Il discorso di Conte che ha trasformato il Napoli

Giovedì 20 novembre. Tutto è cominciato quel giorno. I nazionali sono tornati alla base, a Castel Volturno. Antonio Conte è rientrato da pochi giorni dopo una settimana di riposo, per non dire sabbatica. Di quello che è successo a Bologna, in città, se ne parla da più di una settimana: la sconfitta senza appello, le parole dell’allenatore nel post partita, durissime contro la squadra. Sembra l’inizio della fine, addirittura qualcuno ipotizza che Conte voglia dimettersi, altri che il club possa prendere in considerazione l’esonero. Su questo fronte il presidente De Laurentiis sgombra subito il campo dai dubbi, rinnovando con forza la centralità dell’allenatore nel progetto. Di Conte, per più di sette giorni, non si hanno notizie. Dopo lo sfogo nella sala stampa del Dall’Ara è partito in auto direzione Torino. Le parole pronunciate davanti ai giornalisti ancora riecheggiano nei vicoli di Napoli, e si vocifera che pochi minuti prima, nello spogliatoio di Bologna, i toni siano stati addirittura più aspri. Giovedì 20 novembre, per molti, è il giorno della resa dei conti, o meglio, del chiarimento tra squadra e allenatore. Tutti i giocatori vengono convocati nella sala stampa di Castel Volturno. C’è anche Lukaku, che è rientrato da pochi giorni dopo due mesi di cure in Belgio. Conte inizia a parlare. Il giorno prima ha incrociato gli ‘italiani’, ma non si è andati oltre i saluti di rito. Qualche senatore ha già avuto modo di esprimergli la propria perplessità per i modi e lo sprone utilizzati a Bologna nei confronti della squadra. Tutta i giocatori sono in silenzio davanti all’allenatore che inizia a parlare. Quello che accade nei minuti successivi è probabilmente la chiave di svolta della stagione azzurra. Quello dell’allenatore è un discorso acceso, ‘sentito’, ma questa volta, più della rabbia, emerge la sofferenza per non riuscire a trasmettere la mentalità, lo spirito di sacrificio indispensabile per uscire dal momento di crisi. L’unico ad intervenire è Lukaku, ma solo per calmarlo. In quei pochi minuti evidentemente qualcosa scatta nella testa dei calciatori. Perché ad emergere è il lato umano di Antonio Conte che prima di tutto mette in discussione sé stesso, assumendosi la responsabilità di una situazione che lui sta vivendo come una sorta di fallimento personale. A quel punto tutto viene visto da una prospettiva diversa. Conte per l’ultima volta richiama i suoi giocatori ad una forte assunzione di responsabilità. La strada che ha indicato è quella giusta, basta seguirla. Mettendo da parte le difficoltà del periodo, i mugugni per la gestione quotidiana. Non chiederà mai al gruppo di sacrificarsi più di quanto non abbia fatto lui fino ad ora. Il resto è cronaca. Cinque vittorie consecutive tra campionato, Champions e Coppa Italia. L’abbraccio di Di Lorenzo dopo il primo gol contro l’Atalanta, quello di Lukaku e Anguissa a fine partita. Lo spirito di sacrificio messo in campo da Lang. La resurrezione di Neres. Nonostante un’emergenza che ha continuato ad assottigliare la lista dei disponibili. I quindici giorni di Napoli. Anzi, del Napoli sempre più di Antonio Conte. Dall’Atalanta alla Juventus. Dalla sala stampa del Dall’Ara a quella del Maradona, dopo la vittoria sulla Juventus. “Grazie”. Una parola pronunciata più volte all’indirizzo della squadra, che ha capito i ‘travagli’ dell’uomo e seguito le indicazioni dell’allenatore.

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Massimo Ugolini