Fagioli vuole la Champions: "Giusto pensare in grande. Io a Firenze anche grazie a Kean"

Come hai iniziato a giocare a calcio? “Ho iniziato quando avevo circa 4-5 anni nella squadra di Piacenza dove giocava mio fratello. Da lì è nata la mia passione per il calcio che mi ha portato fino a qua”. A 10 anni sei andato a Cremona, a 14 a Torino. Come è lasciare casa così giovani? “E' stato sicuramente un po' difficile, perché a 14 anni, quando lasci la famiglia, è sempre complicato. Però devo dire che sono stato molto bene in convitto alla Juventus, mi sono trovato bene fin da subito e questa è stata una fortuna, perché non è mai facile andare via di casa. Ma è stata una esperienza che rifarei mille volte”. Hai iniziato ad allenarti con la prima squadra della Juventus molto giovane, Allegri disse "Vedere giocare quel ragazzo è un piacere perché conosce il calcio". Come si vive a quell'età con il peso di una tale investitura sulle spalle da parte dell’allenatore? “Quando Allegri disse quella frase avevo 16 anni ed ero appena stato in tournée in America con la prima squadra. Era la mia prima tournée. E’ stato un momento bellissimo, perché è stato un complimento bellissimo. Però ovviamente poi devi dimostrare sul campo tutto quello che dice di te l'allenatore. L’ho preso come un complimento, senza caricarmi di pressioni né altro”. A 18 anni ti sei dovuto fermare per un breve periodo per un problema di aritmia. Come hai vissuto quel momento? “Sì, a 18 anni ho avuto un problema di aritmia ma non è stato un momento così tanto difficile perché è durato solo un mesetto e mezzo. Alla fine sono stato lontano dai campi complessivamente 2-3 mesi. Era un problema che avevo fin da piccolo e non sono mai riuscito a risolvere fino all'età di 18 anni, per fortuna poi, grazie ai dottori, sono riuscito a mettermelo alle spalle. Da quel momento non ho più avuto nessuna ricaduta e nessun problema”. Purtroppo hai già vissuto degli episodi che ti hanno costretto a dover ripartire un po' di volte. Cosa serve per buttarsi tutto dietro le spalle e ricominciare? “Sì, ho avuto qualche periodo difficile nella mia carriera ma ne sono sempre uscito alla grande grazie all'aiuto della mia famiglia. Questa è la base, devo tutto a loro, sono le persone che mi hanno aiutato di più. Poi penso che devi saperti lasciare tutto alle spalle e ripartire, non pensarci e dare il massimo. Partita dopo partita in campo, giorno dopo giorno nella vita quotidiana”. Secondo Allegri sei perfetto per giocare da regista in un centrocampo a due e da mezzala in un centrocampo a tre. In quale di queste due posizioni ti senti più a tu agio? “Innanzitutto, ringrazio il mister Allegri per queste parole. Penso che davanti alla difesa mi trovo molto bene in un centrocampo a tre, ma anche in un centrocampo a due mi sono sempre adattato bene quando ho giocato nell'Under 23 della Juventus e nella Cremonese in Serie B. Mi sono sempre trovato bene sia a due che a tre davanti alla difesa”. C’è un campione a cui ti ispiri per il tuo gioco? “Il calciatore che mi piace di più è Modric, perché fa il mio ruolo. Ho avuto la fortuna di incontrarlo in Nazionale quest'estate, è stata un'emozione enorme. E’ una persona fantastica, umile, oltre a essere un talento incredibile. Gli auguro il meglio per questi suoi ultimi anni di carriera, spero possa smettere il più tardi possibile perché è veramente bello vederlo giocare”. Qui alla Fiorentina hai ritrovato Moise Kean, che tra l'altro sembra rinato dal suo arrivo Firenze. Tu come l'hai visto, come l'hai trovato? “Kean sicuramente arrivava da un periodo un po' difficile perché giocava un po' meno. E’ venuto qua e l'ha fatto alla grande. Si è confermato un grande giocatore, come ha sempre dimostrato di essere, e sono felicissimo per lui perché è un amico. Ho fatto tanti anni insieme a lui e sta facendo una stagione straordinaria”. C'è il suo zampino nella tua scelta di venire a Firenze? “Sì, sicuramente c'è stato anche il suo zampino per la scelta di venire qua. Mi ha fatto due o tre chiamate, mi ha convinto, mi ha parlato benissimo della città, della squadra, dei compagni di squadra, della società e quindi è anche merito suo se sono qua”. A parte Kean, quale tuo nuovo compagno ti ha impressionato di più in queste prime settimane a Firenze? “Non mi piace fare i nomi dei singoli giocatori. Penso che il gruppo sia straordinario, hanno accolto benissimo me e anche gli altri nuovi arrivati. Penso che questa sia la cosa più importante. Ovviamente i giocatori sono tutti forti. Dobbiamo uscire da questo momento un po' difficile tutti insieme per ripartire e iniziare a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati”. Cosa ti chiede esattamente Palladino? “Dipende in che ruolo gioco. Ho iniziato da trequartista, ho fatto due partite lì, e adesso sto iniziando a giocare a centrocampo. In generale, mi chiede di dare il massimo e di adattarmi nei ruoli in cui gioco, di allenarmi bene e di iniziare a far coesione col gruppo per trovare un’intesa coi compagni di squadra e di centrocampo”. Nei confronti del gruppo, che tipo di allenatore è Palladino? “Lui è molto giovane e ha smesso di giocare a calcio da poco, quindi vede in noi le cose che lui faceva fino a qualche anno fa. Ci parla molto, nei momenti difficili viene a spiegarti le cose e ovviamente vuole il meglio da noi. Parla singolarmente con ciascuno, cerca anche di farti migliorare dopo l’allenamento sulle cose in cui devi migliorare e questo l'ho apprezzato molto”. Secondo te qual è l'obiettivo della squadra per questa stagione? “L'obiettivo della squadra per puntare in grande deve essere la Champions League. Sappiamo tutti che è difficile perché ci sono tante squadre che lotteranno per questo obiettivo, però comunque bisogna puntare in alto. Poi sappiamo che è difficile e anche arrivare in Europa League sarebbe un bellissimo traguardo”. Il tuo obiettivo personale invece qual è? “Il mio obiettivo personale è quello fare benissimo in questa squadra, avere continuità, giocare il più possibile e cercare di tornare in Nazionale”. Secondo te la Fiorentina può essere il trampolino per il ritorno in Azzurro? “Sì, sicuramente essere venuto qua mi darà la possibilità di mettermi in mostra per cercare di tornare in Nazionale, questo è il mio obiettivo più grande”. Un altro complimento è arrivato da parte di Spalletti, che ha detto "Ha visioni di palla al piede a cui gli altri non arrivano". Sei pronto a diventare un punto fermo della Nazionale? “Innanzitutto ringrazio mister Spalletti per queste parole. Diventare un punto fermo della Nazionale penso sia il sogno di tutti da quando sei da bambino. Io ci credo, ci spero. Lavoro tanto e continuerò a lavorare tanto per raggiungere questo obiettivo”.

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Redazione Sky Sport