Questo Giro non s'ha da fare: corsa verde, gazzarra politica
CiclismoIl Giro della Padania entra di diritto fra le manifestazioni sportive più contestate di sempre. E i pilitici ci sguazzano: "Vili sobillatori, botte a chi non la pensa come loro", dice la Lega. Ferrero (Prc): "Federciclismo fermi la corsa". FOTO E VIDEO
NEWS: Prima tappa: striscioni e pomeliche - Seconda tappa: proteste e sberle
FOTO: Gli scontri che hanno caratterizzato la seconda tappa
Contestazioni e sberle, sit in e insulti, striscioni polemici e reazioni politiche: il Giro della Padania, in appena due giorni, è entrato di diritto nel novero delle manifestazioni sportive più contrastate di sempre. Discussa e discutibile, anche perché a chiara matrice politica, la corsa verde dopo appena due tappe già ha vissuto diversi momenti tesi e critici: i tafferugli alla partenza della prima frazione, in Piemonte, e il sit in con corollario di schiaffi a Savona su tutti. Non essendo ancora giunto a metà, è prevedibile che anche fra domani e sabato accadrà qualcosa. Perché le provocazioni, ora, sono da entrambe le parti e, con buona pace di Basso e colleghi, non si tratta più solo di una corsa ciclistica.
Una manna per i politici - Inevitabilmente, quanto accaduto nelle prime due tappe della corsa ha scatenato i politici nostrani. In tanti, da tutti gli schieramenti, hanno deciso di commentare - non sempre a proposito - gli eventi. Fuoco alle polveri, allora. Chi non si riconosce nelle istanze leghiste non la manda a dire: "La Padania non esiste e realizzare Giro di Padania è qualcosa di assurdo e offensivo", ha affermato Marco Ravera, segretario provinciale del Prc di Savona che era davanti alla Torretta insieme agli altri simpatizzanti del suo partito per contestare il passaggio della carovana verde. Un senatore della Lega, l'apocalittico Paolo Franco, con... invidiabile fair play politico, ha risposto da par suo: "Quello che sta accadendo al Giro di Padania dimostra cosa succederebbe alla democrazia nel caso ci fossero i vari Di Pietro, Grillo e Vendola al Governo: minacce, scioperi e botte per chi non la pensa come loro". E se il collega di partito, sottosegretario Michelino Davico, si è scagliato contro i "vili sobillatori", il segretario del Prc Paolo Ferrero ha quasi scomodato la Resistenza: "E' del tutto evidente che le forze democratiche che si sono mobilitate si è allargato. Nuovamente l'irresponsabilità degli organizzatori ha messo a rischio l'incolumità di tutti", ha detto, auspicando che la Federciclismo interrompa la corsa.
Federciclismo difende la scelta - "Si sta davvero eccedendo. Quello che è avvenuto non ha niente a che fare con il ciclismo, uno sport del tutto estraneo politica e alla violenza": tirato in ballo da Ferrero, Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo, ha commentato così gli episodi di Savona. "Non avevamo motivi per non dare il via libera alla richiesta degli organizzatori. Non abbiamo mai fatto politica e peraltro avevamo dato indicazioni, rispettate, che non fossero esposti simboli di partito", ha aggiunto. Eppure la presenza di Renzo Bossi connotava politicamente la manifestazione, e la stessa dicitura "Padania" non può che riferirsi alla Lega e solo ad essa, non esistendo come luogo geografico riconosciuto.
Moser: "Ma cosa vogliono questi comunisti?" - A soffiare sul fuoco della polemica ci si è messo, in serata, anche l'ex gloria del ciclismo italiano Francesco Moser, non senza una certa dose di dietrologia: "Ma cosa vogliono questi comunisti con tutte quelle bandiere rosse? E' una vita che organizzano corse ciclistiche come il Giro delle Regioni o il Gran premio della Liberazione, dove favorivano i russi, e nessuno ha mai detto niente". Affermazione discutibile, anche se la chiosa è effettivamente condivisibile: "Se non avessero fatto tutto questo casino nessuno si sarebbe accorto che c'era il Giro della Padania...".
