La doppietta di Zapata al Torino, la veronica con cui Sensi si è procurato il rigore a Cagliari, il tunnel di suola di Paquetá e altre grandi giocate dal secondo turno di campionato
DAL 20 SETTEMBRE DAZN1 SUL CANALE 209 DI SKY
Sarà che i meccanismi difensivi devono ancora registrarsi, sarà che le squadre ancora non conoscono le migliori armi l’una dell’altra, sarà semplicemente che è Calcio d’Agosto, ma alla seconda giornata la Serie A non smette di dare spettacolo. C’è stato il pazzo big match tra Juventus e Napoli, condito da 7 gol, giocate spettacolari e difese sbadate. Poi il derby di Roma, che ha prodotto il record di pali in una singola partita dal 2012.
Oltre a questo, però, c'è molto altro. Tante giocate ancora, più o meno utili, che abbiamo raccolto nella seconda puntata della nostra rubrica, arrivata ormai alla sua terza stagione.
Il tunnel di suola di Paquetá
La situazione di Paquetá è uno degli enigmi di questo inizio di stagione del Milan. Il giocatore si è aggregato tardi al gruppo e quindi sta entrando con un po’ di ritardo nelle rotazioni dei rossoneri. Si è discusso molto sulla posizione che avrebbe ricoperto in campo: mezzala per sfruttare le sue conduzioni col pallone o trequartista per sfruttare le sue abilità spalle alla porta?
Queste partite hanno dato risposte contrastanti. Contro il Brescia è partito in panchina, poi è subentrato come mezzala, ma ha finito la partita trequartista. Nel mezzo ha colpito un palo con una giocata stupenda: un controllo in corsa di esterno togliendo il tempo al difensore, proseguito con un tiro secchissimo a incrociare che ha baciato il palo. Al novantesimo però ha prodotto la giocata più barocca della partita: circondato da giocatori, vicino la bandierina, ha fatto un tunnel di suola umiliante a Bisoli. Un tipo di giocata che esprime bene la tecnica di Paquetá negli spazi stretti, e anche un gusto per le cose difficili che gli fa perdere ancora qualche palla di troppo - e che magari suggerisce di farlo giocare qualche metro più avanti.
La veronica di Sensi
Esiste la teoria secondo cui i calciatori con una struttura fisica più minuta e leggera entrano in forma prima, spiccando nelle prime partite di campionato. Una teoria che in queste settimane è stata applicata alle grandi partite giocate da Insigne e da Sensi in questo inizio di stagione.
In ogni caso quella di Sensi, prima che brillantezza fisica, è sensibilità tattica e tecnica, e quest’azione lo dimostra. Con l’intelligente inserimento sul lato debole, servito bene da Lukaku, e la ruleta in area di rigore. Una giocata complicata, resa possibile dalle leve corte di Sensi, che gli hanno permesso di prendere così in controtempo il difensore. Una giocata che si è rivelata decisiva nella partita.
La scivolata Koulibaly
Insomma possiamo concentrarci sull’errore sotto gli occhi di tutti, la sfortunata deviazione con cui Koulibaly ha battuto il suo portiere, un gesto tecnico errato su cui il difensore del Napoli tornerà con la mente molte volte. Oppure possiamo cercare di concentrarci sulle qualità del miglior difensore della Serie A.
Koulibaly è uno dei pochi difensori che riesce a rendere spettacolare il suo ruolo, che per definizione deve rompere la creatività e il bello. Grazie a un fisico imponente a cui segue un controllo del corpo quasi unico e una pulizia tecnica notevole, il centrale del Napoli riesce a eseguire interventi complessi senza scomporsi, come gli insetti che riescono a camminare sull’acqua senza romperne la superficie.
In questa giocata bisogna fare lo sforzo di lasciarci attirare dal pallone, portato avanti in diagonale da Ronaldo, per concentrarci sui movimenti di Koulibaly. Il difensore, al centro della difesa, sta scappando indietro in coppia con Manolas, ma appena legge il vantaggio preso da Cristiano Ronaldo si ferma, fa un saltello come per caricarsi e poi parte in avanti, entrando in scivolata con un tempismo perfetto. Koulibaly impatta il pallone con la suola del piede sinistro, mandandolo dritto tra i piedi di Allan.
