Una Roma a metà tra buone e cattive notizie

Buone notizie ma anche meno buone si alternano in questo pezzo di stagione della Roma e la partita di sabato sera con l’Inter ne rappresenta fedelmente il momento. Dopo un primo tempo sotto schiaffo dell’Inter è venuto fuori un gruppo ben organizzato in ogni angolo del campo. La condizione atletica è uno dei tratti distintivi più significativi del lavoro di Gasperini. Nel secondo tempo i suoi uomini in campo volavano. Cristante e Koné erano dappertutto a recuperare e lavorare palloni. Il loro dominio in mezzo al campo ha costretto dentro l’area di rigore per mezza partita una delle squadre migliori d’Europa. Soltanto la capacità di Mkhitaryan di lavorare il pallone in corsa in verticale ha consentito all’Inter di uscire dalla pressione romanista. L’altra buona notizia è Leon Bailey. Dopo quasi due mesi ha rimesso piede in campo. Si era fermato dopo il primo mezzo allenamento privando l’allenatore del trequartista più dotato di cambio di passo. Con l’Inter ha giocato appena 20 minuti ma i segnali della sua presenza già si sono intravisti. La sua gamba ha intensità da Premier League e rappresenta una evidente diversità nel mondo della trequarti romanista. È chiaramente troppo presto per capire se sarà in grado di svoltare la fase offensiva della Roma e infatti è giusto limitarsi a parlare di segnali. Ma a questo punto la percezione sui primi venti minuti in Serie A può rappresentare uno dei motivi di ottimismo in un gruppo che fa sempre tanta fatica a fare gol. Sette quelli realizzati finora. Un numero largamente insufficiente. Il secondo tempo con l’Inter peraltro è lì a confermare queste difficoltà. Detto della capacità di chiudere la prestigiosa avversaria nella sua meta campo è anche giusto ricordare come il prodotto finale non sia stato un granché. Sommer si è fatto trovare pronto ma sempre su conclusioni tutt’altro che irresistibili. Gasperini cerca soluzioni. Lavoro per niente facile. Finto o vero centravanti? Con Dybala in quel ruolo le cose sono andate bene solo nell’ultima mezz’ora di Firenze. C’era da trattenere il pallone e lavorarlo con qualità con l’intento di togliere ritmo all’eventuale tentativo di forcing finale degli uomini di Pioli. Operazione perfettamente riuscita. Ma quando c’è stato da provare a entrare in area di rigore avversaria a fare male le cose non sono andate bene. Né con il Torino né con l’Inter. E non a caso contro i vicecampioni d’Europa la produzione offensiva ha preso quota nel secondo tempo, quando il campione del mondo argentino ha potuto agire dietro una prima punta. Ma se Gasperini ogni tanto si mette a riprovare il sistema con finto nove lo fa perché prova a cercare di mettere in campo la maggiore qualità possibile. Soulè al netto della prova incolore con l’Inter rimane una certezza in una posizione ambita anche da Dybala. E lo stesso Dybala quando è a disposizione rimane sempre una tentazione per la sua immensa qualità. Per qualsiasi allenatore. Ma la convivenza è difficile soprattutto quando Dybala da finto nove si abbassa per svuotare l’area di rigore. Che a quel punto andrebbe riempita. Ma questo non accade e allora succede che la difesa interista viva un primo tempo di grande leggerezza. Senza preoccupazioni. Il problema per Gasperini è l’alternativa del sistema col vero centravanti. Dovbyk e Ferguson non lo stanno aiutando. Un gol in nove partite tra Serie A ed Europa League. E tanta ma tanta difficoltà a tirare in porta. La soluzione del problema della pericolosità in area di rigore avversaria rappresenta peraltro nella nostra Serie A una questione allargata. Agli allenatori, nessuno escluso, la responsabilità di trovare una via d’uscita in grado di rendere il campionato più divertente.

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Una Roma a metà tra buone e cattive notizie

Paolo Assogna