Serie A, le migliori giocate della 7^ giornata

ultimo uomo

Daniele Manusia

©Getty

Un dribbling di Zaccagni, un tackle di Koulibaly e altre grandi giocate dall'ultimo turno di campionato

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Da quanto tempo era che non terminavano tre partite 0-0 in un’unica giornata di campionato? Abituati alle piogge di gol, forse ci siamo disabituati alla noia, allo scorrere mediocre del tempo, e ci siamo ricordati che la bellezza spesso appare in pochi singoli momenti sfuggenti. In questa giornata di Serie A, cioè, in poche partite, in cui però è quasi letteralmente successo di tutto. Non sono mancati i gol, insomma, e nemmeno le giocate di alta fattura tecnica. Ne abbiamo selezionate cinque, come ogni settimana, facendo attenzione a dare la giusta importanza della biodiversità tecnica della Serie A, tra interventi difensivi, dribbling e azioni corali.

 

Il tackle perfetto di Koulibaly

Koulibaly è il miglior centrale della Serie A da ormai talmente tanto tempo che tendiamo per considerare normali le cose che fa ogni giornata. Ma non c’è nulla di normale in ciò che fa Koulibaly. In questo caso, ad esempio, Orsolini sembra ormai destinato al tiro in porta, arrivando palla al piede in corsa come se fosse in discesa. Koulibaly sembra ormai troppo lontano per intervenire, e anzi sembra rischioso andare in tackle da quella distanza perché all’ala del Bologna basterebbe davvero poco per spostare il pallone e procurarsi il rigore. Ma, come detto, non c’è nulla di normale in ciò che fa Koulibaly. Orsolini fa tutto ciò che avrebbe fatto in condizioni normali: prova ad allargarsi la palla con l’esterno, addirittura si butta come se fosse stato toccato dal centrale del Napoli ma è perfettamente cosciente anche lui che, non si sa bene come, in realtà ha toccato la palla con la suola, mandandola in calcio d’angolo.

 

Gomez può giocare da terra

È ormai qualche anno che facciamo questa rubrica ma continuano a succedere giocate che non avevamo mai visto. Gomez stesso è finito in questa rubrica in mille modi diversi, ma mai con una giocata sdraiato per terra. L’appoggio di Zapata è leggermente troppo lungo e lui ci si butta in scivolata con un intuito eccezionale, come straordinaria è la reattività con cui si rialza e si butta la palla in avanti per dribblare Vidal. Il cileno poi lo stende con una violenza francamente sopra le righe - sembra quasi andargli addosso per il gusto di farlo. Quest’azione sembra uscire direttamente dalla testa di qualche pubblicitario che immagina un calcio giocato da grossi rettili super tecnici ed elastici. 

 

La finta di corpo di Leao

Un aspetto di cui si parla poco dei giocatori è la coordinazione del loro corpo, cioè l’efficacia e l’eleganza con cui si muovono nello spazio. Ci sono giocatori più composti e scolastici nell’uso del corpo, altri più goffi, altri più elastici e imprevedibili. Le doti fisiche di Leao non si riducono alla sua straordinaria velocità, né alla forza fisica nei duelli corpo a corpo ma anche alla flessibilità dei suoi movimenti. In questo caso dribbla Lovato solo attraverso l’inganno del corpo, facendo finta di andargli incontro e lasciando scorrere la palla alla sua sinistra. Anche ieri la capacità di Leao di inclinare il campo verso la porta del Verona è stato uno dei fattori meno controllabili del Milan ed è stata questione di dettagli se non ha inciso sul risultato.

 

Il dribbling di Zaccagni

In estate Juric aveva detto che se Zaccagni «saprà essere più incisivo negli ultimi 20/25 metri, può ambire alla Nazionale». In questo campionato il trequartista del Verona ha già effettuato tre assist, oltre ad aver procurato l’autogol di Calabria ieri sera. Dopo la partita è stato convocato da Mancini. 

 

Zaccagni non è un dribblatore ossessionato o particolarmente abile, ma sempre di più quando riceve palla è in grado di leggere il gioco e fare la scelta migliore. Qui viene da chiedersi se la giocata migliore sia il taglio verso l’esterno, la finta con cui ha mandato al bar Calabria oppure il passaggio con cui ha messo Dimarco davanti alla porta. Noi l’abbiamo scelto per la finta, spettacolare, ma con Zaccagni tutto sembra una giocata, se non sempre da strabuzzare gli occhi, almeno intelligente.

 

L’azione corale del Sassuolo

Il Sassuolo si è scontrato con la sua personale bestia nera, non è riuscita a vincere e non è quindi salita momentaneamente in testa alla classifica ma, nonostante questo, continua a regalare momenti di grande calcio. Non sono molte le cose che danno la stessa, piacevole, sensazione di compiutezza di un’azione collettiva come questa, in cui tutti i pezzi sembrano andare sempre al posto giusto al momento giusto, come un tetris perfettamente riuscito. Guardate l’uso del corpo di Traoré prima e di Rogerio poi per mettersi alle spalle gli avversari e far avanzare il possesso, guardate il sapiente utilizzo dei triangoli in costruzione per superare la prima linea di pressione, guardate la progressione di esterno di Berardi verso il centro del campo che taglia i reparti dell’Udinese come burro fuso… raramente su un campo da calcio si può provare lo stesso senso di appagamento estetico. Dentro l’area, poi, la densità dell’Udinese diventa troppo e Ferrari è costretto a un difficile tiro da fuori che fa svanire l’incantesimo, svirgolando il pallone alla destra di Musso.