Donadoni: "Carico per essere tornato in panchina dopo 7 anni. Allo Spezia darò tutto"

Mister, bentornato. È un ritorno a sette anni dall'ultima volta in panchina in Italia. Che emozioni e sensazioni prova? "Quando si sta lontani per un po' di tempo fa un certo effetto, anche se poi comunque sono sempre rimasto nell'ambiente. Il fatto di andare sul campo e avere a che fare con dei ragazzi giovani credo sia il motivo principale per cui ho deciso di ritornare". Riparte dallo Spezia. Qual è stata la motivazione che l'ha portata a scegliere lo Spezia, lei che ha giocato ad altissimi livelli e ha vinto tanto? In questo momento la squadra è in difficoltà. "Fondamentalmente è un po' una questione di rapporti con il presidente Charlie Stillitano: ci conosciamo da tanissimo tempo, da quando io ho giocato in America, anche se poi non ci siamo frequentati spesso. La situazione della società e della squadra in questo momento è quella che tutti conosciamo, però credo che ci siano i presupposti per poter costruire, per poter fare qualcosa di buono. L'entusiasmo è quello di uno che riparte in una situazione che non è idilliaca dal punto di vista dei risultati, ma che ha trovato tanta buona volontà da parte dell'ambiente. Questo mi ha spinto a scegliere lo Spezia". Ha parlato del presidente: vi siete conosciuti tanti anni fa, evidentemente qualcosa in quella breve parentesi è rimasto. Cosa le ha chiesto quando l'ha chiamata? "C'è sempre stata grande stima e rispetto reciproco. Mi ha raccontato della proprietà e di quelle che sono le sue idee, degli obiettivi che ha in testa in una realtà come quella di La Spezia, che ha un pubblico di un certo tipo: molto attaccato alla squadra, caloroso, che ha voglia di vedere calcio a ottimi livelli. Tutte queste componenti messe insieme mi hanno stimolato. Ho fatto questa scelta di essere parte di questo progetto, mi auguro che le cose vadano per il meglio". Questa chiamata ha sorpreso qualcuno, visto che mancava dal campo da tanti anni. Altri invece sono rimasti sorpresi che lei fosse da così tanto tempo lontano dal campo. Come ha vissuto questi anni? Che spiegazione si è dato? "Non sono una persona al quale piace rimuginare troppo, no? Quando le cose vanno in un certo modo, c'è tutta una serie di motivazioni alle spalle, che possono essere non solo esterne. Ci sono state negli anni delle possibilità di tornare, poi per un motivo o per l'altro non si sono concretizzate: sarei bugiardo a dire che le opportunità non si sono anche presentate. Alla fine le cose sono andate come sono andate, non sono uno al quale piace guardarsi troppo indietro. Credo che quello che tu hai la possibilità di fare oggi è quello che poi ti può garantire un futuro di un certo tipo. Oggi tutte le energie devono essere rivolte allo Spezia, senza distrazioni: c'è tanto da lavorare, però c'è anche tanto entusiasmo. Ho fatto due allenamenti con i ragazzi, ho visto che c'è il grande desiderio di recuperare il terreno perso e credo che ci siano le componenti fondamentali per far sì che si possa sviluppare un certo tipo di percorso". Ha trovato una squadra in penultima posizione in classifica, dopo un campionato come quello scorso. Che gruppo ha trovato in questi primi giorni? Bisognerà lavorare sulla testa? "Assolutamente sì. È chiaro che quando tu vieni da un campionato come lo scorso, dove hai sfiorato la Serie A, dal punto di vista psicologico ci può essere un contraccolpo. Questo probabilmente è uno degli aspetti che i ragazzi hanno pagato maggiormente. Però bisogna essere bravi a lasciarsi un po' tutto alle spalle. Se sono arrivati fin lì significa che le capacità ci sono, bisogna ritrovare quella consapevolezza e fiducia nei mezzi. Piano piano, senza porci traguardi che vanno troppo in là, dovremo affrontare settimanalmente ogni gara nella maniera giusta per cercare di tirare fuori il meglio. Spazio e tempo per fare bene ci sono. Più saremo bravi a toglierci queste 'scorie' di dosso, più in fretta avremo le possibilità di poter ripartire nel modo giusto. Bisogna fare un certo tipo di lavoro, soprattutto a livello mentale". Cosa ha detto ai suoi giocatori quando li ha trovati? "Di credere prima di tutto in loro stessi, in quello che sanno e possono dare. Spesso e volentieri si cercano appoggi all'esterno. Invece bisogna essere molto concentrati e mirati su se stessi, non sprecare energie e focalizzasi su quello che è la propria professione: in questo momento non si può tralasciare nulla. In Serie B si vede spesso una classifica corta, con tante squadre che seppur favorite non è detto che vincano così facilmente. Credo che ci siano veramente spazi e opportunità per tutti. Non si può tralasciare nessun dettaglio, perché sono i dettagli che fanno una grande differenza. Sarà fondamentale avere anche l'atteggiamento giusto, propositivo e positivo. Se ci si guarda guarda troppo indietro, soprattutto quando le cose non vanno bene, non è d'aiuto". La sfida contro Bari vi vedrà andare in campo contro una squadra in ripresa: che partita si aspetta? "Sarà sicuramente una partita delicata per certi versi, ma noi