Inter, ecco Petar Sucic: "l'uomo tosto" è la nuova scommessa a centrocampo

Essere come Luka Modric, anche se con Modric non c’entri nulla. In Croazia basta solo vedere il ruolo ‘centrocampista’ per essere l’erede di. Solo che Sucic, Petar diciamo, non ne vuole sapere niente. E sia chiaro: i due giocano insieme in Nazionale e si vogliono un gran bene. Ma etichette no, nessuna. Di certo c’è una cosa: della Dinamo Zagabria è una giovane stella, e l’Inter per anticipare tutta la concorrenza ha deciso di investire subito qualcosa come 14 milioni di euro, più 2,5 milioni di bonus e il 10% sulla futura plusvalenza in caso di cessione. Contratto? Blindato: 5 anni, ed è ufficiale dal 4 giugno. Nella storia della Dinamo, sono solo cinque le cessioni più costose : Gvardiol , Dani Olmo , Pjaca , Sutalo . Manca il quarto classificato: 22,5 milioni al Tottenham. Chi? Modric. Guarda un po’… Una vita di conquiste Di mercato e posizioni in campo scriveremo dopo. Perché per raccontare la storia di Petar bisogna davvero partire dall’inizio. Da quella Livno dove è nato il 25 ottobre 2003: una città nella Bosnia occidentale, al confine con la Croazia. “Per tradizione e per necessità, devi essere tosto: in quella regione non c’è mai nulla per scontato”. A raccontarlo a Sky Sport Insider è Sasa Bjelanovic, ex attaccante, tra le altre, di Ascoli e Torino e direttore sportivo in Croazia: prima all’Hajduk, ora all’Istra, con un lungo intermezzo da osservatore nell’Atalanta di Sartori. Uno che insomma il calcio lo conosce bene e i talenti sa come scovarli. “È partito dalla Bosnia per arrivare in Croazia, che gli ha concesso anche il passaporto. I primi ricordi che ho di lui risalgono al 2022, quando giocava nella Primavera della Dinamo” che lo aveva acquistato per poco più di 200mila euro dal Mostar. Ma per emergere ha dovuto faticare parecchio. “C’erano tanti talenti, e oggettivamente lui non era tra i migliori. Sento tante volte parlare di ‘predestinati’. Ecco, lui di certo non lo era: si è dovuto costruire la sua carriera, facendo tanta gavetta”, continua Bjelanovic. L’allenatore decisivo? “Biscan. Aveva intuito qualcosa, intravedeva del potenziale. La Dinamo non sapeva ancora che gioiello aveva tra le mani”. Nella breve esperienza da allenatore della prima squadra nel 2023, Biscan ebbe modo di lavorare proprio con Sucic in estate, durante il ritiro precampionato. Ed ecco i retroscena. Primo retroscena. “Lo stavamo trattando con l’Istria”, racconta Bjelanovic. “La Dinamo era interessata a qualche nostro giocatore e avevamo chiesto tra le possibili contropartite anche Sucic. Ma purtroppo per noi avevano già deciso di tenerlo”. Secondo retroscena. In questi mesi, i contatti per lui si sono sprecati. Al di là dell’Inter si erano fatti avanti anche Napoli, Juventus e Borussia Dortmund. Non sondaggi, ma vere e proprie manifestazioni di interesse. E ci aveva provato pure il sorprendente Como. La differenza è stata nell’insistenza di Ausilio, che in nerazzurro l’ha voluto fortemente. Forse perché come carattere gli ricorda un certo Barella. Ma non solo… Sucic del ruolo di regista ha poco o nulla. “È un giocatore box-to-box, può fare il numero 6, la mezzala, eventualmente anche il trequartista in alcune fasi di gioco”, spiega Bjelanovic. “È fibroso, lo definiamo così: non tanto per la muscolatura importante , quanto per la capacità di resistenza. Corre da tutte le parti e di continuo, sa dare molta profondità. Non è un rifinitore”. Tradotto: non un Modric o, per restare in tema nerazzurro, un Calhanoglu; piuttosto uno Zielinski. O un Barella. Uno di quelli che proprio come il centrocampista sardo è di poche parole ma che ha nell’etica del lavoro il suo punto cardine, perché sa che tutto quello che può ottenere sarà solo grazie al suo impegno. Dicasi ‘gavetta’, appunto. Un concetto che sembra cucito su misura per Sucic e che fa sorridere la Croazia. “Lui e suo cugino”, conclude Bjelanovic, “così come altri giocatori, fanno ben sperare il nostro calcio. Non siamo una popolazione numerosa, ma giocatori importanti ne abbiamo tanti. E quando Modric lascerà, anche se sembra non volerlo fare mai, forse riusciremo a rimpiazzarlo in qualche modo”. Ma nessun nuovo Modric, no. Nessuna etichetta. Chiamatelo Petar Sucic e basta. Ah, un’ultima cosa: conoscere la sua vita privata è praticamente impossibile. Non è solo riservato, ma ha deciso di non avere nemmeno un account sui social, scelta più unica che rara per un giovane giocatore. Cosa serve? Solo lavorare. Avevamo detto che era uno tosto, no?

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Valentino Della Casa