
Gullit, Van Basten, Rijkaard: i "tre olandesi" hanno cambiato la storia del calcio in Italia, ma ci sono anche molti loro connazionali che non sono riusciti a lasciare il segno nonostante le grandi aspettative. Li schieriamo in campo in una flop 11 da incubo. Il modulo? 4-3-3, ovviamente

MAARTEN STEKELENBURG (Roma, 2011-2013). Titolare della nazionale con cui ha giocato la finale del Mondiale 2010, punto fermo dell’Ajax, tra i migliori del mondo nel suo ruolo, arriva a Roma su suggerimento di Luis Enrique. Disastrosa la prima stagione, con 40 gol subiti in campionato; nella seconda arriva Zeman e perde anche il posto da titolare

GREGORY VAN DER WIEL (Cagliari, 2017-18). È il grande colpo dei sardi, che si assicurano quello che con l’Ajax prima e il Psg dopo si è dimostrato uno dei migliori terzini d’Europa. Approda in Italia con la bellissima moglie Rose, forse l’unico motivo per cui si parla di lui nei 6 mesi a Cagliari. Dopo 6 deludenti presenze chiede di essere ceduto, e viene accontentato senza rimpianti
MICHAEL REIZIGER (Milan, 1996-97). Fa parte degli 11 che con l’Ajax incantano l’Europa, battendo anche il Milan nella finale di Champions del ’95. Proprio da quella squadra i rossoneri attingeranno a piene mani, portandosi a casa però le controfigure di quei campioni. Per lui 10 partite, tra cui il terribile 1-6 incassato contro la Juve a San Siro, che sancisce la fine della sua avventura italiana
WINSTON BOGARDE (Milan, 1997-98). Storia simile a quella di Reiziger, con un anno di ritardo. Incluso nel pacchetto per arrivare a Kluivert, si rivela presto inadatto alla Serie A: lento, pesante, macchinoso. Provato sia come terzino che da centrale, al Milan bastano 3 partite per accorgersi dell’errore commesso. Ceduto al Barcellona, passerà poi al Chelsea. Poteva andargli peggio

RICK KARSDORP (Roma, 2017-2019). Quattordici milioni più bonus, ma la prima stagione è sfortunatissima: alla prima presenza, appena rientrato dopo un infortunio al menisco, si rompe il crociato. Non va meglio l'anno dopo, al termine del quale fa ritorno al Feyenoord con 12 presenze in due anni in giallorosso

ANDY VAN DER MEYDE (Inter, 2003-2005). Solo anni dopo abbiamo scoperto tutto sulla sua parentesi milanese: dallo “zoo” in giardino (colpa della moglie amante degli animali, anche esotici) alla dipendenza dall’alcol. Il gol contro l’Arsenal è il picco dell’arciere incompreso, che superata la depressione e dimenticati i vizi oggi fa lo youtuber

JEAN-PAUL VAN GASTEL (Como, 2002). Dopo un’ottima carriera spesa tra Willem II e Feyenoord, di cui è capitano, tenta l’avventura in Italia e accetta la proposta della Ternana, in Serie B. Nonostante il clamoroso flop, l’anno dopo lo chiama il Como, permettendogli di realizzare il suo grande sogno, quello di giocare in Serie A. Solo in apparenza, visto che in 6 mesi non scende mai in campo…

ELJERO ELIA (Juventus, 2011-12). Esterno richiesto da Conte, a caccia di ali per attuare i suoi piani di 4-2-4, è descritto come un talento dal futuro luminoso, tutto dribbling e accelerazioni. Pagato 10 milioni di euro all’Amburgo nell’ultimo giorno di mercato, collezionerà appena 92’ in tutto il campionato… ma vincerà lo scudetto

LUC CASTAIGNOS (Inter, 2011-12). Tra i migliori giovani in circolazione quando approda in Italia, viene da una stagione al Feyenoord chiusa con 15 gol. In nerazzurro gioca appena 6 partite (con un gol), ritrovando fiducia e gol sono con il ritorno in Olanda, al Twente
PATRICK KLUIVERT (Milan, 1997-98). Doveva essere la risposta rossonera al Fenomeno Ronaldo ma capita al Milan in una delle stagioni più buie per il club. Annata ben al di sotto delle aspettative, ma l’Italia in generale non gli porta bene, vedi semifinale a Euro2000 quando la porta di Toldo gli appare stregata. Il figlio Justin, alla Roma, sta provando a riscattarlo

DENNIS BERGKAMP (Inter, 1993-1995). La classe non si discute, ma lui a Milano non riesce proprio ad ambientarsi. Ai nerazzurri regala una Coppa Uefa, ma per il resto non riesce mai ad esprimersi come tifosi e club si aspettavano. Passa all’Arsenal e sboccia un campione, che scrive pagine di storia dei Gunners

PANCHINA: EDWIN VAN DER SAR (Juventus, 1999-2001). Colonna dell’Ajax, con cui ha vinto tutto, e della nazionale, diventa il primo portiere straniero della storia dei bianconeri. Nella seconda stagione lega il proprio nome a una serie di errori che costano punti preziosi alla Juve, su tutti la respinta sbagliata sul tiro di Nakata: Montella pareggia, la Roma vola verso lo scudetto

HARVEY ESAJAS (Milan, 2004-05). Amico d’infanzia di Seedorf, Kluivert e Davids, a 25 anni si perde, ritirandosi dal calcio e iniziando a lavorare come aiuto-cuoco. Finché non chiede aiuto all’amico Seedorf, che lo propone a Galliani convincendolo a ingaggiarlo nonostante pesi oltre 100 kg e sia fermo da tre anni. In rossonero “gioca” 3’ in Coppa Italia per quella che resta la sua unica presenza

MARCO VAN GINKEL (Milan 2014-15). Gioiellino del Chelsea, i rossoneri puntano su di lui nonostante sia reduce da un grave infortunio. Un inizio di stagione, senza mai vedere il campo, poi Inzaghi inizia a schierarlo e sembra dargli fiducia. A fine anno, però, il Milan preferisce non riscattarlo

MOESTAFA EL KABIR (Cagliari, 2011-12). Marocchino con cittadinanza olandese, si mette in luce in Svezia e ovviamente si guadagna l'etichetta di "nuovo Ibra". Sette presenze in un intero anno, pare a causa di una malformazione ai denti che gli impediva di allenarsi al meglio