Rapporto choc: "Doping endemico e l'Uci sapeva tutto"

Ciclismo
Lance Armstrong: la sua storia di sopravvissuto al cancro sarebbe servita all'Uci per ripulire l'immagine del ciclismo, "coprendolo" nonostante si dopasse
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Pubblicata una relazione di 227 pagine della Circ, la commissione indipendente per la riforma del ciclismo, con 174 interviste a persone collegate al mondo della bici (Armstrong, Rijs, Riccò, Piepoli, Vinokourov, Hamilton e Froome tra gli altri)

Non ci sono rivelazioni clamorose, ma il doping continua a essere "un male endemico" del ciclismo, seppure in forme meno diffuse di un tempo, ad esempio gli anni '90 in cui le performance erano drogate dall'Epo. E' questa la conclusione (che farà discutere) del rapporto di 227 pagine della Circ (pdf), la commissione indipendente per la riforma del ciclismo voluta dall'Unione ciclistica internazionale, reso noto oggi e che nella sua analisi ha coinvolto, con interviste e colloqui, ben 174 persone collegate al mondo della bici (Armstrong, Rijs, Riccò, Piepoli, Vinokourov, Hamilton e Froome tra gli altri, più giornalisti, organizzatori, medici e membri delle varie agenzie antidoping). Confermati i sospetti a carico degli ex presidenti dell'Uci, Hein Verbruggen e Pat McQuaid, sulla loro gestione e sui rapporti con Lance Armstrong, che avrebbero 'coperto'.

L'analisi dei tre commissari Dick Marty, Ulrich Haas e Peter Nicholson copre gli anni bui del ciclismo, e fa capire quanto si fosse caduti in basso. Ora però, c'è scritto nel rapporto, "con il passaporto biologico sono stati fatti grandi passi avanti, ma bisogna continuare a lavorare perché quello delle microdosi è un problema reale". Oggi infatti, a causa della presenza di medici che non potrebbero nemmeno avvicinarsi al mondo del ciclismo ma che invece continuano a lavorare (tra loro ci sarebbe anche lo spagnolo Eufemiano Fuentes, la cui nuova base si troverebbe in Sudamerica), ci si continua a dopare anche se in forma leggera, con microdosi difficili da individuare e che assicurerebbero miglioramenti delle prestazioni quantificabili tra il 3 e il 5%, contro il 15% (minimo) dei tempi dell'Epo e dell'uso di altre sostanze ultraproibite (tra cui ormoni, antidepressivi e, sembra per alcuni, perfino plasma canino).

Continuano a essere usate anche le tende ipobariche, ma il rapporto dei commissari accenna anche a bici che nascondono un motore elettrico, ravvivando sospetti emersi qualche anno fa e di cui poi non ci si era più occupati. Quanto ai rapporti fra Verbruggen e McQuaid e Lance Armstrong, il documento spiega come all'epoca, dopo lo scandalo Festina del 1998, il ciclismo avesse assoluto bisogno di un eroe con cui ripulirsi l'immagine e con cui in molti potessero identificarsi.

La scelta cadde su Armstrong e la sua storia di sopravvissuto al cancro. Nel documento si tratta quindi dei due presunti casi di positività al doping di Armstrong che sarebbero stati fatti svanire dall'Uci. Ma non sono comunque emerse prove che la positività al Giro di Svizzera 2001 sia stata nascosta perché l'americano versò all'Uci 25.000 dollari.  Il report del laboratorio stabilisce che non è risultato positivo nonostante tre suoi test fossero sospetti per Epo. E il pagamento sotto forma di donazione è avvenuto nel maggio 2002. Non ci sono collegamenti diretti neppure per la presunta positività del texano al Tour del 1999 e la donazione di centomila dollari fatta successivamente dall'atleta.

La commissione ritiene quindi che l'ente mondiale, "che a suo tempo non ha voluto dar vita a una caccia alle streghe per non rovinare l'immagine del ciclismo", sia venuto meno ai suoi doveri di correttezza ed etica istituzionale, "violando le sue stesse regole". Le strategie di lotta al doping dell'epoca di Verburggen vengono giudicate "totalmente inadeguate", e vengono chieste le dimissioni dello stesso Verbruggen dalla carica di presidente onorario dell'Uci, mentre dall'Irlanda McQuaid fa sapere di essere felice per le conclusioni del rapporto "che mi scagionano totalmente da certe accuse di corruzione". Da Losanna il Cio fa invece sapere, tramite il capo della commissione medica Ugur Erdener, che "ora il ciclismo deve assolutamente fare di più nella lotta al doping".