Ecco il segreto dell'Atalanta prima in classifica

Ok, ha il miglior attacco della Serie A. Può contare sul capocannoniere del campionato, sulle sgasate di Lookman e sulla tecnica di De Ketelaere. Ma se vi dicessimo che l’Atalanta è prima in classifica soprattutto per la fase difensiva? O meglio, che la chiave di queste 9 vittorie consecutive sta proprio in come si è comportata senza palla? Nel corso degli anni abbiamo imparato a conoscere il sistema difensivo di Gasp, basato su un utilizzo massiccio e aggressivo della marcatura a uomo. Quello stesso sistema che è ammirato – e anche temuto, in un certo senso – dagli allenatori europei. Chiedere a Xabi Alonso: l’Atalanta è stata l’unica squadra a battere il quasi invincibile Leverkusen della stagione 2023/24. Sintetizzando e semplificando, più o meno ogni giocatore è accoppiato a un avversario che viene seguito per tutto il campo. Anche se quel quasi negli ultimi anni ha assunto un contorno sempre più sfumato. Comunque, è un calcio fatto di duelli. Come ci dimostrano questi numeri: prendiamo i centrali difensivi perché sono l’esempio perfetto di quello che normalmente chiede Gasperini ai suoi. Cioè, stare addosso all’avversario. Tra i difensori con almeno 800’ giocati, Hien e Kolasinac sono nei primissimi posti sia per pressioni, sia per pressioni nella metà campo avversaria. Dati che ci raccontano di una squadra che vive le sue partite con tanta, tanta aggressività. Sempre e comunque. O forse no? La domanda sorge spontanea guardando questa grafica. Siate sinceri: non sapendolo, avreste mai immaginato che queste statistiche fossero sull’Atalanta? Probabilmente no. I numeri di pressione e contropressione di questa stagione non ci restituiscono l’idea di una squadra che sia una clamorosa eccellenza in questo campo. Tolta l’ultima voce, che però è proprio una peculiarità della squadra di Gasp, collegata per forza di cose al modo in cui difende. E qui si può accendere una lampadina. Ma facciamo un passo indietro, e andiamo a vedere il trend delle occasioni che l’Atalanta ha concesso in campionato. La grafica ci racconta di una squadra che all’inizio del campionato subiva tanto, troppo. E soprattutto era in costante crescita, per quanto riguarda il dato degli xG concessi. Dalla partita contro il Genoa qualcosa è cambiato: questo dato – è una media mobile – è letteralmente crollato. Semplificando, in ognuno dei 9 successi l’Atalanta ha concesso meno del precedente. Noi abbiamo l’immagine di una squadra spregiudicata e che attacca sempre e comunque, ma innanzitutto Gasp ha disegnato un’Atalanta molto solida a livello difensivo, così come lo è stata anche l’anno scorso. E oltre agli xG concessi, c’è ancora più polpa. Diminuiti anche i tocchi in area concessi e la pericolosità media dei tiri concessi. Non solo l’Atalanta subisce meno di prima, ma le squadre avversarie fanno molta fatica a prendere tiri ad alta percentuale. Ma cosa è cambiato? Cosa ha permesso di invertire un trend che all’inizio del campionato stava assumendo dimensioni totalmente differenti? Ok, preveniamo qualsiasi commento: correlation is not causation, lo sappiamo. Cioè, non basta che due dati mostrino una correlazione per desumere che uno sia la causa dell’altro. Però è molto interessante notare questo cambio: nelle ultime 9 partite si sono abbassati tutti i valori di aggressività della squadra di Gasperini, soprattutto l’intensità del pressing. E anche se Gasp – alla vigilia della partita contro il Real – ha detto che "Non è che difendiamo in modo differente, semplicemente abbiamo migliorato la condizione”, i numeri ci raccontano che qualcosa di diverso c’è. E se riduciamo ancora di più il margine e prendiamo le ultime 5 , viene fuori qualcosa di probabilmente