a 37 anni, lascia ancora sul posto Bani che ne ha 25.
Ieri Palacio non ha segnato ma non è così importante, la sua partita è sempre ricca come una tavola imbandita.
Ilicic se ne va di esterno
Ilicic esegue tre o quattro giocate a partita da strapparsi letteralmente gli occhi e questa rubrica potrebbe ormai consacrarsi anche direttamente a lui (e alle parate di Stefano Sorrentino).
Anche per quanto riguarda la partita contro l’Inter c’era l’imbarazzo della scelta su quale giocata di Ilicic scegliere. Il colpo di tacco con cui ha innescato la sovrapposizione di Hateboer sulla fascia? Lo slalom con cui nel primo tempo ha servito di nuovo Hateboer cadendo?
Alla fine abbiamo scelto quella che vedete per una questione di originalità, che è sempre il valore più prezioso di questa classifica. Ilicic se ne va in dribbling con un primo tocco d’esterno destro che coglie in controtempo Skriniar. Ogni dribbling di Ilicic è un capolavoro d’elusività e la conferma di un concetto che amava ripetere Cruijff, per cui non serviva andare troppo veloci, ma nascondere sempre le proprie intenzioni ai marcatori.
Viviano era nella sua giornata buona
Emiliano Viviano è tornato a gennaio dalla sua sfortunata esperienza allo Sporting Lisbona e ci era mancato. Con tutto il rispetto per la SPAL - squadra peraltro in grande forma - era lecito aspettarsi che sarebbe tornato in una squadra di livello anche più alto, eppure a 34 anni Viviano sembra dover ancora dimostrare il proprio valore, che non è stato mai del tutto chiaro.
Un portiere particolare, per molti aspetti antitetico alla scuola italiana: bravissimo con i piedi, reattivo fra i pali, incostante nel rendimento, non sicurissimo nelle uscite. Quando è in giornata Viviano è insuperabile e ultimamente gli capita sempre più spesso. Questa parata su Barella descrive bene le sue caratteristiche, visto che non ha un posizionamento, diciamo, eccellente, troppo schiacciato sulla riga di porta, ma rimedia con un istinto notevole. E anche una buona tecnica: il tiro di Barella è leggermente centrale, ma forte e ravvicinato, e il riflesso di Viviano è così in anticipo che riesce ad andarci addirittura con due mani - che poi era l’unico modo per respingere una conclusione così forte.
Luca Pellegrini, corsa e tecnica
A gennaio Luca Pellegrini è passato in prestito dalla Roma al Cagliari ma in pochi se ne erano accorti. Un misto di problemi fisici e inesperienza lo ha fatto sedere in panchina, in attesa della sua occasione. C’erano però alcuni motivi per nutrire delle aspettative sul suo inserimento fra i rossoblù. Il rombo del Cagliari delega molte responsabilità offensive ai terzini, che devono offrire ampiezza alla manovra proponendosi sempre in avanti.
Gli esterni bassi rossoblù devono quindi avere gamba, ma soprattutto grandi letture con il pallone. In quest’azione Pellegrini mostra tutti i motivi per cui è da tempo considerato uno dei prospetti più eccitanti del calcio italiano. È schiacciato in mezzo a due uomini sull’esterno, muove la palla con la suola all’indietro, nascondendola, e poi con l’altro piede si appoggia al compagno, facendola passare in uno spazio quasi inesistente. A quel punto si lancia nello spazio con una potenza nella corsa che non ha perso nonostante le due operazioni al ginocchio, arrivato sul fondo offre una bellissima palla a Birsa, che col sinistro calcia con una sciattezza inusuale per lui.
Dateci altro Luca Pellegrini.
Moise Kean fa un tunnel a Musacchio sulla fascia
Da marzo Moise Kean, fra Juventus e Nazionale, sta ribaltando il calcio italiano. Innanzitutto per i gol, che stanno arrivando con una continuità spaventosa per un ragazzo di appena 19 anni: un gol ogni 46 minuti, in un campione di partite che inizia a diventare significativo.
La migliore qualità di Kean è forse il senso per gli smarcamenti senza palla - e questo dovrebbe essere il più grande, evidente motivo per cui ogni paragone con Balotelli non ha ragione di essere, a parte il razzismo. Lo ha dimostrato anche nel gol al Milan, dove i suoi passetti all’indietro, a ricavarsi un cuscinetto di spazio dal difensore, sono da attaccante il cui talento più puro verrà sempre frainteso.
In ogni caso Kean è anche molto altro, perché quando si allontana dall’area di rigore può essere utile alla squadra in altre cose in cui non eccelle, ma in cui è comunque in grado di fare la differenza anche in un contesto di alto livello come Juventus-Milan. Kean è veloce, in particolare sui primi passi, potente e tecnico. Ha un gioco ancora molto istintivo e perde ancora qualche pallone di troppo, almeno per gli standard gesuiti della Juve di Allegri, ma in compenso riesce sempre ad avere una scintilla creativa in grado di muovere le cose. Qui sulla fascia è isolato e contro due uomini, e ovviamente riesce a uscirne con un tunnel ai danni di Musacchio. Poi fa un altro paio di finte, che per la morale del calcio italiano sono inaccettabili, e scarica palla all’indietro.
Kean continua a crescere sotto i nostri occhi partita dopo partita.
Bakayoko riconquista palla in avanti nel gol di Piatek
Contro la Juventus, in trasferta, il Milan ha disputato una delle sue migliori gare stagionali, anche fra le più inedite. La squadra di Gattuso ha avuto un’identità chiara sin dallo scorso anno: baricentro medio-basso, capacità di resistenza al pressing e uscita palla da dietro codificata. Contro i bianconeri però Gattuso ha alzato il baricentro del suo Milan, cercando una riconquista più avanzata del pallone, approfittando anche di assenze importanti per la prima costruzione dei bianconeri (Pjanic e Cancelo in particolare). Ha funzionato e la Juve è stata in difficoltà, finché la lunghezza della sua panchina non ha comunque messo in crisi i rossoneri.
In questo contesto più aggressivo si è esaltato Tiémoué Bakayoko, di cui finora abbiamo apprezzato soprattutto le sue letture in fase di difesa posizionale, il suo talento nel coprire le falle della squadra e offrire protezione alla linea difensiva. Contro la Juve abbiamo visto invece la sua capacità di difendere in avanti, dove può mettere il suo atletismo al servizio di letture per niente banali. Ne abbiamo avuto un assaggio nel gol di Piatek, dove Bonucci offre una palla col teschio disegnato sopra a Bentancur, ma il centrocampista del Milan è bravo a nascondersi dietro di lui e poi ad accelerare per chiudere la linea di passaggio. È poi ovviamente bravo a mantenersi lucido e a dare la palla del vantaggio a Piatek.
Chissà che Gattuso non abbia scoperto un nuovo sentiero tattico da battere, e che Bakayoko non riesca a valorizzare il proprio talento ancora meglio.