Cesare Casadei tra Torino e Lazio: il ballo del destino per tornare in Serie A

Se pensi a Casadei, in Italia ti viene in mente soltanto una regione. E di certo Cesare continua ad essere legatissimo alla Romagna… sua. Nato a Ravenna, appena può torna a fare una visita alla piadineria dei suoi a Milano Marittima. Ma il suo calcio più che liscio è pop, come la musica che faceva il suo agente. Facchinetti, all’anagrafe Francesco, nella sua seconda carriera non più dj. Cesare Casadei, che ha cominciato nel Cervia e poi è passato per il Cesena, dalla Romagna se ne è andato presto, a 15 anni. Destinazione San Siro, ma questa è un'altra canzone. Infatti San Siro lo ha visto tante volte, senza esserci mai entrato con addosso la maglia della prima squadra dell’Inter. In nerazzurro vinse tanto, quasi tutto, però solo a livello giovanile. Prima il campionato allievi, poi a 17 anni l’esordio in Primavera e poco dopo quello in Youth League, inaugurata con un gol. Il resto è storia abbastanza recente: il titolo 21/22 è quello della sua affermazione totale. Non che non ci fossero già tanti sospetti sulle sue qualità, ma in quella stagione per tutti ne arrivò una fragorosa conferma: 17 gol, compreso quello nella finale contro la Roma e un campionato da MVP. Per lui si parlava dell’Inter dei grandi, addirittura di Nazionale. Invece, una serie di incastri non riusciti rinviò tutti questi discorsi a un futuro che non è mai stato tale. La sliding door inaspettata si presentò in estate sotto forma di milioni di sterline. Una quindicina per la precisione. Quelli offerti dal Chelsea per portarselo in Inghilterra. L’Inter, che aveva la necessità di incassarne una sessantina dal mercato, accettò. E Cesare, dopo aver salutato la Romagna, lasciò anche Milano e l’Italia. Andò a vivere a Cobham, dove si trova il centro sportivo del Chelsea. Magari con un’enfasi un filino eccessiva, per tanti è la Beverly Hills di Gran Bretagna. Perfezionò il suo inglese, si fece apprezzare moltissimo da Tuchel. Insomma, tutto nella maniera giusta. Invece, ancora una volta, il destino da calciatore lo portò da un’altra parte. Dopo 9 presenze e 4 gol segnati con la squadra Under 21, arrivò il prestito al Reading, parte bassa della classifica di Championship. Fu un anno di apprendimento, ma la crescita fu totale: in altezza, fino al metro e novanta e oltre, in esperienza e in consapevolezza. Lo dimostra quanto fatto vedere in Argentina, al Mondiale Under 20. Guidò l’Italia fino alla finale, persa sì 1-0 contro l’Uruguay, ma quel Mondiale Casadei lo vinse alla grande. Primo e tuttora unico italiano a ricevere il Pallone d’Oro, premio per il migliore del torneo. Con tanto in aggiunta anche di scarpa d'oro : 7 gol, un palo e una traversa che lo avrebbero fatto arrivare potenzialmente a quota 9. A 'quota' Halaand, l’unico a riuscirci nel 2019. Numeri che per un centrocampista dicono tanto, ma non tutto. Perché oltre a questo, c’è il continuo lavoro box to box che fa in ogni partita, e la leadership con cui guida la squadra. Cominciano a partire i paragoni, tutti in maglia 'Blues' ovviamente: c’è chi in lui rivede Ballack, chi si spinge addirittura fino a Lampard. Maresca, che lo conosce bene, in lui vide semplicemente un ottimo giocatore e lo volle nel suo Leicester, in lotta per tornare in Premier. La 'cura' Italia gli fece bene. Nel girone di andata mise insieme oltre 1100 minuti, segnando due gol, parte di un meccanismo perfettamente rodato e dominante in classifica. Ma a gennaio 2024 un’altra giravolta del destino, che lo fece tornare inaspettatamente indietro. In Inghilterra la squadra proprietaria del cartellino può decidere di interrompere il prestito, di un giocatore. Pochettino, visti i tanti infortuni, ne approfittò. Il ritorno al Chelsea. E i suoi numeri che da ottimi, nei sei mesi di stagione restanti, diventarono infinitesimali: 71 minuti totali messi insieme in 11 partite. Le soddisfazioni arrivarono ancora dall’Italia, con la chiamata in Under 21. Arrivato proprio per rispondere a una convocazione, una volta arrivato in aeroporto, anziché andare a casa, si fece portare direttamente allo stadio 'Breda' di Sesto San Giovanni: si giocava Pro Sesto-Padova e in campo c’era Riccardo Boscolo Chio , suo grande amico dai tempi dell’Inter. Qualche viaggio per vederlo ancora lo farà, soprattutto se tornerà in Italia. La voglia di farlo è tanta, le possibilità ci sono. Né Ballack, né Lampard, il giocatore che spera di avvicinare lo ha indicato lui stesso: "Cerco di ispirarmi a Sergej Milinkovic-Savic". Curioso che a contenderselo siano la squadra dove il serbo è diventato grande e quella dove gioca il fratello: Lazio o Torino, Cesare è pronto per tornare a ballare in Italia.

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