dobbiamo essere focalizzati su di noi. Quello che il Bari potrà fare lo vedremo poi, noi dobbiamo essere prima di tutto concentrati su quello che possiamo dare e sul tipo di atteggiamento che dovremo avere. Poi dopo gli avversari cercheranno di metterci in difficoltà, come è giusto che sia, ma preferisco lavorare sulla mia squadra senza essere eccessivamente preoccupato per quello che gli altri possono fare". In una parola: atteggiamento. Come deve essere lo Spezia di Donadoni? "Deve essere uno Spezia convinto di ciò che può fare, che va in campo con determinazione, volontà, e con il gusto di volersi divertire anche nella fatica. Giocare con troppi pensieri negativi non è d'aiuto. Invece bisogna cercare di tramutare queste difficoltà in positività, andando in campo per dimostrare ai tifosi che l'atteggiamento è quello di una squadra che vuole risollevarsi quanto prima da una situazione complicata". Ha detto che l'obiettivo è quello di risalire la classifica. Il campionato è iniziato da poco, questo Spezia può ambire anche ad altro? Dipenderà solo ed esclusivamente da noi, affrontando una gara alla volta. Questi sono i i discorsi che si sentono costantemente, ma sono altro che la pura e semplice verità. Domani abbiamo un impegno che può essere significativo: fare punti vuol dire risollevarsi non solo in classifica, ma anche proprio nell'atteggiamento mentale. Non ho nemmeno guardato quale partita ci sarà dopo il Bari, non voglio saperlo. Adesso tutto deve essere focalizzato su questo appuntamento". Il suo obiettivo invece per questo ritorno in panchina? "Il mio obiettivo è dare tutto me stesso, dare tutta l'esperienza che ho accumulato nella mia carriera professionale a questa squadra, a questo club, a questi ragazzi. Cercherò di far tesoro di tutto quello che ho immagazzinato negli anni, avendo avuto anche la fortuna e la possibilità di avere grandi allenatori che mi hanno trasmesso tante cose. Adesso il mio dovere è cercare di restituire qualcosa". Che Serie B ritrova, lei l'ha fatta da giocatore e l'ha vinta con l'Atalanta? "Questo lo saprò dire dopo qualche partita. Ogni epoca storica è un po' vincolata a sé stessa, no? È come quando ti chiedono se c'è qualche giocatore che oggi ti assomiglia: sono gli esempi o gli accostamenti che lasciano un po' il tempo che trovano. Ogni periodo è un capitolo nuovo e differente. Diciamo che sono curioso, è una delle cose che mi entusiasma di più, avere la possibilità di conoscere una realtà nuova. Anche se poi il calcio rimane quello". A breve ci sarà la sosta. Servirà allo Spezia per incominciare a lavorare con lei. Servirà anche alla nazionale per centrare di centrare un obiettivo importante. Lei la nazionale l'ha vissuta, ha avuto anche Gattuso. Sono passati tanti anni, nel tempo l'Italia e il nostro movimento ha mostrato delle difficoltà: si intravedeva qualcosa nel suo periodo da Ct? "Credo sia giusto e corretto parlare dell'attualità. Quando ho ereditato io la nazionale non fu una cosa semplicissima, perché era una squadra che veniva dalla vittoria di un mondiale. Impossibile pensare di fare qualcosa di meglio. Oggi evidentemente qualche difficoltà la nostra nazionale l'ha palesata, ma in virtù del fatto che il materiale umano che abbiamo avuto a disposizione forse è stato un po' al di sotto di quelle che sono sempre state le aspettative. È chiaro che non partecipare a un mondiale è una cosa che lascia abbastanza stupiti, però poi è il campo a parlare, con degli avversari che giustamente ti vogliono mettere sempre in difficoltà. Le altre realtà sono cresciute molto, mentre forse noi in questi anni abbiamo perso un po' di terreno. Quando accade ti devi fare delle domande, no? Ma credo che la risposta non possa sempre essere quella di dare le colpe agli altri". Gattuso è l'uomo giusto per cercare di centrare questo obiettivo? "Evidentemente sì. Perché se è stata fatta questa scelta vuol dire che è stata ponderata per quello che è suo il carattere, la sua personalità e la sua grinta. Gattuso lo conosciamo tutti, mi auguro veramente che lui riesca a trasferire il suo pensiero e il suo modo di essere anche ai giocatori. Ci vuole anche grande collaborazione tra la nazionale e i club, perché se non c'è diventa difficile. Questo è un vecchio tema che puntualmente ritorna". Le faccio la stessa domanda su De Rossi. Tra poco sarà ufficiale al Genoa, dove lei è stato, anche se per pochi mesi. Lo ha allenato, si immaginava che potesse fare un percorso da allenatore? Può essere il profilo giusto? "Per caratteristiche, non solo per posizione di gioco in campo, così come per Gattuso, direi che ha tutte le possibilità per poter dare una mano al Genoa e per essere un protagonista anche da allenatore, non solo da giocatore. Chi ha avuto l'opportunità di lavorare in club importanti, con allenatori importanti e staff di un certo tipo, ne gioverà certamente in quella che sarà la sua vita finita quella sul terreno di gioco".

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Donadoni: "Carico per essere tornato in panchina dopo 7 anni. Allo Spezia darò tutto"

Marco Bovicelli