inaspettato. L’Atalanta di questo periodo ha un PPDA di 14,23. Il PPDA è un indice che misura la quantità di passaggi concessi alla squadra avversaria prima di tentare un intervento difensivo. Quindi, è l’indicatore perfetto per misurare l’intensità della pressione. Più è basso, meno passaggi lascio agli altri: intervengo prima, presso più forte. Ecco, l’Atalanta si colloca in mezzo a squadre che non fanno proprio della pressione il loro punto distintivo, anzi. Se prendiamo la classifica attuale del PPDA in Serie A, l’Atalanta delle ultime 5 sarebbe al 15° posto in A. Questo significa che l’Atalanta non pressa più? Vuol dire che la Dea si è de-Gasperinizzata? Assolutamente no, anzi. Sicuramente, possiamo dedurre la squadra di Gasp sta lavorando tanto sul capire le diverse situazioni di gioco, anche all’interno della partita stessa. Andare forte quando c’è da andare forte, e accettare il fatto che a volte può abbassarsi a difendere senza giocare sempre e solo sui duelli. È come se la pressione di questa fase dell’Atalanta fosse più attenta, per sintetizzarlo con una parola. Anche perché – se scendiamo nell’aspetto tecnico – nel corso degli ultimi anni le possibilità di risposta alla marcatura a uomo si sono sempre più affinate. Lo sa benissimo l’Inter di Inzaghi, che contro l’Atalanta ha fatto sempre delle belle partite puntando sulla fluidità, gli interscambi e le relazioni tra i giocatori. E proprio con questa idea Fonseca ha costruito il game-plan iniziale contro l’Atalanta. Per rimanere poi – forse – anche sorpreso dal cambio di atteggiamento di Gasp. Andiamo con ordine. La gara è cominciata da 4 secondi e vediamo già bene le marcature a uomo. L’Atalanta ha iniziato aggressiva, e tutti i giocatori hanno il loro riferimento, tolto Lookman che è pronto a indirizzare la sua corsa sul lato debole in base al ricevitore. Come sappiamo, una marcatura di questo tipo crea tanti duelli in giro per il campo. Senza paura e con qualità, Thiaw va all’imbucata centrale, tagliando in un colpo solo 6 giocatori dell’Atalanta. Hien e Djimsiti sono alti, attirati dalla marcatura, lasciando tanto spazio alle loro spalle. Il Milan – d’altra parte - porta molti dei suoi in zona palla, rompendo la struttura classica di gioco: Leao e Pulisic si sono accentrati tantissimo scivolando rapidamente alle spalle dei loro marcatori. E soprattutto, sono entrambi fronte alla porta: pronti a sfruttare l’appoggio di Morata, che arriva preciso. La prende Leao e davanti a sé ha la linea altissima dell’Atalanta: tutti e tre i centrali hanno seguito i loro riferimenti. Alle loro spalle, c’è una prateria: Musah aggredisce lo spazio ed è seguito dal solo Bellanova, che cerca di assorbire il suo inserimento. Il passaggio di Leao è impreciso, e Kolasinac è sulla traiettoria. Pericolo sventato, ma siamo solo al 7° secondo di partita. Fonseca probabilmente sorride: quante volte il Milan potrà rendersi pericoloso sfruttando le connessioni tra i suoi giocatori e lo spazio che si crea alle spalle della difesa? Questo è infatti uno dei limiti di questa tipologia di marcatura, sintetizzato perfettamente dal coordinatore Viscidi. La linea ha poca copertura alle spalle – e in un certo senso anche davanti, visto che si gioca a coppie – e quindi una giocata come quella del Milan può essere sicuramente una chiave. Passano i minuti e il Milan riprova spesso questa soluzione. Il setup è lo stesso – più o meno – di quello che abbiamo visto prima: l’Atalanta prosegue con il suo atteggiamento aggressivo uomo contro uomo fin dal primo possesso del Milan. L’imbucata per il ricevitore spalle alla porta questa volta è per Rafa Leao, che si accentra lasciando libero il corridoio a sinistra. Il portoghese è seguito da Djimsiti, ma