Se la scivolata è un buon esempio della sua potenza, la rapidità con cui si rialza e riceve il pallone di ritorno, invece, spiega bene quanto Koulibaly sia sempre in controllo (e quanto questo renda ancora più assurdo l’errore tecnico in occasione dell’autogol).
Lo stop di Kouamé prima del gol
Christian Kouamé è stato una delle rivelazioni della scorsa stagione. Meno appariscente di Piatek, con cui ha iniziato la stagione nell’attacco del Genoa, ma molto concreto. Un giocatore che lavora in modo incredibile per la squadra, ingaggiando tanti duelli aerei, lavorando fisicamente spalle alla porta, ripulendo tanti palloni sporchi. Ciò che gli è mancato la scorsa stagione è stata un po’ di incisività in più sotto porta. Per questo la stagione sembra cominciata sotto i migliori auspici, con due gol segnati nelle prime due partite.
Ieri a dire il vero ha mostrato ancora qualche crepa: il gol sbagliato di testa nel secondo tempo, in una situazione anche simile a quella del gol contro la Roma; poi, però, poco dopo ha segnato questo gol stupendo.
Siccome, lo ripetiamo, questa è una rubrica dedicata alle migliori giocate vogliamo qui sottolineare la preparazione al gol. In particolare lo stop con cui ha messo giù un rilancio molto lungo e alto di Radu.
Una palla difficile da controllare, su cui la Fiorentina ha di fatto dormito, aprendo uno spazio sulla trequarti di cui Kouamé ha subito approfittato. Kouamé la mette giù con il collo del piede, con assoluta sensibilità. Una giocata persino anomala per lui, che non brilla certo per la pulizia del suo primo controllo, ma che dimostra i margini di miglioramento di uno dei talenti più unici del nostro campionato.
Entrambi i gol di Duvan Zapata
Un tempo non lo si diceva abbastanza, ma adesso è diventata forse una formula abusata quella secondo cui, nel calcio, il risultato non è tutto. In fondo tra 3 punti e 0 c’è tutta la differenza del mondo e il risultato bene o male resta la sola verità indiscutibile e impossibile da modificare a posteriori.
Soprattutto, una sconfitta ha un impatto psicologico che costringe sempre a fare una riflessione in più, uno sforzo che il vincitore può permettersi di non fare, rilassandosi sulla propria autostima. E però, ci sono sconfitte in cui non è difficile trovare motivi per relativizzare i danni.
L’Atalanta ad esempio ha perso in casa con il Torino (2-3) confermando la propria fragilità sui calci piazzati, ma al tempo stesso ha mostrato ancora una volta di avere forse il gioco più brillante del campionato, un calcio davvero da Champions League.
Basterebbe guardare con attenzione entrambi i gol di Zapata. Nel primo, in cui toccano palla tutti i giocatori della Dea in campo tranne de Roon, la squadra di Gasperini costruisce una delle azioni più belle viste in queste prime due giornate, che probabilmente meriterà di essere ricordata anche a fine stagione. La dimostrazione che non è troppo ambizioso, né tantomeno arrogante, giocare dal portiere per sfruttare la pressione avversaria, anche se non sei il Barcellona o il Manchester City.
La naturalezza a cui è arrivata l’Atalanta rende semplice quasi ogni giocata, con smarcamenti fluidi e linee di passaggio sempre pulite. Poi quando Gomez gioca di prima, quasi alla cieca, su Ilicic, il resto del centrocampo si muove a memoria: Pasalic si butta nel buco creato a centrocampo e Zapata si ricava lo spazio esterno. Una volta ricevuta palla sul lato destro dell’area potrebbe anche passarla di nuovo a Pasalic e concludere l’azione al meglio, invece scarica un tiro secco e preciso rasoterra, da attaccante egoista quanto basta.
Se fosse servita, la conferma che Zapata sia fuori scala per la maggior parte delle difese italiane arriva nel secondo gol, quando con una spallata allontana Djidji dentro l’area di rigore e poi con una piroetta si mette fronte alla porta per calciare quasi a botta sicura. Da notare anche che in questo caso l’azione nasce da un batti e ribatti a centrocampo nato da un lancio di Sirigu, che Gomez ancora una volta trasforma in azione d’attacco verticalizzando sui piedi del riferimento centrale.
L’Atalanta avrà sicuramente qualcosa imparare dalla partita con il Torino (se solo sistemasse il problema dei calci piazzati…), ma quando si gioca in questo modo persino una sconfitta amara non è una tragedia.