Calcio, il report Figc 2023: dai ricavi ai giovani e l'impatto del Covid. L'ANALISI
L'ANALISI
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Il "Report Calcio 2023", giunto alla 13^ edizione e realizzato dalla Figc, affronta tutti i numeri del calcio italiano dall'impatto del Covid (perdite/ricavi pre e post) alla ripartenza sia economica che sportiva oltre al tema degli stadi e dei giovani. La presentazione del documento su Sky Sport 24 (canale 200) insieme al presidente federale Gabriele Gravina
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- La presentazione del documento con tutti i numeri del calcio italiano a partire dalla giornata di oggi, giovedì 3 agosto alle 21.00, e successivamente venerdì 4 alle 01.00 e alle 11.00 su Sky Sport 24 (canale 200). Presenti nello studio il presidente della Figc Gabriele Gravina insieme a Luca Marchetti, Paolo Condò e l'economista Alessandro Giudice.
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- Per la precisione 1,4 milioni per la FIGC, che rappresenterebbe il terzo “Comune” in Italia in termini di popolazione. Non è tutto: un ragazzo italiano su cinque tra i 5 e i 16 anni è tesserato per la Federcalcio. In particolare il Sistema Calcio ha riassorbito nel breve termine l’impatto della pandemia: i calciatori tesserati sono tornati sostanzialmente gli stessi del periodo pre-Covid: la crescita è stata del 24,9%
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- L'impatto socio-economico della pratica calcistica generato a beneficio del Sistema Paese è stimabile in oltre 4,5 miliardi di euro, prodotto sui settori strategici della salute, dell'economia e della socialità
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- Sono 34 milioni gli italiani interessati al calcio (il 57% della popolazione), seguito ribadito nella storia della televisione: ci sono 50 partite di calcio tra i primi 50 programmi tv più visti di sempre (ne fanno parte 47 match della Nazionale). E la raccolta delle scommesse sul calcio è stimata in 13,2 miliardi di euro, dato in crescita di oltre 6 volte tra il 2006 e il 2022
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- Il calcio produce ricavi diretti totali pari a 5 miliardi di euro. Sono 12 i settori merceologici coinvolti nella catena di attivazione del valore del Sistema Calcio: li illustreremo a breve…
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- Per la precisione 11,1 miliardi di euro con quasi 126mila posti di lavoro attivati. Per quanto riguarda l'audience televisiva cumulata mondiale del calcio italiano si parla di 1,44 miliardi di telespettatori, con una fanbase che supera il mezzo miliardo di persone
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- I 99 club di calcio professionistico incidono per il 73,1% della contribuzione del comparto sportivo italiano (50mila società ed enti), un effetto da record tra quelle registrate dal 2015. Inoltre, negli ultimi 15 anni analizzati, l'ammontare della contribuzione è stato pari complessivamente a 16,8 miliardi di euro
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- Soffermandoci proprio sugli ultimi 15 anni analizzati, per ogni euro "investito" dal Governo italiano nel calcio, il Sistema Paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 18,9 euro
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- Il fatturato aggregato aveva raggiunto prima della pandemia da Coronavirus quasi 3,9 miliardi di euro (+1,5 rispetto a 12 anni prima). Una crescita trainata soprattutto dalle plusvalenze derivanti dalla cessione dei calciatori (+ 571 milioni di euro), mentre i ricavi da ingresso stadio sono aumentati di soli 65 milioni arrivando a pesare solamente per il 9% del fatturato totale (rispetto al 35% dei ricavi da diritti tv e al 23% delle plusvalenze)
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- Nei 12 anni analizzati prima dell'impatto del Covid, il calcio professionistico italiano ha prodotto un "rosso" aggregato pari a circa 4,1 miliardi di euro (quasi 1 milione al giorno) e il 79% dei bilanci analizzati nel periodo considerato ha chiuso in perdita. Si è registrato uno squilibrio strutturale: quasi il 90% della crescita dei ricavi tra il 2007/08 e il 2018/19 è stata utilizzata per coprire l’aumento degli stipendi e degli ammortamenti/svalutazioni
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- La pandemia ha causato dei significativi riflessi socio-economici: la perdita complessiva dei campionati di Serie A, Serie B e Serie C nel triennio Covid-19 (19/20, 20/21 e 21/22) è stata pari a 3,6 miliardi di euro, con un dato medio per stagione pari a 1,2 miliardi rispetto ai 412 milioni registrati nel 18/19. Nel triennio segnato dal Coronavirus, nell’82,6% dei casi i club professionistici hanno chiuso il proprio bilancio in perdita (218 bilanci in rosso rispetto ai 264 analizzati)
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- L'indebitamento totale ha raggiunto nel 2018/19 i 4,8 miliardi di euro, circa il doppio rispetto ai 2,4 miliardi di euro registrati nel 2007/08 a causa in particolare della crescita dei debiti finanziari. Da rimarcare anche lo scarso livello di patrimonializzazione: nel 2018/19, il patrimonio netto incide per appena l'11% del totale delle attività con un valore circa 7 volte inferiore rispetto all'ammontare dei debiti (623 milioni di euro in confronto a 4,7 miliardi di euro)
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- È peggiorata anche la situazione finanziaria: l'indebitamento totale è cresciuto dai 4,8 miliardi del pre-Covid ai 5,6 del 2021/22 (+17,2%)
