Antonio Giraudo al Tar, ecco cosa può accadere

l'udienza
Paolo Aghemo

Paolo Aghemo

Una Bosman per la Giustizia sportiva? L'udienza al Tar in programma martedì 12 marzo per il ricorso dell'ex amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, successivo ai fatti di Calciopoli, potrebbe rappresentare il primo passo per una rivoluzione della Giustizia sportiva italiana

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Il Tar del Lazio martedì 12 marzo deciderà sul ricorso presentato dall’ex amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo che, nella sua battaglia successiva a Calciopoli, si era rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo, la quale nel settembre 2021 aveva considerato ammissibile la richiesta fatta in via pregiudiziale dai suoi avvocati Jean-Louis Dupont e Amedeo Rosboch per fare in modo che il tribunale amministrativo  di Roma rimettesse alla Corte di Giustizia UE la questione di incompatibilità della legge 280/2003 rispetto ai principi del diritto comunitario: dunque una causa che mette in discussione l’intero impianto della Giustizia sportiva italiana, perché la legge che ne disciplina l’ordinamento - nella tesi dei legali di Giraudo - viene ritenuta in contrasto con i principi del diritto europeo perché impedisce al Tar o altro giudice di annullare o riformare le decisioni delle Federazioni, violando il principio di diritto UE "della tutela effettiva". Siamo di fronte a un potenziale effetto Bosman per la Giustizia sportiva? E’ ancora presto per dirlo, ma dopo il pronunciamento della sezione speciale predisposta dal Tar, ne sapremo certamente di più.

I possibili scenari

Giraudo è stato radiato dalla Figc nel 2011, quindi con fine pena mai, mentre sul piano della giustizia ordinaria ha visto annullata in Cassazione per sopraggiunta prescrizione la sentenza di condanna in primo e secondo grado. In futuro però, per casi simili, potrebbe però cambiare molto. Se non tutto. Perché la sezione del Tar specializzata nelle questioni sportive e di diritto comunitario che discuterà il ricorso di Giraudo potrebbe innescare un meccanismo di demolizione dell’iter della Giustizia sportiva così come viene concepito adesso. Tutto questo al netto della causa intentata dall’ex dirigente della Juventus "per i gravissimi danni e pregiudizi subiti". Il punto è soprattutto un altro, in ballo c’è la concezione del "giusto processo": se il Tar dovesse rimettere la questione alla Corte di Giustizia Europea, i giudici dell’Unione potrebbero riconoscere che la legge 280 del 2003 che regola l’ordinamento sportivo è in contrasto con il diritto comunitario. A quel punto potrebbe essere rivoluzionato l’intero sistema così come lo conosciamo, a cominciare dall’istituto della clausola compromissoria secondo la quale un tesserato non può rivolgersi a un tribunale extra sportivo. Ben inteso, qui non si sta parlando di riaprire Calciopoli o altri casi del genere. Ma il 12 marzo al Tar del Lazio è in calendario un'udienza che può cambiare la giustizia sportiva italiana.