(l.l.)
FOTO: Gli scontri che hanno caratterizzato la seconda tappa
Contestazioni e sberle, sit in e insulti, striscioni polemici e reazioni politiche: il Giro della Padania, in appena due giorni, è entrato di diritto nel novero delle manifestazioni sportive più contrastate di sempre. Discussa e discutibile, anche perché a chiara matrice politica, la corsa verde dopo appena due tappe già ha vissuto diversi momenti tesi e critici: i tafferugli alla partenza della prima frazione, in Piemonte, e il sit in con corollario di schiaffi a Savona su tutti. Non essendo ancora giunto a metà, è prevedibile che anche fra domani e sabato accadrà qualcosa. Perché le provocazioni, ora, sono da entrambe le parti e, con buona pace di Basso e colleghi, non si tratta più solo di una corsa ciclistica.
Una manna per i politici - Inevitabilmente, quanto accaduto nelle prime due tappe della corsa ha scatenato i politici nostrani. In tanti, da tutti gli schieramenti, hanno deciso di commentare - non sempre a proposito - gli eventi. Fuoco alle polveri, allora. Chi non si riconosce nelle istanze leghiste non la manda a dire: "La Padania non esiste e realizzare Giro di Padania è qualcosa di assurdo e offensivo", ha affermato Marco Ravera, segretario provinciale del Prc di Savona che era davanti alla Torretta insieme agli altri simpatizzanti del suo partito per contestare il passaggio della carovana verde. Un senatore della Lega, l'apocalittico Paolo Franco, con... invidiabile fair play politico, ha risposto da par suo: "Quello che sta accadendo al Giro di Padania dimostra cosa succederebbe alla democrazia nel caso ci fossero i vari Di Pietro, Grillo e Vendola al Governo: minacce, scioperi e botte per chi non la pensa come loro". E se il collega di partito, sottosegretario Michelino Davico, si è scagliato contro i "vili sobillatori", il segretario del Prc Paolo Ferrero ha quasi scomodato la Resistenza: "E' del tutto evidente che le forze democratiche che si sono mobilitate si è allargato. Nuovamente l'irresponsabilità degli organizzatori ha messo a rischio l'incolumità di tutti", ha detto, auspicando che la Federciclismo interrompa la corsa.
Federciclismo difende la scelta - "Si sta davvero eccedendo. Quello che è avvenuto non ha niente a che fare con il ciclismo, uno sport del tutto estraneo politica e alla violenza": tirato in ballo da Ferrero, Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo, ha commentato così gli episodi di Savona. "Non avevamo motivi per non dare il via libera alla richiesta degli organizzatori. Non abbiamo mai fatto politica e peraltro avevamo dato indicazioni, rispettate, che non fossero esposti simboli di partito", ha aggiunto. Eppure la presenza di Renzo Bossi connotava politicamente la manifestazione, e la stessa dicitura "Padania" non può che riferirsi alla Lega e solo ad essa, non esistendo come luogo geografico riconosciuto.
Moser: "Ma cosa vogliono questi comunisti?" - A soffiare sul fuoco della polemica ci si è messo, in serata, anche l'ex gloria del ciclismo italiano Francesco Moser, non senza una certa dose di dietrologia: "Ma cosa vogliono questi comunisti con tutte quelle bandiere rosse? E' una vita che organizzano corse ciclistiche come il Giro delle Regioni o il Gran premio della Liberazione, dove favorivano i russi, e nessuno ha mai detto niente". Affermazione discutibile, anche se la chiosa è effettivamente condivisibile: "Se non avessero fatto tutto questo casino nessuno si sarebbe accorto che c'era il Giro della Padania...".
(l.l.)