La nuova missione di Gasperini parte anche dal rilancio di tre attaccanti

Lasciamo perdere la perfezione perché in Serie A nessuna squadra ha i mezzi per costruire una rosa ai livelli della Premier League. E la nuova Roma del trio Gasperini, Massara, Ranieri non può sfuggire in nessun modo da questa logica. L’allenatore ha sperato fino alla fine di aumentare la cifra tecnica del reparto offensivo. Ma le condizioni ideali non si sono concretizzate e allora invece di fare operazioni tanto per farle la scelta è stata quella di non spendere a caso. A questo punto a Gasperini non rimane che valorizzare il materiale a disposizione partendo dal presupposto che il 2025 della Roma porta con sé numeri eccellenti in campionato. Cinquantacinque punti in ventuno partite. Diciassette vittorie, quattro vittorie e un’unica sconfitta. Statistiche eloquenti rispetto al giudizio tecnico da riconoscere a un gruppo che trova al suo interno calciatori da rilanciare, proprio nel reparto offensivo ritenuto giustamente determinante dall’allenatore. Il Gasp ha chiesto con forza Sancho, ben consapevole del bisogno di un salto di qualità sulla trequarti. Cambio di passo, uno contro uno e tanti uomini da alternare in attacco sono sempre stati marchi di fabbrica del suo calcio. Tre casi Ma lo è stato anche la capacità di riconsegnare fiducia a chi l’aveva persa in certi momenti della carriera. Pellegrini, Dovbyk e Baldanzi appartengono alla categoria e sono i nomi fatti direttamente dall’allenatore in tema rilancio. A inizio mercato non venivano considerati strategici per motivi differenti, ma il bravo allenatore è quello in grado di creare una netta linea di demarcazione tra desideri e vita reale. Baldanzi, arrivato l’anno scorso a Roma, fatica a trovare una riconoscibile dimensione offensiva. È molto apprezzata la tendenza a entrare in campo con l’attitudine giusta e una reattività sempre di alto profilo. Rimane insufficiente il rapporto con la giocata decisiva negli ultimi metri. Latitano gol, assist e conclusioni in porta. Ma è molto giovane ed è giusto provarci. Differente il discorso riguardo Dovbyk. Lui i gol li ha fatti e sono altre cose a non convincere. Lega poco il gioco, spesso si isola dal resto della squadra e ha mostrato limiti evidenti nella protezione della palla adatta a far salire i compagni. Ma uno che fa gol è sempre meglio averlo che non averlo e sui centravanti Gasperini ha sempre fatto un gran lavoro. Infine Pellegrini. La società ha manifestato pubblicamente la volontà di non rinnovare il contratto a scadenza. E in più l’ex capitano ha perso la stima del pubblico per motivazioni molto faticose da rintracciare. Ma avere un centrocampista come lui capace di realizzare sessantasei gol in carriera rimane un notevole valore aggiunto. A giugno 2026 mancano dieci mesi. In un mondo normale prima di stringersi la mano e dirsi addio il buon senso spingerebbe a provare il recupero di un calciatore del suo livello e nessuno più di Gasperini è certezza di riuscita in questo. A supportarlo in questo lavoro potrà dare un contributo anche la tifoseria. Un’accoglienza calda a chi come Pellegrini ha dato tanto alla Roma potrebbe certamente aiutare l’allenatore nella delicata operazione rilancio.

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Paolo Assogna