C'è sempre meno Simone Inzaghi nell'Inter di Christian Chivu

L’Inter è tornata, la concorrenza è avvisata. Non è più quella di prima, e se sarà meglio o peggio lo dirà il tempo ma per il momento Chivu ha trovato la sua Inter e, viste le premesse, non era scontato accadesse in tempi così rapidi. Dopo la sosta di campionato di settembre i nerazzurri avevano perso in modo traumatico contro la Juventus. Venivano dalla sconfitta interna con l’Udinese e i dubbi e i malumori iniziavano ad affiorare. Nel momento più delicato l’Inter si è ritrovata, ha vinto cinque partite in fila , ha segnato 13 volte, subito solo 2 gol e mandato tanti segnali incoraggianti. Si dirà che gli avversari non erano irresistibili. Vero. Ajax, Sassuolo, Cagliari, Slavia Praga e Cremonese non sono test formidabili ma è bastato vedere la ferocia con cui l’Inter ha approcciato le ultime tre sfide per poter dire che qualcosa è cambiato. La striscia di vittorie sembra aver spazzato via la negatività che la squadra si portava dietro dal finale della scorsa stagione. Ricordate le scintille post eliminazione dal Mondiale per Club, le parole di un infastidito Lautaro, il mal di pancia di Calhanoglu, l’assurda polemica sulla mancata esultanza di Thuram allo Stadium contro la Juve? Tutto sembra cancellato. Qui c’è il primo merito di Christian Chivu, che sarà anche un allenatore semi-esordiente ma che nella gestione dello spogliatoio sinora si è dimostrato impeccabile. L’Inter è tornata affamata e nelle ultime uscite non ha mai staccato la spina, una caratteristica che è costata punti nella scorsa stagione e anche all’inizio di questa. E poi c’è un Inter rigenerata nell’interpretazione della partita. Con intelligenza Chivu ha continuato nel solco del lavoro di Inzaghi per quanto riguarda il sistema di gioco e i principi cardine, in una squadra che ha piedi buoni in tutte le zone del campo. C’era però bisogno di qualche novità, anche per ridare nuovi stimoli e nuove idee a giocatori usciti con il morale a terra dopo l'epilogo della passata stagione. I numeri ci aiutano a leggere la nuova Inter: una squadra più verticale e più intensa nella fase di aggressione e riaggressione. L’Inter di Inzaghi costruiva l’azione con lunghe reti di passaggi, tornando indietro a ricostruire quando non trovava lo sbocco immediato. Era prima per passaggi all’indietro nella propria metà campo, adesso è quattordicesima, era diciassettesima per passaggi dentro l’area di rigore, adesso è quarta. E poi il pressing: Chivu rispetto a Inzaghi tiene il baricentro più alto e la squadra è cresciuta in tutti i dati relativi alla pressione. È migliorata anche la condizione, dopo una preparazione accorciata e partita in ritardo a causa del Mondiale per Club. Akanji ha dato solidità dietro, mentre Bonny e Pio Esposito sono quelle alternative in attacco che erano mancate negli anni scorsi. Ci dice tanto della gestione di Chivu anche l’alternanza in porta: dopo la serata no di Sommer contro la Juve, Chivu ha confermato lo svizzero contro l’Ajax. Sommer ha risposto con una grande parata sullo 0-0. Poi il mister ha cambiato, dando due chance consecutive a Josep Martinez contro Sassuolo e Cagliari per rimettere Sommer nelle ultime due. Come a dire: la gerarchia non è immutabile. Sommer non è stato mortificato ma motivato, Martinez ha dimostrato di essere alternativa valida. Segnali di un allenatore già pronto a gestire un gruppo forte. Dopo la sosta arriveranno test più duri. Nello spazio di una settimana l’Inter giocherà tre partite in trasferta contro Roma, Union Saint-Gilloise e Napoli, poi la Fiorentina in casa, prima di un novembre in cui ci sarà il derby e la trasferta contro l’Atletico Madrid . Insomma, scopriremo presto se Chivu ha davvero trovato la strada giusta.

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Federico Zancan