Come è cambiata Milano dalla prima alla seconda stella dell'Inter
Dal 10° titolo nerazzurro del 1966 la città è mutata profondamente, ma è riuscita a mantenere la sua identità. Accogliente e modernissima, capitale della moda, del design e della musica: "Milano vicina all'Europa, che ride e si diverte..."
di Alfredo Corallo
- San Siro è sempre là (e non era così scontato...), maestoso come il Duomo. Ma dalla notte del 22 aprile 2024 brilla una luce in più nel firmamento del cielo milanese: nero e azzurro, sullo sfondo d'oro della Madonnina e delle due stelline che illumineranno per sempre la maglia e il cuore dei tifosi del Football Club Internazionale Milano.
- Una Milano che è cambiata, ovviamente, da quel lontano ma altrettanto 'cosmico' 1966, l'anno della prima stella: vediamo come...
- "Il nostro decimo scudetto è come un francobollo che completa una già ricca collezione". Il 15 maggio del 1966 - alla penultima di campionato - la Grande Inter del presidente Angelo Moratti e di Helenio Herrera batte la Lazio 4-1 in casa e appunta la sua prima stella dorata sul petto, la chiusura di un cerchio 'magico' dopo due Coppe dei Campioni e due Intercontinentali consecutive. Qualcosa che, come sentenziò il petroliere e papà di Massimo, "vincendo o perdendo nel futuro altri campionati, rimarrà sempre sulla nostra maglia".
- La prima pagina della Gazzetta dello Sport con il titolo 'doppio': sullo scudetto dell'Inter sì, ma già con lo sguardo rivolto al Giro d'Italia, in quegli anni amatissimo e popolare (almeno) quanto il calcio.
- Per i nerazzurri - al loro terzo scudetto in quattro anni - vanno a segno Luis Suarez (che propizia anche un'autorete), Sandro Mazzola e Angelo Domenghini, portati in trionfo a San Siro. Che non si chiama ancora "Giuseppe Meazza" - lo stadio verrà intitolata al leggendario calciatore nel 1980 -, è scoperto e dotato soltanto di due anelli (il terzo, insieme ai pilastri cilindrici e alla tettoia in travature d'acciaio sarà aggiunto con la mega ristrutturazione dei Mondiali di Italia '90).
- "Se non sbaglio lei ha visto Inter-milan con me...". All'epoca della canzone di Adriano Celentano - uscita nel 1967, poi contenuta nell'album Azzurro/Una carezza in un pugno, che includeva anche 'La coppia più bella del mondo' - lo stadio aveva davvero la capienza 'monstre' di oltre centomila spettatori, ridotta oggi di un quarto.
- Nel 1966, il 'Molleggiato' aveva presentato a Sanremo uno dei suo brani più iconici: il mondo stava cambiando, le auto prendono il posto delle bici e l'aria si fa sempre più irrespirabile, la natura cedeva il passo all'urbanizzazione e alla 'cementificazione selvaggia', come la strada dove era nato (via Cristoforo Gluck, nel quartiere Greco): "Là dove c'era l'erba ora c'è una città, e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà?".
- Celentano - grande tifoso interista, tra l'altro - ricorda spesso i tempi in cui da bambino faceva il bagno alla Martesana e alla Darsena (riportata al suo vecchio 'splendore' nel 2015, ora centro della movida): la zona dei Navigli era ancora molto popolare, abitata da operai e studenti perché i prezzi degli affitti erano molto più accessibili di oggi...
- Con l'emigrazione dal Sud, l'espansione demografica (tra il 1951 e il 1971 passa da un milione 275mila a un milione 725mila abitanti), il boom economico e l'avanzare delle periferie nasce l'esigenza di nuovi spazi, un universo che Giovanni Testori raccontò alla perfezione ne 'Il Ponte della Ghisolfa', cui Luchino Visconti s'ispirò per 'Rocco e i suoi fratelli', che girò in bianco e nero perché era così, secondo il regista, che Milano appariva agli occhi dei meridionali.
- Anche allora, fatalmente, s'intravedeva una 'Milano Nera', per dirla alla Pasolini (gli ultimi dieci minuti della pellicola, peraltro, sono stati girati allo stadio San Siro). Quella dei "Contessa" e del "Rospo", controfigure di personaggi da Calibro 9 alla Turatello e Vallanzasca, in perfetto stile Scerbanenco. Ed è proprio del 1966 il film 'Svegliati e uccidi', diretto da Carlo Lizzani e ispirato alla vita di Luciano Lutring (soprannominato "Il solista del mitra"), capostipite del filone 'poliziottesco' all'italiana.
- Se gli anelli dello stadio erano due, nel 1966 la Metropolitana era 'appena' una: la linea rossa (M1), inaugurata da un paio d'anni. Nel 1969 affiancata dalla verde (M2), quindi - in sequenza - dalla gialla (M3) nel 1990, dalla lilla nel 2013 (la M5, quella che porta a San Siro), e dalla blù (M4) nel 2022.
- Nel 1966 il grattacielo più alto del capoluogo lombardo (e d'Italia) è il Pirellone, con i suoi 128 metri e 31 piani; oggi è soltanto l'ottavo in 'classifica' nello skyline milanese, dominato dalla Torre Unicredit (231 metri, con una guglia di 80,5), costruita nel 2011 in piazza Gae Aulenti nell'ambito del progetto di Porta Nuova, simbolo della Milano contemporanea, che comprende anche Palazzo Lombardia, il Bosco Verticale e le sedi di Inter e Milan.
