Cristiano Ronaldo, il bilancio (sportivo e finanziario) di 3 anni con la Juventus

il commento
Luca Marchetti

Luca Marchetti

Cristiano Ronaldo saluta la Juve. Anzi forse sarebbe più corretto dire che lascia la Juve. Dopo 3 anni in cui si è passati dal sogno allo strappo, netto. Tre anni da analizzare perché non sono sempre stati momenti splendenti.

KEAN ALLA JUVE: I DETTAGLI

La questione tecnica

Ronaldo serviva per sfatare il tabù Champions. Era un’occasione unica, troppo ghiotta per non essere colta, per poter finalmente salire quel gradino, l’ultimo, per arrivare sul tetto d’Europa. Per giocarsela alla pari e non come nel 2015 e nel 2017 da “sfavorita”, la finale. Era quello che con la classe, i gol e la mentalità avrebbe portato i bianconeri allo stesso livello degli altri. CR7 alla Juve ha segnato 101 gol, ha ribaltato da solo un ottavo di finale. Ma la Juve al massimo è arrivata ai quarti in questi tre anni. Peraltro uscendo con squadre ampiamente alla propria portata, Cristiano o non Cristiano. Chiaro che non è stata solo responsabilità del fuoriclasse portogheseLa Juve vince anche due campionati ma fa più rumore il terzo non vinto. Prima o poi l’egemonia doveva interrompersi, con CR7 in campo era meno preventivabile, diciamo.

E in campo si crea un dualismo con Dybala: non cercato e non alimentato da nessuno dei due. Ma l’arrivo di CR7 oscura l’argentino. Mediaticamente (ed era ovvio) ma anche tatticamente. Ci hanno provato in tre a farli coesistere, ma non è stato facile trovare un equilibrio. Non sempre ha funzionato. E questo alla lunga ha portato a una de-centralizzazione del ruolo di Dybala all’interno della Juventus e di una potenziale svalutazione del suo cartellino. L’unione non ha fatto né la somma, né la forza.

L’area economico-politica

Questo ci porta automaticamente a un altro ragionamento. CR7 avrebbe portato con sé la necessità di modificare la rosa a disposizione dei vari allenatori in modo diverso (da sempre c’è stata la ricerca di un numero 9, soprattutto dopo l’addio di Mandzukic), ma non è stato semplice. Perché CR7 ha avuto un impatto economico non indifferente nella Juventus. Quando è arrivato in moltissimi avevano pronosticato una netta crescita del club. E questa crescita c’è stata. Si è passati subito dai 400 milioni di fatturato del 2017/18 ai 464 dell’anno successivo. Sono cresciute le spese è vero. Poi è subentrato il Covid: nei tre anni di CR7 la metà sono stati sotto pandemia. In questo la Juventus è stata fortemente penalizzata. E così il fatturato è tornato a 401 milioni. Ma questa contrazione è arrivata esclusivamente da incassi stadio e diritti tv (quindi un cammino in Europa meno efficace, visto che in questa voce rientrano anche i proventi UEFA). Il commercial nelle due stagioni (18/19 e 19/20) è rimasto invariato (185 milioni) dopo il balzo di 40 milioni nella stagione dell’arrivo del portoghese. Sono aumentate chiaramente le spese per gli stipendi, sforando abbondantemente il muro dei 300 milioni (anche a causa di rialzo generale), ma rimanendo sempre sotto la soglia (indicata dalla Uefa) del 70%. Mancano i dati ufficiali della stagione appena conclusa, la terza di CR7 in bianconero. Ma rimangono certi altri dati: intanto il trend, non positivo (ripetiamo complice anche la pandemia) visto che la crescita dei ricavi commerciali non ha contenuto le perdite. Al netto del player trading la Juve chiude i due bilanci in questione in negativo (-6,8 e -13,5). Il profitto dopo le tasse scende: dai -19 del 17/18 fino ai -89,7 del 19/20. Segno rosso insomma, dopo aver guadagnato (anche faticosamente) un equilibrio con un segno più negli anni precedenti. E in tutto questo vanno chiaramente considerati anche gli aumenti di capitale (2) effettuati in questi tre anni: uno recentissimo, l’altro nell’ottobre del 2019, pochi mesi dopo l’arrivo di CR7.

La Juventus quindi ha certamente incrementato il fatturato, è cresciuta sui social e nelle sponsorizzazioni (soprattutto grazie al nuovo contratto con Jeep) e ha fatto un salto di qualità internazionale come appeal. Ma questo ha avuto anche un costo.

