Guaglio’, che vi siete persi

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Giovanni Bruno

Giovanni Bruno

Cosa ha rappresentato Napoli per Maradona e Maradona per Napoli. 7 anni d'amore che sono rimasti scolpiti nell'eternità. Il grazie di una città al campione che l'ha fatta sentire grande

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Non so perché, ma la musica di sottofondo Napule è di Pino Daniele è la sua colonna sonora ideale. "La carta sporca che a nessuno se ne importa” è la sua Napoli, quella Napoli cantata da Pino ed esplosa nella rivincita del Sud grazie a quell’omino con la maglia numero 10, un piccolo campione che ha fatto sentire grandi i napoletani. Per la prima volta quei vicoli, quei bassi, quei panni stesi si illuminano di una luce diversa che si chiama orgoglio meridionale. Una specie di rivalsa, di rinascita, di soddisfazione di tanti che da sempre hanno visto vittorie altrui e che ora, finalmente, alzano la testa per la loro dignità.

La Napoli del sole, del mare è ora la Napoli di Diego Armando Maradona. Il Vesuvio che si allunga sulle bellezze del golfo ha le sembianze dell’argentino per quell’abbraccio. 7 anni di amore che hanno qualcosa di scolpito nell’ eternità, una pennellata sui muri di una città mai vinta per il cuore della sua gente di un azzurro penetrante. Un diavolo che ha portato Napoli in paradiso.

La Napoli di Maradona dice grazie. Un grazie che significa veramente tanto, una gratitudine di tutti: di chi lo ha vissuto e aspettato, di chi lo ha visto “o mamma, mamma, mamma sai perché mi batte il corazon? Ho visto Maradona…”, di chi si è deliziato in campo, di chi lo ha tifato e subito, di chi lo ha incontrato e gli ha voluto bene e chi no, di chi ne è innamorato, di chi ha voluto mettere il suo nome e il suo secondo nome e qualcuno anche il cognome, di chi lo ha dipinto, di chi lo ha santificato… Persino chi non ha potuto vederlo giocare.

Guaglio’, che vi siete persi” scritto sul muro di cimitero. E’ la Napoli vera, quella che non dimentica, di come gli ha voluto bene e ne vorrà sempre. Canterà con Pino Daniele, riderà con Massimo Troisi e Totò e sentirà con rispetto Eduardo De Filippo. Lui giocherà come quel suo primo giorno, pochi tocchi e un calcio più forte verso il cielo di Napoli dipinto di luce e di azzurro come il suo Stadio.