Il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, è stato squalificato per 4 mesi dalla Federazione per aver versato un bonifico di 1,2 milioni di euro dalle casse del club a una società a lui stesso riconducibile, il tutto "a fronte di fatture per operazioni inesistenti, emesse per la presunta pianificazione e realizzazione del centro sportivo Mugnaini”. L'avvocato del club: "Nessuna ammissione di responsabilità, l'accordo raggiunto in Giustizia Sportiva ha avuto l'unico scopo di tutelare la Sampdoria"
Brutte notizie per la Sampdoria, poco prima del derby di domenica con il Genoa. La FIGC infatti ha inibito per 4 mesi il presidente Massimo Ferrero, colpevole di aver girato circa 1,2 milioni di euro del club ad una società riconducibile al gruppo Ferrero, la Vici s.r.l. (la stessa che nel 2014 rilevò il club da Garrone), di cui era rappresentante legale la figlia Vanessa Ferrero, ai tempi anche consigliere di amministrazione della Samp, a fronte di fatture per presunte operazioni poi mai realizzate come la pianificazione e la realizzazione del centro sportivo “Gloriano Mugnaini” risultate inesistenti, distraendo di fatto le risorse corrispondenti dall’utilizzo nell’interesse della società sportiva.
Altre sanzioni
La Sampdoria dovrà versare 15 mila euro a titolo di ammenda per la responsabilità diretta e oggettiva, mentre anche Vanessa Ferrero è stata inibita per un periodo di 4 mesi.
Comunicato del club: "Nessuna ammissione di responsabilità, tutelato l'interesse della Sampdoria"
La Sampdoria, tramite un comunicato stampa pubblicato sul proprio sito ufficiale, ha voluto chiarire la situazione tramite le parole di Gianluca Tognozzi, avvocato e consigliere d'amministrazione del club blucerchiato: "L'accordo raggiunto in sede di Giustizia Sportiva non rappresenta alcuna ammissione di responsabilità, tantomento in ambito penale. La scelta del presidente Massimo Ferrero di patteggiare alla procura FIGC è stata dettata dall'interesse esclusivo e superiore di tutelare nel massimo grado possibile U.C. Sampdoria, nonchè da evidenti e connesse ragioni di opportunità che muovono, anzitutto, dalle differenti e di gran lunga superiori tempistiche della giustizia ordinaria rispetto a quella sportiva. Si tratta di fatti già noti ed è evidente che l'accordo raggiunto in sede sportiva non rappresenti alcuna ammissione di responsabilità circa i fatti contestati nel procedimento penale".