Napoli, le firme sui tre scudetti: Carnevale, Baroni e Osimhen

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Luigi Vaccariello

IL gol di Victor Osimhen al 52' di Udinese-Napoli, regala il terzo scudetto ai partenopei. Vi ricordate quali sono state le firme sugli altri due scudetti? 

LO SPECIALE SCUDETTO NAPOLI

 

Ci sono momenti, immagini, fotografie che restano fisse nella memoria. Simboli, icone di un pezzo di storia dello sport. Del calcio in questo caso. Il rigore di Grosso contro la Francia al mondiale 2006, la doppietta di Milito nella finale di Champions nel 2010 contro il Bayern Monaco al Bernabeu. Il rigore con gli occhi di ghiaccio di Shevchenko all’Old Trafford nel 2003, la rete di Totti contro il Parma sotto la curva sud nel 2001. Emozioni che alimentano la passione che anima questo sport. Perché in quel preciso momento, in quei pochi secondi, in quella fotografia è racchiusa l’origine di una gioia che durerà giorni se non mesi o anni. Ecco, se c’è una città che vive di emozioni e di passione, quella città è proprio Napoli. La casa di quel popolo che è diventato cittadino del mondo. In Italia, come in Europa o in America. Un gol scudetto per i tifosi del Napoli rappresenta quell’immagine, quel momento che dà il via ad un ciclone di gioia e festa che travolge tutto quello che si trova accanto. Dalla Dacia Arena di Udine, fino a Pizza Plebiscito.

Osimhen

Vincere uno scudetto in città come Napoli o Roma non è come farlo a Milano o Torino, dove il successo non è novità, ma consuetudine allenata nel tempo. Per questo il gol che vale uno scudetto ti proietta di diritto in quell’album dei ricordi da tramandare a figli e nipoti. Già perché la maggior parte dei ragazzi che oggi ha festeggiato per il gol di Osimhen al 52’ di Udinese-Napoli non ha potuto vivere l’emozione che hanno provato il 10 maggio 1987 e il 29 aprile 1990 quei tifosi che hanno potuto gioire per quei due scudetti, contro Fiorentina e Lazio. 

La firma di Diego

Entrambi al San Paolo, che ora si chiama proprio Maradona. In onore del calciatore da cui partirono le due giocate che portarono al gol. Ed è bello pensare che nell’anno successivo al successo dell’Argentina al Mondiale il Napoli possa tornare a festeggiare uno scudetto, proprio come accade in occasione dell’ultimo titolo dell’abiceleste nel 1986. Perché Maradona a Napoli è ovunque. Non solo nello stadio che porta il suo nome. Per i tifosi del Napoli il rapporto con Diego va oltre. È qualcosa difficile da spiegare. Una sorta di amico eterno che ti sta sempre accanto. In una città che fa del mistico qualcosa di unico, capace di mischiare sacro e profano come in nessun altro posto può accadere.

Il gol del primo scudetto

Quel pomeriggio del 10 maggio, in curva B c’era uno striscione: “La storia ha voluto una data: 10 maggio 1987, Napoli campione d’Italia”. All’epoca non esistevano anticipi e posticipi. Si giocava tutti al pomeriggio. “Tutto il calcio minuto per minuto” era l’attuale Diretta Gol, ma alla radio. Non c’erano ancora i tre punti in caso di vittoria. Al Napoli bastava un successo per l’aritmetica, anche in caso di vittoria dell’Inter a Bergamo. Siamo alla penultima giornata, la 29^. E proprio al minuto 29 arriva quell’immagine, quel momento, quella fotografia che descrive un piccolo pezzo di storia che resterà per sempre nel cuore dei napoletani. Maradona vede Andrea Carnevale, arrivato proprio quella estate dall’Udinese. Uno-Due con tacco di ritorno di Giordano, difesa della Fiorentina bucata, Landucci prova l’uscita, ma non può nulla sul tocco morbido di Carnevale che finisce in rete nella porta sotto alla Curva A. 10’ più tardi il numero 10 della Fiorentina, un giovanissimo Roberto Baggio, troverà la rete dell’1-1. Il risultato non cambierà più. Anche perché l’Atalanta batte l’Inter 1-0. Agli azzurri bastò quel pareggio per dare il via alla festa. Con Giampiero Galeazzi a rincorre Maradona in campo: “Ho vinto un mondiale, ma questa è la vittoria più importante della mia vita, perché con l’Argentina non ho vinto a casa mia, Napoli è casa mia” dirà Diego.

Negli spogliatoi tutti i calciatori intonano “’O ‘surdato nnammurato”. Ma la colonna sonora per tutti diventerà “quel ragazzo della Curva B” scritta e cantata da Nino D’Angelo. Da cui nascerà anche un film per raccontare quell’annata, quella incredibile stagione 1986-87. Il primo scudetto azzurro.  “Non sapete cosa vi siete persi” fu la scritta che comparse sulle mura di un cimitero di Napoli a rimarcare quella peculiarità tipica di una città che fa dell’ironia una sua ragion d’essere. Manifestata anche dopo la beffa con la Salernitana con lo scudetto sospeso, come un caffè.

Il gol del secondo scudetto

Per arrivare al secondo scudetto ci vollero altre tre stagioni. La delusione della rimonta subita nel 1988 dal Milan fu compensata dal primo e unico successo europeo della storia del Napoli: la Coppa Uefa vinta nella doppia finale contro lo Stoccarda di Maurizio Gaudino nel 1989. Il 29 aprile 1990 al San Paolo per la 34^ giornata, l’ultima di campionato, il Napoli ospitava la Lazio. Gli azzurri si contendevano il titolo ancora con il Milan di Sacchi. Serviva il successo per l’aritmetica. Sulla panchina azzurra non c’era più Ottavio Bianchi, ma Albertino Bigon. Nel mercato estivo gli azzurri prendono un giovane difensore dal Lecce che aveva appena ottenuto la promozione in Serie A sotto la guida di Carletto Mazzone. Il suo nome è Marco Baroni. E ci sarà il suo nome sul secondo scudetto azzurro. 7’ calcio punizione per il Napoli. Sul punto di battuta c’è Maradona, che con un pallone dei suoi trova la testa di Marco Baroni, nulla da fare per Valerio Fiori. E’ l’unico gol della partita. Quello che la decide. La firma sul secondo scudetto del Napoli che proprio l’attuale allenatore del Lecce ha raccontato dopo la sfida con l’Udinese ai microfoni di Sky, ricordando le emozioni dell’ultima stagione tricolore del Napoli. Con Maradona che intervista il presidente Ferlaino negli spogliatoi sotto gli occhi di Galeazzi.

Il gol del terzo scudetto

L’ultima prima di questo 4 maggio. Uno scudetto tanto atteso, quanto meritato. Da “Quel ragazzo della Curva B” ad “Abbiamo un sogno del cuore”. La colonna sonora di questo nuovo trionfo, del successo del Napoli di Spalletti per la prima volta in trasferta. Non al San Paolo, che ora si chiama proprio Maradona, che sicuramente da lassù avrà assistito orgoglioso all’impresa di questa squadra e chissà magari avrà accompagnato con il suo sinistro magico in rete il destro di questo ragazzo nigeriano di umili origini proprio come lui. Un motivo in più per inserire anche la firma di Victor Osimhen tra quelle immagini da tramandare a figli e nipoti. 33 anni dopo, un giorno all’improvviso, il 4 maggio 2023 il Napoli e Napoli sono tornate Campioni d’Italia.