Lo show di Zico e il flop di Diego: le prime giornate dei Numeri 1

La prima giornata è piena di trappole, perché uno vorrebbe mettere subito le cose in chiaro ma non sempre le stelle si allineano con la stessa fretta. Li stiamo aspettando tutti, i nuovi acquisti della Serie A: ma Kevin De Bruyne e Luka Modric un po’ di più, perché dietro le spalle hanno un passato favoloso e davanti un tratto di strada - non sappiamo quanto lungo - che finalmente ci riguarderà. Nel primo turno cercheremo i segni per prevedere quel che ci porteranno, loro faranno di tutto per assecondare l’attesa - sono campioni, sanno ciò che la gente vuole da loro - ma guai a pensar male se non dovessero subito mostrare il meglio. Ricordate che Cristiano Ronaldo segnò soltanto alla quarta partita, quando i sorrisini ormai comparivano fra i tifosi delle altre squadre, eppure chiuse la sua prima stagione alla Juve con 21 gol in campionato, 28 complessivi, oltre ovviamente allo scudetto. Il primo match però, una vittoria per 3-2 in casa del Chievo decisa da una rete nel recupero di Bernardeschi , bastò a percepire la visceralità del rapporto di Cristiano con il gol, quel suo istintivo disappunto, subito corretto da un sorriso forzato, quando l’ultimo tocco non è il suo. E infatti chiunque abbia giocato con lui ne parla con infinita ammirazione, ma nessuno con calore. Cristiano Ronaldo arrivò in Italia nel 2018 da numero uno del mondo bis. Nel senso che Leo Messi era considerato il migliore dal 70 per cento degli appassionati, ma il portoghese gli si era a tal punto avvicinato - a Palloni d’oro stavano 5 a 5 - da fornire molti argomenti al 'suo' 30 per cento. Ronaldo Nazario, detto il Fenomeno, arriva invece all’Inter nel 1997 da numero uno in pectore e alla guida di un’Inter assolutamente stellare. L’attesa è pazzesca. Prima giornata, gara in casa col Brescia, niente va come dovrebbe andare e al minuto 73 una girata in area di Dario Hubner lascia di sasso Pagliuca. Secchiata d’acqua gelida, si profila un umiliante flop, Ronaldo si agita reclamando palloni ma nell’area bresciana non si entra, il dispositivo difensivo allestito da Beppe Materazzi resta ermeticamente chiuso, per farlo saltare occorre un tiratore, come nel basket. Concentrati come siamo sull’esordio di Ronaldo, in pochi notiamo l’ingresso in campo di un altro frutto, molto meno reclamizzato, di quel mercato estivo: Alvaro Recoba, un 21enne uruguaiano prelevato dal Nacional e - si dice - sponsorizzato dal figlio di Moratti. Il ragazzo non ci mette molto a spiegare chi è, e soprattutto quale razza di piede sinistro si porti dietro: all’80’ esplode da 40 metri una folgore che finisce all’incrocio opposto, e il bello è che lo fa da fermo, senza apparente preparazione, quasi fuori contesto. Baci e abbracci, ma il salvatore non ha finito: cinque minuti e il suo prodigioso sinistro infila l’altro incrocio su punizione, e sempre da quaranta metri. Racconta chi c’era che se Recoba avesse avuto la voglia di allenarsi dei suoi compagni meno dotati, la sua carriera sarebbe stata molto più ricca. Quell’anno avrebbe aggiunto alla doppietta contro il Brescia una sola altra rete, all’Empoli, però con un sinistro da metà campo che sorvolò il portiere Roccati un po’ fuori dai pali. Meraviglie indimenticabili, ma quanto rare. Volete sapere chi centrò la migliore ouverture? Ho due nomi in testa. Il primo è l’immenso Zico, secondo giocatore del mondo dopo Maradona, che nella sorpresa generale arriva all’Udinese nell’estate del 1983: ecco, non c’è storia migliore di Zico all’Udinese - la cui posizione di base era grossomodo quella di oggi - per capire cosa fosse la serie A degli anni '80. La curiosità che circonda il brasiliano è enorme, tutti si chiedono come possa impattare con le nostre difese - siamo il torneo dei campioni del mondo, oltre tutto. Il primo test è a Marassi contro il Genoa. Beh, i dubbi si diradano in fretta perché l’Udinese vince 5-0 e Zico segna due reti fornendo inoltre a Virdis due splendidi assist. Ecco, Zico è uno che mise subito le cose in chiaro. L’altra prima giornata da incorniciare risale al 4 settembre 1994, e racconta la prima rete in Serie A di Francesco Totti, così forte fin da ragazzino da aver debuttato due stagioni prima a 16 anni, aver giocato qualche spezzone nel campionato successivo, ed essere in campo dall’inizio nella prima giornata del nuovo torneo, contro il Foggia. Il primo dei 250 gol segnati da Francesco in serie A arriva al 30’, su assist di testa di Fonseca, e non porta alla vittoria: nella ripresa Kolyvanov trova il pari. Ma la sensazione di aver assistito alla nascita di una stella c’è tutta. In chiusura, il più celebre dei flop, e che sia di conforto a chi eventualmente dovesse fallire il passo d’ingresso nei prossimi giorni. Nulla pareggerà mai l’aspettativa planetaria per il debutto di Diego Maradona - senza discussioni il numero uno assoluto - nel campionato italiano, 16 settembre 1984, stadio Bentegodi, avversario il Verona. Il problema è che tutti attendono Diego e nessuno Briegel, cui Osvaldo Bagnoli affida con tre sbrigative parole la marcatura del fuoriclasse. Anche Briegel è all’esordio in Serie A e quella sarà la stagione gloriosa del Verona scudettato. Maradona viene contenuto, anticipato, strattonato, deviato, battuto. Si prenderà le sue fantastiche rivincite, ma quel giorno appartiene al portentoso mediano tedesco, che si toglie pure la soddisfazione di segnare il gol dell’1-0. Spiegherà Bagnoli a fine partita: “Sapevo che Briegel avrebbe marcato Maradona, immaginavo che Maradona non avrebbe marcato Briegel”. Scacco matto alla prima giornata.

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Paolo Condò