Lukaku: "All'Inter sono un uomo in missione. Che delusione il Mondiale 2018"

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L'attaccante nerazzurro parla della delusione del mondiale 2018 ma anche dell'entusiasmo nato dopo l'uscita dal Mondiale: "Soltanto un mese dopo la Russia, ho realizzato quanto eravamo andati vicini a vincere. La rabbia è diventata energia positiva: è cresciuta e una volta arrivato a Milano ho capito cosa sarei stato"

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È l'uomo simbolo dell'Inter di Conte, un "uomo in missione", dice lui. Ma le svolte in carriera spesso nascono dalle più grandi delusioni: è anche il caso di Romelu Lukaku. "Quando siamo usciti dall'ultimo mondiale ero comunque euforico", questa la rivelazione dell'attaccante in collegamento con Bleacher Report. "Siamo arrivati fino alle semifinali: non è poco, per un paese di 11 milioni di abitanti. Ma un mese più tardi l'eccitazione ha lasciato spazio al dolore, non appena ho rivisto tutti i video di Russia 2018". La partita chiave contro la Francia, futura campione del mondo, era stata sbloccata solo da un colpo di testa di Umtiti. "Quello è stato difficile, perché ti fa capire quanto ci eravamo andati vicini. E questa cosa mi ha colpito soltanto dopo". Tempo un anno e l'Inter bussa alla porta del Manchester United: per Romelu è il momento di un nuovo inizio. "Avevo accumulato davvero tanta energia, a partire da quella delusione. Ero un uomo in missione: questo sono io, mi dicevo, andiamo".

Fattore Chelsea: "Drogba e Anelka fondamentali per la mia crescita"

Il tuffo nel passato di Lukaku prosegue, ancora più indietro: "Quando a 18 anni ho firmato con il Chelsea è successo tutto in un attimo", ricorda il classe '93. "Mi ero appena diplomato e mi sono ritrovato subito in treno per Londra. Lì Drogba mi fece capire presto di dovergli mostrare il carattere Blues". L'esperienza di Lukaku al Chelsea sarà più formativa che fortunata (15 presenze senza reti tra 2011 e 2013). "Dal primo giorno io e Didier abbiamo cominciato a parlare in continuazione, prima e dopo l'allenamento. Lui, Anelka e ogni altro giocatore di quello spogliatoio mi hanno fatto capire ciò che serve per diventare la persona che sono oggi. Sono stati i calciatori, più dell'allenatore, a fare la differenza per costruire una mentalità vincente: è stata un'ottima fase della mia carriera, ho potuto vedere come hanno vinto la Champions League. E questo mi serve ancora oggi".