Che fine ha fatto il talento dentro la Roma?

Hai voglia a cambiare allenatore, sono quattro nel 2024, ma se poi manca la qualità dentro un gruppo la giostra girevole delle panchine diventa un passaggio malinconico e superfluo. Possono piacere o meno ma Mourinho, De Rossi, Juric e Ranieri sono navigatissimi uomini di calcio e con le loro idee hanno provato o stanno provando a dare una struttura. Potranno aver commesso degli errori ma mai sono stati aiutati da quei calciatori che con la giocata individuale ti tolgono almeno temporaneamente fuori dai guai. Dybala, Pellegrini, Suolé, Baldanzi Quattro gol in quattro a fine novembre. Tre mesi e tredici partite di Serie A più quattro di Europa League. Sono i quattro uomini che dovrebbero garantire la cifra di qualità sufficiente ad alzare il livello di ambizione. Dybala è semplicemente un mistero. Ogni volta che si va a fare una verifica sulle sue condizioni la risposta non cambia. Non c’è nessun infortunio. Ha un vissuto fatto di problemi muscolari e cicatrici che lo condiziona in ogni aspetto della vita professionale. Fa tanto lavoro individuale e poco in gruppo. Ma non riuscendo a forzare in allenamento non trova la condizione. La Roma dipende da lui. L’ultima partita vinta dalla Roma, quella col Toro, ha semplicemente dato la conferma del peso specifico del suo talento dentro il gruppo. Juric lo aveva schierato da finto nove e la risposta dal punto di vista della qualità era stata puntualissima. Ma quelle di Dybala rimangono sporadiche spruzzate di formidabile talento. Troppo sporadiche e la classifica impietosa sta lì a ricordare quanto ce ne sarebbe bisogno. Pellegrini è stato un formidabile centrocampista in alcune prolungate fasi delle gestioni Mourinho e De Rossi. Ora è entrato in un gorgo da cui fatica a uscire. I comportamenti e il senso di appartenenza sono sempre giusti. Da capitano vero. Ma il campo sta dicendo che certe giocate non gli riescono più. Pellegrini ha fatto vedere tante belle cose in questi anni e non a caso il suo ruolo non è mai stato messo in discussione né dagli allenatori della Roma né dai Commissari Tecnici. Centrocampista moderno e completo. Bravo ad aiutare i compagni in fase difensiva per poi essere pronto a ribaltare l’azione sempre nel segno della qualità. Non lo aiuta lo stadio Olimpico con i fischi pieni di incomprensibili livori che andrebbero rivolti a chi non si impegna. E invece Pellegrini si impegna eccome. Ma non riesce. Nessuno può aiutarlo. I quattro allenatori del 2024 gli hanno tutti e quattro ricordato che i grandi calciatori devono uscire da soli dalle situazioni ambientali complicate. Dietro Dybala e Pellegrini a proposito di qualità c’è il nuovo che non avanza. Baldanzi e Soulé. Costati alla Roma tra i quaranta e i quarantacinque milioni . Baldanzi , fortemente voluto dalla precedente direzione sportiva, lascia spesso intravedere qualcosa di potenzialmente interessante. Il problema è il passaggio dal potenziale al reale. Scende in campo e sembra regalare una scossa di energia alla squadra. Ha indovinato qualche spezzone di partita da subentrante, troppo poco. Soulé è vittima di un equivoco. Fortemente voluto da De Rossi, avrebbe dovuto essere esterno nel 4-3-3. La permanenza di Dybala ha portato due problemi. Il cambio di sistema di gioco e il poco minutaggio a disposizione. Si è perso nella schizofrenia generale. Avrebbe avuto bisogno di un momento diverso e di una struttura di squadra in grado di supportarlo. Non ha avuto niente di tutto questo e lui sta ricambiando con un rendimento lontanissimo da quello di un anno fa a Frosinone. La classifica della Roma si spiega con molte motivazioni. Il talento nascosto dei suoi uomini di maggiore qualità è uno di questi perché quando le cose vanno male la giocata individuale, il colpo risolutore può essere di grande aiuto a uscire dalle difficoltà. Dybala, Pellegrini, Soulé e Baldanzi questo aiuto da agosto a oggi non lo hanno quasi mai regalato.

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Paolo Assogna