Molto importante. E questo nuovo status (con queste nuove necessità) ha di fatto “obbligato” la Juventus e Agnelli a mettersi in prima fila nella vicenda SuperLega. Le ragioni economiche della SuperLega le abbiamo discusse a lungo, sotto il profilo dell’immagine internazionale (al netto delle posizioni di ognuno di noi) la Juventus non ne è affatto uscita bene nei confronti dell’opinione pubblica. Inoltre i contorni economici dell’operazione Ronaldo (90 milioni all’anno di spesa, circa) hanno “costretto” la Juventus e i suoi manager a operare sul mercato in maniera vorticosa. Meno investimenti (magari su prospetti giovani) e più parametri zero (che non sempre hanno reso quanto legittimamente ci si poteva aspettare), il sacrificio di alcuni giocatori che erano stati scelti per rinverdire la rosa (e che evidentemente avevano più appeal di chi magari centrale non era più) o alcune operazioni dettate non solo da necessità tecniche ma anche da quelle economiche o finanziarie.

La crescita che poteva esserci con lui in squadra, la catalizzazione che poteva generare anche per arrivare a determinati giocatori non è stata completata: non solo per risultati non accattivanti, ma anche (e soprattutto) per il peso economico CR7 e spazio economico rimanente quindi non sufficiente.

L’immagine

CR7 ha di sicuro catalizzato attenzioni. Ed è stato sempre trattato da superstar, quale realmente è. Un fenomeno non soltanto in campo. E la Juventus lo ha sempre difeso e “sfruttato”. Ma proprio questa sua grandezza ha creato problemi al momento dell’addio. Ogni smorfia di Ronaldo, ogni rumors intorno a Ronaldo diventa una valanga. La Juventus ha provato a smorzare e governare. Ma lette con il senno di poi le dichiarazioni sembrano anacronistiche: Pavel Nedved non più di una settimana fa aveva confermato Ronaldo (“Va via? Assolutamente no”), Allegri idem, il giorno prima in conferenza stampa (“ho parlato con lui, rimane”). Lo stesso CR7 era intervenuto volendo smorzare qualsiasi tipo di illazione sul suo futuro (pur senza mai nominare la Juventus nel suo pensiero). Insomma i mal di pancia non avrebbero portato al terremoto. Dopo 5 giorni Ronaldo era su un aereo, dopo aver svuotato l’armadietto, senza neanche aspettare un comunicato ufficiale. Senza realmente salutare nessuno, se non affidandosi a un proprio commento su instagram (e sorvoliamo sulle doppie non utilizzate in maniera corretta). Se ne va senza la folla intorno che lo aveva acclamato. Senza peraltro quel rammarico che invece hanno avuto i tifosi dell’Inter per Lukaku. Quasi come fosse un peso. Certo un campione, ma mai entrato nell’anima dei tifosi bianconeri. La preoccupazione eventualmente è su come verrà rimpiazzato, non tanto perché finisce un’epoca, come in realtà è.

Il grande paradosso (perdonate la provocazione) è che nell’estate in cui se ne sono andati lui, Lukaku e Donnarumma il 5 volte pallone d’oro, l’uomo che doveva portare un sogno è quello che se ne va senza suscitare (quanto gli altri) quel sentimento di sgomento totale vissuto dagli altri. 

Si chiude un’era

In cui la Juventus aveva sognato, aveva sognato di vincere. Di potersi definitivamente sedere con i grandissimi paperoni del calcio mondiale. Idee sì, ma anche coraggio. Ambizione di non sentirsi dietro a nessuno. La scalata tentata da Agnelli si è interrotta. Era andato lui a prenderlo con il proprio aereo, unico acquisto della storia recente bianconera a ricevere questo privilegio. Se ne va sempre su un aereo, ma da solo, portandosi addirittura le valige da solo. Se ne va sapendo di aver aggiustato qualcuno dei suoi record, ma senza aver lasciato veramente il segno. Non certamente il segno indelebile che il mondo Juve aveva sognato con il suo arrivo. Se ne va, molto probabilmente, con i sogni di tre anni fa dentro quelle valigie. E se ne va perché ha deciso lui. Si dice, in generale: “non decidi tu di lasciare la Juve, è la Juve che decide quando te ne devi andare”. Questo CR7 lo ha cambiato. Ha deciso e se n’è andato. Il 27 agosto. A 5 giorni dalla fine del mercato, senza aver mai prima comunicato nulla ufficiosamente alla società che ora deve rimboccarsi le maniche in una situazione non semplice. Ha pesantemente condizionato la stagione della Juventus con questa scelta così netta a fine mercato. Dimostrando ancora una volta che lui è più importante di tuttoPer capire meglio che tipo di eredità ha lasciato bisognerà attendere. E anche per  giudicare la capacità di reazione della Juventus. Ma da oggi la Juve entra in una nuova epoca. CR7 torna a casa. Quella che forse, fino in fondo, non è stata mai Torino.