Genoa, Preziosi: "Non c'erano i presupposti per andare avanti"

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L'ex presidente del Grifone rilascia una lunga intervista: "Ho ceduto perché non c'erano più i presupposti per andare avanti. Ho cercato di fare cose importanti al Genoa, ma non ci sono riuscito". Ora si apre il ciclo della 777Partners: "A livello di patrimonio se la giocano con Commisso". E sul passato: "Abbiamo fatto anche di più rispetto alle nostre possibilità, tipo gli otto milioni all'anno a Toni, ma i debiti li ho sempre onorati. Unica vergogna la licenza UEFA non ottenuta"

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Dopo diciotto anni, si è chiuso il ciclo di Enrico Preziosi al Genoa. Con il closing concluso nella giornata di lunedì, è stato ufficializzato il passaggio di consegne in mano alla proprietà americana 777Partners. L'ormai ex presidente del Grifone ha rilasciato una lunga intervista a Telenord per raccontare la sua esperienza da  presidente del Genoa e la trattativa che ha portato al cambio di proprietà: "È iniziata a maggio. L'intermediario mi contattò un anno prima, ma a maggio mi disse di andare a Madrid. Lì abbiamo conosciuto Andreas Blasquez (l'Operating Partner del fondo che ha acquistato il Genoa, ndr) e l'approccio mi è parso subito serio. Così è cominciata una trattativa che è durata per mesi. La cosa che mi ha convinto è che in quelle settimane fossimo riusciti a non avere un'eco: le altre trattative passato erano quasi sempre apparse sui giornali. La negoziazione è stata lunga e comunque complessa e molto approfondita: ad agosto è arrivato il primo accordo, a settembre abbiamo firmato il signing e ora siamo arrivati al closing". Così il Genoa ha ufficialmente aperto il suo nuovo ciclo americano. Un ciclo che si prospetta importante, a giudicare dal potenziale economico della nuova proprietà: "Non saprei collocarli in una classifica dei proprietari americani e canadesi in Serie A, ma sicuramente la 777Partners occuperebbe i primi posti: con il livello di investimenti fatti da questa holding credo che il loro patrimonio sia anche maggiore rispetto a quello di Commisso. Se la giocano tra di loro". 

"Volevo fare qualcosa d'importante, ma non ci sono riuscito"

Preziosi ha poi anche spiegato il motivo che l'ha spinto a cedere: "Ho venduto perché non c'erano più i presupposti. C'era stanchezza e inquietudine nel rappresentare una società importante. Ho dovuto continuare e infatti gli errori si sono visti. Quando uno continua ma non sente più le cose e ha l'obiettivo di cedere è diverso rispetto a quando è al cento per cento". L'ex presidente del Grifone ha anche assicurato: "Non ho venduto per soldi né per le contestazioni. Ho cercato di trovare la società e l'insieme di persone che potessere assicurare il futuro del Genoa. Credo di esserci riuscito". E sui debiti, ha detto: "Quando sono arrivato ho trovato un campo di patate con un'organizzazione inesistente. Sento parlare di 'macerie lasciate da Preziosi', ma la verità è che sono stati fatti investimenti importanti. Tutti paventavano punti di penalizzazione e altri problemi, ma io i debiti li ho sempre onorati, a volte con fatica, ma in mancanza di risorse dobbiamo arrangiarsi. Non potevo fare di più. Abbiamo pagato ingaggi superiori rispetto a quanto potessimo permetterci, come gli 8 milioni a Toni, ma volevo fare qualcosa d'importante, anche se è evidente che non ci sia riuscito. L'amarezza è quella: non essere riuscito ad accontentare i sogni dei tifosi. L'unica vergogna che un po' provo però è la mancata licenza UEFA e non esserci giocati ciò che avevamo conquistato in campo (dopo la stagione 2014/2015, conclusa al 6° posto, al Genoa fu negata la possibilità di partecipare all'Europa League, e al suo posto andò la Sampdoria, ndr)". 

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"Gasperini l'unico con cui sono riuscito a parlare di calcio"

Preziosi ha anche parlato della sua gestione degli allenatori, ammettendo gli sbagli: "Per questo dico che avrei potuto far meglio. Dal 2017 in avanti sono stati anni pesantissimi. Eppure in questi anni ci sono stati personaggi determinanti. Parliamo di Juric, grandissimo allenatore? E Thiago Motta, che sarà uno dei più grandi in futuro? Alcuni risultati però non sono arrivati subito. Non c'è stato il tempo e a Genova non c'è mai tempo. Questo mi ha portato a fare cavolate. Con Juric, ad esempio, avremmo potuto fare un progetto più lungo, come con Gasperini". E a proposito di Gasp: "Lui è stato l'unico allenatore con cui sono riuscito a parlare di calcio, con altri ho fatto fatica. Il migliore allenatore che abbia mai avuto, l’ho consigliato a Percassi, dopo anni che faticavano hanno trovato un grande, poi loro stati anche bravi a costruire ottime squadre. Dopo di lui non abbiamo più avuto programmazione". 

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