In un anno alla Roma è cambiato proprio tutto

Erano 11 anni che la Roma non era in testa alla classifica dopo sei giornate. Stessi punti del Napoli campione d'Italia. Un viaggio a ritroso in un arco di tempo capovolto a distanza di dodici mesi. Esattamente un anno fa Cristante veniva fischiato allo stadio Olimpico appena toccava il pallone. Lo stesso accadeva a Pellegrini. Un anno dopo Cristante segna il gol decisivo per vincere a Firenze. Pellegrini ricama il destro per portare a casa il derby. Una macchina del tempo neppure troppo lontana. Un anno esatto fa si era nel pieno della confusione societaria. La Ceo Lina Souloukou aveva appena rassegnato le dimissioni, accompagnata alla porta dai Friedkin per la follia dell'esonero di De Rossi dopo appena quattro giornate. Senza Ceo plenipotenziaria, l'unico dirigente rimasto a Trigoria era Ghisolfi. Il Ds francese troppo defilato e poco convincente per un mercato in chiaroscuro a partire dai 24 milioni spesi per Le Fée. Un anno fa si era appena passati da De Rossi a Juric. Da pezzo di storia trattato con poca delicatezza a un allenatore mai oltre il nono posto in campionato in carriera, almeno fino a un anno fa. In questo dissesto societario, tra flop sul campo e contestazione allo stadio, la Roma dopo sei giornate aveva appena 9 punti. Un anno dopo ha sei punti in più e un primo posto diviso con il Napoli. In più l'allenatore. Non c'è più Juric in panchina, ma Gasperini. L'uomo dei miracoli a Bergamo. Abituato a portare l'Atalanta in Champions e ad alzare il trofeo dell'Europa League. L'allenatore che serviva per far tornare a correre la Roma con un progetto duraturo, dopo lo straordinario salvataggio di Ranieri. Già, Ranieri. Un anno dopo c'è un uomo di calcio nella dirigenza. Un garante per competenza. Un anno dopo c'è un Ds come Massara che conosce ambiente e mercato. Come dimostrato anche al Milan con scudetto e semifinale Champions nel binomio perfetto con Maldini. Un anno dopo ci sono tasselli che si aggiungono, giocatori recuperati, preparazione atletica per reggere la forza d'urto delle grandi sfide. Un percorso iniziato per metabolizzare nuovi elementi e crescere nel triennio di Gasperini. C'è chiarezza, condivisione societaria e confini tecnici che possono innalzarsi con la crescita degli otto nuovi acquisti. C'è una squadra che cresce dentro un'evoluzione programmata. Come il sinistro di Soulé nel punto esclamativo dopo sei giornate. C'è quella sua traiettoria a Firenze disegnata con il goniometro a illuminare con il gesto tecnico il desiderio di voler uscire dalla confort zone. Si cerca qualcosa in più in un mix di talento e esperienza che si incrocia in un'altra traiettoria a giro stavolta dal corner di Soulé per la torsione vincente di chi come Cristante ha sempre messo la testa e la faccia. Anche da capitano, per costruire qualcosa di più solido. Ma a cementare queste basi sempre più solide serviva una metodologia nuova e già sperimentata con successo. Serviva Gian Piero Gasperini. Ristrutturando una squadra con energia nuova. Rafforzata da un lavoro mai così duro negli ultimi anni. Il campo riportato al centro di tutto. La base atletica potenziata per sorreggere i duelli fisici. Esaltando un blocco di punti fermi: da Mancini a Ndicka. Da Koné a Cristante. Da Svilar a Soulé. Utilizzando Dybala nell'ultima mezz'ora, come a Firenze, prezioso come un diamante ma da centellinare per farlo durare nel tempo. Sei partite in campionato con cinque vittorie. Sette gol realizzati e solo due subiti. Un primo posto non fugace ma pieno di concretezza e margini di miglioramento che arriveranno dai due centravanti. Dovbyk e Ferguson: in totale un solo gol finora in otto partite ufficiali. Dal loro risveglio si possono alzare ambizioni e traguardi. Con una certezza. C'è anche la Roma seduta al tavolo delle grandi. Aspettando Roma-Inter, sui canali Sky Sport, dopo la sosta.

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In un anno alla Roma è cambiato proprio tutto

Angelo Mangiante