attenzione a un’altra cosa che sta succedendo… …perché De Roon è attirato da Leao . Reijnders ha già capito dove vuole andare il 10 del Milan e – lasciato praticamente libero – si butta in avanti. Il triangolo si chiude bene e – come nella situazione in precedenza – Reijders è libero di ricevere fronte alla porta. Morata e Pulisic sono bassi e centrali, e c’è tutta una metà campo per un 1v1 di Musah con Kolasinac. Il Milan non trova il gol, ma continua a essere pericoloso grazie alla qualità e al movimento dei suoi giocatori. Ma non avevamo detto che l’Atalanta pressava un po’ di meno? E infatti, Gasp capisce che andare avanti così può essere pericoloso, e l’atteggiamento della sua squadra cambia. Meno aggressività fin dal primo possesso basso del Milan, meno marcatura rigida uomo contro uomo. Ma senza rinunciare alla pressione: semplicemente, scatta in particolari momenti e situazioni di gioco. Torniamo in campo. Siamo al 39’ di gioco, e l’atteggiamento della prima linea dell’Atalanta è molto attento, ma non del tutto a uomo. I riferimenti ci sono come sempre, ma non in maniera così rigida… …tanto che Pasalic si gira per verificare cosa succeda nella sua zona, visto che Reijnders è in una parte di campo un po’ ibrida, tra le linee dell’Atalanta. Loftus si inserisce e viene comunque preso da Ederson, con l’idea di liberare spazio per la successiva giocata di Fofana… …che sembra pulita, ma in realtà è quello che vuole l’Atalanta. Perché qui scatta la trappola del pressing: non a inizio possesso del Milan, ma piuttosto vicina alla porta di Carnesecchi. Leao – a differenza di prima – ha solo l’appoggio per Reijnders, che – e di nuovo, è diverso da prima – non può ricevere fronte alla porta. Il trigger perfetto per far scattare la pressione dell’Atalanta, con Bellanova che lascia la sua zona per andare aggressivo sul centrocampista olandese. L’anticipo è secco: Reijnders non si accorge per niente dell’arrivo di Bellanova, che gli toglie il pallone con grandissima facilità. L’Atalanta sta dimostrando che senza palla è in grado anche di aspettare, e questo è segno di grandissima maturità. Un altro esempio molto chiaro di questo modo un po’ diverso di difendere è arrivato sul finire del primo tempo. Quante volte ci ricordiamo di un’Atalanta con questo atteggiamento? Non tantissime, vero? Gabbia e Thiaw hanno la libertà di salire fino a metà campo e oltre, con la squadra di Gasp che mette in mostra una compattezza davvero notevole: 12 metri dal primo uomo all’ultimo. Ma dentro questa marcatura con focus sulla zona, rimangono chiaramente dei riferimenti a uomo. Theo si muove e si muove con lui anche De Roon, Loftus si muove e si muove con lui anche Ederson. In questo caso, la pressione aggressiva sull’uomo scatta quando il Milan arriva sulla fascia, il luogo meno congestionato dagli uomini di Gasp. Emerson è in possesso, Ruggeri accorcia su di lui. Lookman cerca di stare attento su Leao e Kolasinac si appiccica a Musah. La gestione del pallone del Milan è imprecisa, ma è anche vero che l’Atalanta contro il Milan ha saputo – e sa, ormai – far scattare le sue trappole di pressione sempre al momento giusto, riducendo gli spazi del portatore di palla, come in questo caso. Quindi, è una nuova Atalanta? Probabilmente no, è una definizione esagerata. Anche Gasperini ha cercato di minimizzare questo cambiamento, spostando il focus dalla tattica ai giocatori che mancavano all’inizio del campionato. Però c’è un però , visto che i dati – tendenzialmente – non mentono, e in questo caso raccontano una cosa precisa: che l’Atalanta ha acquisito una possibilità in più senza palla, e questa capacità può rivelarsi molto importante nel corso della stagione. Soprattutto se la Dea vuole stare in alto.