Quello della Fiorentina contro la Juve non è stato solo un pareggio

La Fiorentina non riesce a vincere ancora una partita ma, come ripetuto più volte da Vanoli, “certe partite se non si può vincere, meglio non perderle”. E i viola, a differenza del recente passato, hanno fatto di tutto per portare a casa un punto che, magari, non smuove la classifica, ma che evita un’altra sconfitta contro gli eterni rivali della Juventus e che avrebbe aumentato il livello di depressione nella squadra e nella città. Meglio guardare il bicchiere mezzo pieno sperando che l’ennesimo pareggio, il 6° di questo campionato, possa servire per il futuro, per mettere un altro mattoncino e continuare a costruire quel senso di squadra che nelle prime undici partite non si era mai visto. Ed è questo il miglior segnale che arriva dalla partita contro la Juve. La Fiorentina, per la prima volta in stagione, è stata squadra, capace di compattarsi e di reagire. Il gol alla fine del primo tempo avrebbe tagliato le gambe ma Vanoli li ha stuzzicati nell’intervallo, toccando le corde giuste, perché i viola sono rientrati in campo come mai si era visto in questo inizio di stagione. Cattivi, affamati, una squadra che, invece di sciogliersi e farsi travolgere dalle solite paure, ha tirato fuori gli attributi. E non è un caso che il pareggio sia arrivato dopo tre minuti dall’inizio del secondo tempo, con un gol bellissimo del solito Mandragora, ormai imprescindibile per qualsiasi allenatore si sieda sulla panchina viola. Sono piccoli segnali, certo, ma che qualche indizio lo danno già: Vanoli ha avuto la capacità di entrare in poco tempo nella testa dei giocatori, cosa che, probabilmente, non era riuscita a Pioli. È stato bravo a farli calare in una nuova realtà, quella di chi deve lottare per non retrocedere: la Fiorentina gli assomiglia già un bel po’ e questo è un bel segnale. Certo rimane il fatto che i viola non vincono dalla scorsa stagione, dall'ultima di campionato contro l’Udinese in trasferta. Da allora solo piccoli passi, che hanno evidenziato tutti i limiti di una squadra che prende troppi gol e fa una fatica enorme nella costruzione del gioco. Sohm ancora una volta impalpabile, Fagioli, in un ruolo da regista che non ama, ha fatto fatica, giocando balloni banali. Da lui Vanoli si aspetta più coraggio e qualità: “Non può giocare una partita bene e due no. Serve la continuità se si vuole diventare giocatore”. Leader del centrocampo è Mandragora, che di carattere e personalità ne ha da vendere. Oltre al senso del gol, già 10 nell’anno solare , dietro solo a McTominay e Calhanoglu . Ma se Mandragora è il capocannoniere della squadra, evidentemente c’è un problema in attacco. Anche contro la Juve sono stati solo tre i tiri in porta , troppo poco per poter pensare di vincere una partita. E se è vero che proprio Moise Kean è fermo a soli due gol, l’attaccante viola ha fatto vedere anche contro la Juve tutte le sue qualità: da solo ha messo in difficoltà tutta la difesa bianconera, ha trascinato la squadra e trasmesso ai compagni la sua fame. Per Vanoli lui è il leader ma adesso chi gli sta accanto deve dare di più, come Piccoli a Gudmundsson, che devono dimostrare le loro qualità. La Fiorentina ha investito tanto su di loro, è il momento di ripagare e mostrare chi sono. Perché, come detto da Vanoli per uscire da questa situazione: “Abbandoniamo l’io e pensiamo al noi”, c’è bisogno di tutti.

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Quello della Fiorentina contro la Juve non è stato solo un pareggio

Vanessa Leonardi