Il Franchi maledetto, Baldaccio e l'amaro Luciano

BALDACCIO CERCA CASA La Fiorentina continua a perdere e nel frattempo sta succedendo di tutto. Qualcuno ha messo in relazione le disgrazie viola ad una maledizione. In effetti qualcosa di misterioso potrebbe esserci. Risale a un fatto passato, molto passato, cosi passato che non se lo ricorda più nessuno. Siamo all’incirca nel 1441 quando Baldo di Piero Bruni, detto Baldaccio d’Anghiari, un valoroso condottiero che combatte per la difesa di Firenze, viene convocato con l’inganno a Palazzo Vecchio e assassinato in maniera atroce. Prima pugnalato a tradimento e poi scaraventato di sotto da un terrazzo, esanime e sanguinante ma ancora vivo, viene trascinato in Piazza della Signoria, dove la folla urlante assiste euforica alla sua decapitazione. Da quel momento l’anima nera di Baldaccio, sotto le vesti di un’armatura scura, viene avvistata in più punti della città, in varie epoche storiche. L’ultima risale a qualche mese fa, il 6 settembre, quasi certamente il giorno in cui Baldaccio fu trucidato. Qualcuno lo ha visto camminare sui tetti del Viola Park e poi saltare con una grande balzo dentro lo stadio Franchi. Sembra che si sia accomodato nella ‘Fiesole’, dove si notano al momento, invece che una nuova curva, delle costruzioni sgangherate, tipo villette a schiera riuscite male. Ci sono testimoni che giurano di aver ascoltato nella notte una voce gridare, “o mi date una casa dietro De Gea, o faccio retrocedere la squadra”. Ora, non è sicuro che questo fatto sia accaduto per davvero, ma nel dubbio, visto che da quel 6 settembre la Fiorentina ha perso quasi tutte le partite, io un bilocale a Baldaccio glielo regalerei. AMARO LUCIANO La Juventus di Spalletti sta ritrovando smalto. Ha vinto a Cremona giocando benino, e pareggiato in casa con lo Sporting, migliorando ancora. Le manca continuità, ma Spalletti di sicuro gliela saprà dare. Il punto è un altro: che cosa deve fare Spallettone per migliorare ancora la sua immagine dopo i disastri della Nazionale? Per il momento l’uomo di Certaldo sta andando alla grande, con parole minime, pochi proclami e la giocata da fuoriclasse sul futuro di Vlahovic, colui che con Tudor era finito ai margini in favore di David, l’attaccante quadrato nelle spalle e nei piedi. Spalletti s’è pronunciato all’improvviso dicendo che potrebbe convincere Vlahovic a rinnovare il contratto nel giro di poco. In attesa che questo accada, stanno uscendo sui social i suoi dialoghi con Totti, a contorno del famoso spot sull’amaro. Il tono tra i due è conciliante, anzi complice. Spalletti sorride, Totti ammicca. Dicono e non dicono, come di quella volta che Totti dalla panchina fece la pantomima di ritardare il suo ingresso in campo allacciandosi le scarpette con scientifica lentezza. Spalletti lo guarda come si fa tra innamorati, Totti corrisponde mandando cuoricini. Sono sincero, mi piaceva di più immaginarli ancora avversi, come ai tempi della loro convivenza giallorossa. Quando Spalletti sfidò il mito e Totti l’usurpatore del mito. Ricordo l’intervista del pupone al TG 1, quando si rifiutò di andare in ritiro con la squadra per protesta nei confronti di Luciano. Ricordo la chiusura a riccio di Spalletti, che tenne il punto con coraggio. Ricordo tutto questo mentre mi perdo in un bicchiere d’acqua, non sapendo come finire questo pensiero. Che l’acqua è trasparente come la verità, mentre l’amaro è scuro come la falsità.

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Alessandro Bonan