Artem Dovbyk è l'attaccante giusto per la Roma?

La guerra dentro casa dei genitori non può essere certamente d’aiuto a chi avrebbe bisogno di stare con la testa libera. Per Artem Dovbyk, come per ogni sportivo, la leggerezza mentale sarebbe lo stato necessario per rimanere concentrato sulla professione. Ma questo lusso non gli è consentito. Basta poco per interpretarne lo stato d’animo. Difficile vederlo esultare più di tanto o sorridere dopo un gol. Poi c’è l’aspetto tecnico. È quasi sempre complicato il destino degli attaccanti stranieri al primo anno in Serie A. Quello di Artem Dovbyk non rappresenta un’eccezione. Il calcio italiano contiene un’attitudine difensiva non facile da decifrare e che certamente inibisce l’approccio del centravanti vecchio stampo. E Dovbyk rappresenta proprio quella tipologia di prima punta. Uno che scende in campo esclusivamente per fare gol. Sarebbe sbagliato chiedergli qualcosa di molto diverso. Non sarà mai un ‘finto nove’, uno che viene incontro al pallone per svolgere un lavoro d qualità. La sua missione rimane il gol e per quello va giudicato. Quindici finora con la maglia della Roma: dieci in campionato, otto dei quali buoni a sbloccare il risultato. Gol pesanti ne ha fatti e anche la quantità è tutto sommato accettabile. L’anno scorso a Girona ne fece ventiquattro. Tutti in campionato. Era stato particolarmente reattivo il centravanti ucraino a mettersi a disposizione delle idee di Michel e del suo calcio dominante, molto offensivo. Un sistema di gioco eccellente per esaltare le caratteristiche da grande finalizzatore. Dovbyk ha un profilo molto ben riconoscibile e non sarebbe giusto chiedergli di snaturarsi a 27 anni. Difficile possa arricchire le conoscenze tecniche. Ha bisogno di una squadra che ragioni in relazione ai suoi movimenti. L’anno scorso nel Girona aveva finito la stagione con otto assist e quest’anno, per esempio, nel derby le sue sponde sono risultate utilissime a far saltare la struttura difensiva della Lazio. Ma, nonostante questi episodi, non sembra poter rappresentare la fisionomia del centravanti moderno capace di produrre in continuità pensieri e azioni alternativi al gol. I margini di miglioramento vanno cercati in altri ambiti. Claudio Ranieri lo ha sollecitato ad aumentare la cifra di determinazione dentro il campo e tutti e tre gli allenatori alternatisi in stagione sulla panchina della Roma gli hanno sempre chiesto di imporre con maggior convinzione la sua fisicità. In attesa di conoscere le esigenze del nuovo allenatore la Roma sembra molto convinta di continuare a credere nel centravanti su cui ha investito quasi quaranta milioni. Lui, Artem Dovbyk, per diventare un crack nel calcio italiano dovrà essere bravo a scrollarsi di dosso quella riservatezza che sembra bloccarlo in alcuni momenti della partita. Esercizio tutt’altro che facile quando in testa transita senza tregua l’ossessione dei parenti affacciati su uno scenario di guerra.

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