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Coronavirus, Ranieri: "Decidano i medici quando riprendere a giocare"

Serie A
©LaPresse

L'allenatore dei blucerchiati parla a 'Repubblica' della possibile ripresa del campionato: "Il governo può dire ricominciamo o no, ma spetta ai medici deciderlo. L'Italia è sommersa come se fosse in guerra". Poi la proposta: "Ai giocatori dovranno essere fatti anche controlli cardiaci"

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La Sampdoria è stata una delle squadre maggiormente colpite dall'emergenza coronavirus. Ben otto i casi di positività, con il club blucerchiato che ha comunque finito il proprio periodo di isolamento domiciliare obbligatorio: "Lo stato d'animo era di preoccupazione. Doverosa. Di fronte a una malattia invisibile, che non sai come combattere". Così si è espresso Claudio Ranieri in una intervista a La Repubblica, che con la mente è tornato a quei giorni fatti di tristi annunci e angosce: "Chissà se siamo stati realmente i più colpiti, ma un po' di ansia era inevitabile - ha continuato l'allenatore della Samp - mi sono tranquillizzato sentendo la voce serena dei miei giocatori e i loro racconti. Tutti con poca febbre e nessun danno alle vie respiratorie". Club, Lega e calciatori stanno ora discutendo sul se, quando e come sarà possibile riprendere il campionato: "Calma - ribadisce Ranieri - il governo può dire ricominciamo o no, ma spetta ai medici deciderlo. Si è capito che questo virus può dare complicazioni al cuore: prima di tornare ad allenarsi, vale per la Samp e per tutte le squadre, è dovere dei medici ridare ad ogni atleta l'idoneità completa. Non solo una visita generale, ma approfonditi controlli cardiaci. Con la salute non si scherza". 

"Italia in guerra"

Poi l'allenatore della Sampdoria entra più nel merito nella discussione: "Io sono cresciuto con il pallone, frequento questo mondo da 50 anni. Mai direi no a una partita. Ma in un'emergenza come questa bisogna essere seri. Non entro nella polemica, dico cosa dobbiamo aspettarci alla ripresa: chi è stato colpito dal virus, durante i primi allenamenti si sentirà fiacco. Come ha detto il mio presidente Ferrero un giocatore non è una macchina che si spegne e si riaccende, prima di tornare a giocare ci vorranno settimane di preparazione. L'Italia è sommersa come se fossimo in guerra. Gli ospedali delle grandi città sono in ginocchio. Quando luoghi e alberghi saranno sicuri? Si parla di gare in campo neutro, escludendo qualche regione. Non sono d'accordo: o si riprende tutti o nessuno". E sull'ipotesi di una ripresa a porte chiuse: "Non e' calcio, è la sua morte, ma se è l'unica via l'accetteremo".