- Con il trasferimento di gran parte del quartiere fieristico nel nuovo polo Fieramilano di Rho-Pero, sede dell'EXPO 2015, l'area liberata è diventata l'avveniristica (e ricca, è inutile girarci intorno) 'Citylife', completamente libera dal traffico: con le tre altissime torri (Isozaki, Hadid e Libeskind), un grande parco pubblico - il secondo dopo Parco Sempione - con percorsi ciclabili, pedonali e un complesso residenziale, abitato anche da diversi giocatori di Inter e Milan.
- Se negli anni '60 gli immigrati erano "i meridionali", questa 'nuova' Milano è la più multietnica tra le città italiane con oltre 300mila cittadini stranieri (il 21% su quasi un milione e mezzo degli attuali residenti), provenienti da 160 differenti nazioni.
- Secondo il rapporto 2023 dell'Anagrafe meneghina, le comunità più numerose sono quella egiziana (45.457), filippina (38.942 unità) e cinese (37.041), concentrate prevalentemente tra via Padova, la zona di Villapizzone, via Sarpi e l'area intorno a San Siro.
- Di un certo rilievo anche la popolazione dell'Est Europa con oltre 15mila romeni, 10mila ucraini e 5mila albanesi. Molto rappresentativa pure la fetta degli studenti provenienti dall'Unione Europea, circa 12.500 sui 225mila iscritti all'Università: in maggioranza francesi, spagnoli, inglesi e tedeschi. Un po' come nella canzone di Lucio Dalla, questa è Milano: "Ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano...".
- Con il suo Salone del Mobile, istituito nel 1961 e 'internazionale' dal '67, uno dei più importanti a livello mondiale. Ospitato anch'esso a Rho-Pero, catalizza nella Design Week centinaia di migliaia tra addetti ai lavori e visitatori generici, attratti sempre di più anche per l'abbinamento con il Fuori Salone, creato negli anni '80 della "Milano da bere" e degli yuppies, 'sfrattati' ormai da Piazza Affari. Dove oggi giganteggia il dito medio in marmo di Maurizio Cattelan.
- Nel 1966 sono Firenze e soprattutto Roma le città italiane più 'classy'. Ma è a Milano che la moda fa 'sistema' tra industria, editoria e marketing sul finire degli anni '70 consacrando sempre di più il brand del Made in Italy in tutto il mondo ed eleggendo la 'Fashion Week' meneghina tra le cosiddette "Big Four" del settore insieme a Parigi, New York e Londra.
- Il Teatro alla Scala rimane uno dei 'totem' di Milano, determinandone una linea di continuità tra passato e futuro. Nel 1966 era frequentato dalle regine Elisabetta II e Grace di Monaco, con Carla Fracci étoile ne 'La bella addormentata' (nella foto).
- Oggi è ancora il Tempio dell'opera, della musica classica e del balletto, ma si è aperto anche alla canzone autoriale (vedi il concerto di Paolo Conte nel 2023) e agli eventi sportivi, come il 'The Best FIFA Football Awards' del 2019.
- Nell'anno della prima stella interista Milano è anche la capitale del jazz: al Teatro Lirico si esibiscono Duke Ellington & Ella Fitzgerald, alla Taverna Messicana va in scena Billie Holiday, Chet Baker al Santa Tecla e il quartetto di John Coltrane al Teatro dell'Arte. Ma è anche il polo di sperimentazione di nuovi linguaggi - a 360 gradi - grazie al genio di Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Dario Fo, i Gufi, pionieri del Derby Club.
- Nel 1966 gli intellettuali gravitano tra il Bar Jamaica - a due passi dalla Pinacoteca - e la trattoria dell'Oca d'oro, dove sono di casa Lucio Fontana, Piero Manzoni, Umberto Eco, Dino Buzzati, Franco Battiato, Luciano Bianciardi, Ornella Vanoni, Milva, Mariangela Melato, Giorgio Strehler, Paolo Grassi e Nina Vinchi, che hanno lasciato nel quartiere la loro eredità più preziosa, quel 'Piccolo' che oggi continua a rappresentare un luogo 'sacro' per gli attori e un modello di riferimento per gli altri teatri stabili italiani e non.
- Ma nei "favolosi '60" la città si consolida già anche come una tappa privilegiata delle popstar: nel 1965 lo storico, doppio concerto dei Beatles all'Arena Vigorelli; nel 1967 è la volta dei Rolling Stones al Palalido, dal 1980 (dallo show di Bob Marley) i grandi eventi musicali vengono ospitati nel 'solito' San Siro e al Forum di Assago, inaugurato nel 1990.
- Dici Forum e pensi all'Olimpia di basket, che all'epoca giocava al Palalido, era targata Simmenthal e proprio nel 1966 conquistava la prima Coppa dei Campioni nella storia della pallacanestro italiana.
- Dall'Olimpia... ai Giochi Olimpici e Paralimpici, a 60 anni da quel 1966. Se mai ce ne fosse stato bisogno, l'ulteriore legittimazione del valore della città è arrivata, infatti, con l'assegnazione delle Olimpiadi invernali, in tandem con Cortina. San Siro, che nel 2026 festeggerà il suo centenario di attività, sarà il teatro della cerimonia d'apertura. Per una Milano ancora più 'stellare'.