Un anno senza Gigi Riva

Alla fine, è tornato davvero. Come in quella canzone che parla di lui e ci dice che quando Gigi Riva tornerà, lo farà anche la voglia di sognare . Non credete a chi sostiene che è come se non se ne fosse mai andato. Non è vero, l’assenza si sente, la sua poltrona è vuota dal 22 gennaio di un anno fa. Questo silenzio è diverso da quelli in cui decideva di rifugiarsi. Eppure, ogni tanto Gigi Riva ritorna, bussa al cuore di chi gli ha voluto bene, di chi lo ha ammirato. Toc toc, ed ecco un ricordo. Oppure gli soffia sugli occhi, come una nuvola di fumo, per aprirglieli e ricordargli che ci sono cose che Gigi Riva non direbbe, che Gigi Riva non farebbe, perché il suo più grande fiuto non è stato per il gol, ma per ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Lo sentiva, e anche per questo ci vuole del talento: un saper stare al mondo che non è di tutti. Ma c’è un altro modo, in cui ogni tanto Gigi Riva ritorna. Si manifesta come una strana esigenza di stare insieme, un’energia capace di attrarre le persone e unirle, anche se un attimo prima non si conoscevano, un inspiegabile bisogno di condividere. Ecco, Riva crea spogliatoi, ancora oggi, attorno al suo nome. L’ultima volta in cui è successo è stata forse il 7 novembre, quando in tanti ci siamo ritrovati per festeggiare il suo compleanno. Sarebbero stati ottanta, di cui più di sessanta trascorsi in Sardegna. Non poteva che essere lì, la festa del suo compleanno, a Cagliari. Una settimana di celebrazioni e riflessioni raccolte nella Gigi Riva Football Week, voluta dalla famiglia e organizzata con dedizione da Giorgio Pitzianti, di cui Sky Sport vi propone un assaggio in uno speciale che trovate in onda e on demand, sempre con quell’intento di condivisione che agita, più che anima, chi ama Rombo di Tuono. È stata una grande festa, forse persino troppo grande per il suo profilo così schivo. Chissà se Gigi Riva l’avrebbe autorizzata, ma certamente l’avrebbe capita, come ha sempre fatto: dove intravedeva buonafede, uno scorcio di cuore, alzava le braccia oppure le apriva. In quell’abbraccio si è trovato stretto, tante volte, Gigi Buffon e lo sentirete raccontare a grandi e bambini, tanti bambini, come Riva gli abbia insegnato a essere un punto fermo quando tutto intorno si muove. Ascolterete Claudio Ranieri ricordare quanto del coraggio di Rombo di Tuono sia arrivato al suo Cagliari, perché una sola parola di Riva poteva spostare le montagne che ogni tanto si frappongono tra una squadra e una vittoria, ma che per questo la rendono un’impresa. E poi ancora Nicola, Pavoletti, Deiola provare a spiegarci cosa significhi indossare la sua stessa maglia, e dirci che sì, quando Gigi Riva torna lo fa anche la voglia di sognare, come nella sua canzone, quella che il giorno del suo compleanno gli abbiamo cantato tutti assieme, tagliando la torta e soffiando le candeline per lui e, in qualche modo, con lui. A me è toccato scrivergli un biglietto d’auguri. Ma dove si trovano parole nuove per Gigi Riva, non consumate dalla retorica del dolore? “Tra quelle d’amore”, è stato il suggerimento che ho ricevuto: parole che descrivano i sentimenti dei sardi per lui, proprio in sardo magari. Ma in quale dialetto? Ne abbiamo tanti, eppure nella nostra lingua non abbiamo un vocabolario d’amore. Abbiamo gesti, ma poche parole. I sardi come Riva l’amore lo tacciono: ci sono certi silenzi, i suoi ad esempio, quelli sì che possono essere una forma d’affetto, di rispetto. Perché il silenzio è rispetto e l’amore che non rispetta non è amore. È vero, l’amore è impegno: è ‘ci penso io’, ovvero ‘du fazzu deu’, meglio dimostrare, meglio fare, d’altronde da noi una cosa fa o non fa. E l’amore fa. In fondo poi da noi amare è ‘istimare o stimare’. E cosa c’è di più profondo e meno volubile della stima, che è dare valore, riporre fiducia. E cosa c’è di meglio riposto della stima in lui, in questi sessant’anni e più? Nulla. Ecco, noi sardi Gigi lo istimiamo, mera, molto, con tutto il nostro cuore: figlio d’anima di uno scoglio che lui ha trasformato in Isola. Un giorno qualcuno mi ha fatto notare che i sardi sono forse gli unici a dire ‘t’amo forte’, anche nel nostro canto popolare più famoso , quello in cui per il troppo amare non si può riposare. Ovunque si dice ti amo tanto, ti amo da impazzire, ti amo da morire. Noi no, noi amiamo forte, come il nostro vento. E quanto ci sta bene, forte, accanto al nome di Gigi. Certo, avrei potuto scrivergli il solito augurio, a chent’annos, ma cento sono pochi, non bastano cento anni di Gigi. La verità è che non ci sono né verbi né aggettivi per spiegare quello che ha scatenato il rombo del suo tuono, ancora oggi, e allora meglio dedicargli una sola parola: ‘spassiarì’, semplicemente ‘divertiti’, perché ridere in fondo gli è sempre piaciuto, a dispetto di quello che si crede, e noi con lui ci siamo divertiti tanto, anzi, ci siamo divertiti forte. Anche il 7 novembre. Sì, gli abbiamo fatto una festa, non prendeteci per matti, come quel Cappellaio, il Bianconiglio e Alice che festeggiano i non-compleanni in Wonderland, anche se tante volte ci piacerebbe scoprire che è stato solo un brutto sogno e che in questo gennaio Gigi è ancora lì, a fumare consonanti e vocali sulla sua poltrona. Eppure, più che di tristezza, il vuoto lasciato da Rombo di Tuono in un anno si è riempito di profonda, immensa, gratitudine. Per questo siete tutti invitati a quella festa che ora siamo pronti a condividere, e Quando Gigi Riva Tornerà bisognerà farsi trovare pronti. Come? Facile, con la schiena dritta.

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Un anno senza Gigi Riva

Veronica Baldaccini