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- Una componente significativa del peggioramento dei risultati economico-finanziari deriva dagli effetti prodotti dal Coronavirus, dai costi connessi all'implementazione dei protocolli sanitari ma anche dall'incapacità dei club di contenere la crescita del costo del lavoro in aumento anche nel periodo Covid. I ricavi medi per club tra il 2018/19 e la media del triennio Covid sono diminuiti dell'11,2%, mentre nello stesso periodo il costo del lavoro medio è cresciuto del 9,6% e gli ammortamenti/svalutazioni del 19,5%
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- I ricavi da ticketing nel calcio professionistico sono passati dai 341 milioni di euro del 2018/19 ai 28 del 2020/21, mentre nel 2021/22 si è risaliti fino a 254 milioni. Proprio in quella stagione, a fronte della progressiva riapertura della capienza degli stadi, l'affluenza è risalita fino ad oltre 11,9 milioni di spettatori: un dato tuttavia ancora distante dal periodo pre-Covid (oltre 16 milioni)
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- Nel triennio Covid, la stima degli spettatori potenziali andati persi in Italia a causa delle restrizioni è pari ad oltre 29 milioni, con circa 632 milioni di euro di ricavi da ticketing potenziali non realizzati
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- Analizzare i numeri che caratterizzano il calcio italiano
- Evidenziare i principali trend in corso e stimare le evoluzioni future
- Supportare la definizione dei programmi strategici per lo sviluppo del calcio italiano
- Stadi e infrastrutture
- Giovani
- Capitale umano
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- Negli ultimi 16 anni (2007-2022) in Europa sono stati realizzati 199 nuovi impianti con un investimento di 22,3 miliardi di euro. Nello stesso periodo l’Italia ha inaugurato solo 5 nuovi stadi (Juve, Udinese, Frosinone, Albinoleffe e Sudtirol) incidendo con l’1% sugli investimenti totali. La necessità è avviare al più presto un importante processo di rinnovamento dell’impiantistica sportiva: l'età media d’inaugurazione degli stadi va dai 61 anni della Serie A ai 65 della C fino ai 67 della B. E solo il 7% non risultano di proprietà pubblica
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- Lo confermano gli ultimissimi risultati: Italia U19 campione d'Europa e Italia U20 vicecampione del mondo. A livello giovanile, gli Azzurri costituiscono la Nazionale europea che tra il 2013 e il 2023 ha ottenuto il maggior numero di qualificazioni alle fasi finali di Mondiali ed Europei nelle varie categorie. Ne sta beneficiando anche il CT Mancini: l'età media della sua squadra è scesa a 26,5 anni e l'Italia è diventata la terza Nazionale più giovane nella top 20 del ranking Fifa (dietro a Inghilterra e Stati Uniti)
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- Se il calcio giovanile italiano rappresenta un patrimonio tecnico di valore, il talento non trova un'adeguata valorizzazione al vertice del nostro calcio professionistico. Al contrario, i parametri di studio delineano uno scenario di grande difficoltà e di crescente dispersione dei prospetti azzurri. Lo ribadisce il confronto con la Spagna riguardo al minutaggio totale in carriera dei finalisti all'Europeo U21 del 2013 fino ad oggi, ma non solo…
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- L'accostamento diventa addirittura schiacciante confrontando i nostri finalisti dell'Europeo U17 del 2018, minutaggio complessivo in carriera quasi imbarazzante coi pari età dell'Olanda. Significativo il raffronto tra i due registi titolari di quella finale: l'italiano Giuseppe Leone (oggi al Siena) ha giocato solo in Serie C, mentre il collega Ryan Gravenberch ha trovato spazio dalla massima serie alle coppe europee fino alla Nazionale maggiore
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- Il decimo campionato più anziano (26,4 anni di età media)
- Il terzo campionato con maggior incidenza degli stranieri (61,7%)
- L'ultimo per impiego di calciatori cresciuti nei settori giovanili dei propri club di appartenenza (appena l’8,4%)
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- Tra i 2.405 giovani calciatori (15-21 anni) tesserati per i club di Serie A nel 2012/13, appena 102 (4,2%) risultano ancora operanti nella massima serie del calcio professionistico italiano a dieci stagioni sportive di distanza (nel 2021/22). E gli altri? 90 giocano in Serie B (3,7%), 168 in Serie C (7,0%) e 1.149 nei dilettanti (47,8%). Altri 250 calciatori sono finiti all'estero (10,4%), e 646 (26,9%) risultano addirittura svincolati
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- I calciatori italiani U21 impiegati in Serie A nel 2021/22 hanno accumulato nell'intera carriera meno di 60mila minuti in prima squadra. Un divario abissale rispetto agli oltre 200mila di spagnoli e francesi (con gap significativi a livello di massime serie e coppe europee). E nella top 15 dei calciatori U21 per minutaggio in carriera in prima divisione è presente un solo italiano (Destiny Udogie), nessun azzurro invece nella top 15 della Champions
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- Per quanto riguarda il numero di risorse umane impiegate nei club e nelle leghe, va registrato un aumento significativo nel bilancio italiano dai campionati 2018/19 ai 2021/22. In tutti i tornei di riferimento, dalla Serie alla C, è positiva la crescita in termini di Capitale Umano coinvolto nel calcio professionistico
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- Considerando i club di calcio di prima divisione con almeno 200 dipendenti (numero assoluto e incidenza percentuale rispetto al totale delle squadre analizzate che partecipano ai top campionati), l'Italia (4-20%) resta dietro alle altre big ma anche alla Russia (7 - 47%) e al Portogallo (4 - 40%)
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- +17,5%, con una crescita di 28,4 milioni di euro
- +47,5%, crescita dei ricavi al netto dello sponsor
- Figc al 3° posto in Europa tra le Federazioni calcistiche per ricavi commerciali derivanti dalle Nazionali