Cuba, il Toro, il Parma e la Serie A: Raballo, l'attaccante che non ti aspetti

Cuba è… Cuba. Semplicemente, Cuba. Per descriverla, possiamo rifarci a una canzone di Daniele Silvestri, ‘Cohiba’, che racconta l’isola e quello che nella storia ha rappresentato . È testardaggine, Cuba. Perseveranza. Voglia di combattere sempre. Determinazione. E nonostante gli anni l’abbiano sempre più isolata dal mondo, ha mantenuto una sua identità forte. A volte turistica anche se incredibilmente autoctona. È ospitale, Cuba. È una favola. È casa. Così la vede di certo Alessio Raballo, che ha un nome e un cognome italianissimo ma che cubano si sente eccome. Ha solo 18 anni, fa l’attaccante ed è di proprietà del Torino, che l’ha prestato al Parma lo scorso gennaio. Da qualche giorno a Cuba si parla tantissimo di lui e lui quasi non capisce perché. Lo diciamo noi: è il nuovo attaccante della nazionale cubana. Dove il calcio di certo non si mastica. Ma dove c’è spazio comunque per diventare qualcuno. In Italia i giocatori cubani nel giro della nazionale sono due: Davide Incerti del Brindisi e proprio Raballo, la cui prima convocazione è freschissima anche se era nell’aria da qualche mese. Due eccezioni quasi storiche, ci conferma Opta: non ci sono calciatori cubani che hanno giocato in Serie A; non ci sono giocatori cubani che, quest’anno, giocano nei dieci maggiori campionati europei. Incerti ha 22 anni ed è un centrocampista, e sta appunto percorrendo la sua carriera nelle serie minori. Alessio invece ha già potuto assaggiare la Serie A. Certo, solo in panchina, quando il 29 dicembre scorso è stato convocato da Vanoli per Udinese-Torino. Perché all’allenatore della prima squadra granata piace, pur considerandolo ancora un po’ acerbo. E siccome in Primavera ha avuto meno spazio del previsto è stata trovata la soluzione Parma, per un prestito con diritto e controdiritto a favore del Toro, con cui ha un contratto fino al 2027. Che dimostra quanto comunque sul giocatore si voglia mantenere il controllo. Piano B Ha soli 18 anni, Raballo, ma vi invitiamo a vedere il suo profilo Instagram. Pochissime foto, praticamente tutte di lui in campo. Non ama i social e nemmeno rendere particolarmente pubblica la sua vita. Ha le idee chiare, però, e non hanno a che fare solo con il pallone. La parola d’ordine è Piano B, nel senso che vuole avere sempre un’alternativa nel caso in cui le cose non dovessero andare bene. La carriera di calciatore è appena all’inizio, per ora lo diverte ed è intenzionato a crescere il più possibile. Ma se non dovesse farcela? Piano B: una scuola con indirizzo economico e management ed eventualmente l’iscrizione all’università. Niente lasciato al caso. Piano A Ma prima la testa va al campo, con delle doti tecniche da affinare per diventare un attaccante davvero completo. Il fisico non gli manca: è un giocatore di 186 centimetri per 88 kg di massa quasi tutta muscolare. E nonostante quello che si possa pensare, è soprattutto un giocatore di movimento: ama spaziare per tutta la trequarti offensiva. I gol in rapporto ai minuti giocati non sono pochi: uno ogni 100’. Con la maglia del Toro Primavera è sceso in campo 15 volte quest’anno, non sempre da titolare, segnando 4 gol, tra cui uno contro la Juve il 19 ottobre scorso che ha regalato la vittoria alla squadra e rappresenta per lui un momento molto importante. A Parma, sempre nella Primavera, per ora ha segnato 2 reti in 5 partite: gioca più regolarmente e riesce a mettersi meglio in risalto. Che era quello che voleva. Ma nel Torino è cresciuto, sapendo accettare le panchine. Già da quando è arrivato nell’Under 14 : partiva dalle retrovie e a poco a poco si guadagnava il suo spazio. Così è cresciuto, con determinazione e costanza. Così ha convinto la sua nazionale. ‘Sua’, perché si sente cubano come la mamma, che vive in Italia da oltre vent’anni . Quando era piccolo e andava a visitare i parenti, spesso si metteva a giocare a calcio in un campo vicino allo stadio Maceo, che ospita le partite casalinghe del Club Santiago. La squadra è importante, ma lo stadio ospita 5mila persone, a dimostrazione di come il calcio sia tutta un’altra realtà rispetto all’Europa. La favola cubana di cui parla Silvestri è diventata quella di Raballo. Che tra i suoi idoli calcistici ha Darwin Nunez: in questi ultimi giorni vediamo spesso l’attaccante del Liverpool in tv per il rigore tirato contro il Psg e parato da Donnarumma, che ha regalato il passaggio di turno di Champions ai francesi. Un idolo ferito, ma che saprà rialzarsi. Forse anche per questo gli piace così tanto.

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