Le mezze lune di Pogba

Nell’angolo più lussuoso del mondo, Montecarlo, Paul Pogba ha trovato il lusso più grande che ci possa essere nella vita: quello dell’ultima chance. Due anni di contratto con il Monaco dopo due anni senza giocare una partita, da quella mezz’ora scarsa giocata contro l’Empoli in maglia Juventus il 3 settembre 2023. Pogba non poteva saperlo, ma all’epoca la valanga che avrebbe travolto la sua carriera era già iniziata. La serie di infortuni che avevano rovinato il suo ritorno juventino, facendogli terminare la stagione precedente con appena 10 presenze, erano solo un presagio. Di lì a poco sarebbe arrivata una squalifica di quattro anni per doping, per assunzione di DHEA, un ormone presente in un integratore prescritto a Pogba da un medico in Florida. Col tempo gli avvocati del francese però sono riusciti a dimostrare l’assunzione non intenzionale, convincendo il TAS a ridurre enormemente la squalifica e portandola ad ‘appena’ 18 mesi. Una squalifica scaduta a marzo scorso quando il campione del mondo francese è tornato a tutti gli effetti un calciatore sul mercato. Dopo mesi di allenamento solitario e vita glamour a Miami, il direttore generale del Monaco Thiago Scuro ha deciso di dargli un’opportunità. Una enorme opportunità in realtà, considerando che la squadra del Principato giocherà la prossima Champions League e che Pogba, nonostante sia francese, non ha mai giocato in Ligue 1 in carriera. Le condizioni perfette per ricominciare con ambizioni al suo livello. Negli scorsi giorni è diventata virale al momento della firma la reazione spontanea di Paul Pogba, scoppiato genuinamente in lacrime, come se con quella penna stesse incidendo la parola fine sul suo incubo. Come se con quella penna tra le mani potesse scalfirlo per la prima volta lui e non viceversa. Quello che vogliamo raccontarvi però su Insider è cosa c’è in quelle lacrime. Durante la conferenza, ancora emozionato, lui le ha definite “rare” – per uno a cui non è mai piaciuto mostrarsi fragile – e “causate da una serie di immagini che sono comparse in mente nel momento della firma sul contratto”. Tra queste, quella più potente, riguarda i suoi tre figli. Sono tutti e tre troppo piccoli – infatti - per avere un ricordo del papà in campo. E’ questo il pensiero principale che ha scosso e motivato al tempo stesso Pogba in questi due anni. I suoi figli non l’hanno mai visto fare ciò per cui è famoso in tutto il mondo: giocare a calcio. “Ho il sogno di vedere i miei figli ballare allo stadio dopo un mio gol” ha detto il francese durante la conferenza. Ed essere lì a incassare questo tenero concetto, a due passi da lui, è stato emozionante. Perché Pogba è una cosa, ma Paul un’altra. Dentro al ragazzo apparentemente sfrontato e arrogante, che balla e sorride, scherza e si specchia, batte in realtà un cuore morbido. In questi due anni Paul ha fatto i conti con le sue fragilità emotive dopo aver combattuto con quelle fisiche. Ha conosciuto la depressione e la solitudine, si è sentito abbandonato, perché quando la luce lascia spazio al buio sono pochi quelli che accendono una torcia per illuminarti, la maggior parte fugge. Al Monaco hanno saputo cogliere anche il percorso psicologico che Pogba ha fatto in questi ultimi due anni, credendo nella persona, altrimenti sarebbe stato folle dare una chance a un calciatore che non vediamo in campo da quasi due anni e non vedremo in campo per almeno altri tre mesi. Con Pogba ci eravamo incontrati in una fresca notte di inizio luglio in un ristorante della periferia di Dusseldorf. Curiosamente, era esattamente un anno prima della sua presentazione al Monaco. Il pomeriggio si era giocata Francia-Belgio e Paul aveva colto l’occasione per presentarsi allo stadio, facendo impazzire i tifosi francesi che mai hanno dimenticato quel Mondiale vinto da protagonista dalla ‘Pioche’ nel 2018. Quella notte in una sala nascosta ma non privata di quel ristorante, Pogba stava seguendo il suo ex compagno Cristiano Ronaldo impegnato nei tempi supplementari di Portogallo-Slovenia. Ricordo che dopo un rigore sbagliato dal fenomeno portoghese mi aveva detto: “vedrai che se vanno ai rigori batte per primo”. Non solo era successo, ma Ronaldo aveva segnato e il Portogallo si era qualificato per i quarti. Avevamo deciso di fare un’intervista nella quale Paul mi aveva lasciato tra le mani un concetto semplice ma chiaro: “Io sono ancora qui, voglio giocare a calcio, mi sento come un bambino che sogna di diventare calciatore”. All’epoca, in attesa del TAS di Losanna, Pogba aveva ancora 4 anni di squalifica da scontare e nei giorni precedenti si era sparsa insistente la voce di un possibile ritiro. Firmare con una squadra come il Monaco, tornare a essere un calciatore, in quei giorni sembravano sogni lontani come la Luna. Ricordo però che ero andato via dal ristorante con un pensiero incastrato nella testa: come fa, sotto quegli occhi che brillano di nostalgia, a mantenere il sorriso? Lo stesso sorriso che avrebbe avuto esattamente un anno dopo nella sala stampa del centro sportivo de La Turbie, nel giorno della sua presentazione al Monaco. Mi piace pensare che quei due sorrisi disegnati sul volto di Paul Pogba, nel momento più difficile tanto come in quello più bello, in fondo siano mezze lune che unite, a distanza di un anno una dall’altra, chiudano un cerchio. Perché in fondo come il sole te lo insegna anche la Luna, che dopo l’eclissi torna sempre la luce.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Le mezze lune di Pogba