Giro d'Italia 2020: guida completa, curiosità e norme anti-covid

Ciclismo

Alfredo Corallo

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Partirà sabato con la crono Monreale-Palermo l'edizione numero 103 del Giro d'Italia e si chiuderà il 25 ottobre a Milano, dove la corsa rosa nacque, in quella leggendaria notte del 13 maggio 1909. Rigide, naturalmente, le misure predisposte per il contenimento del coronavirus

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Sapevate della breve (ma intensa) avventura di un calciatore al Giro d'Italia? E di una donna, l'unica a parteciparvi? Sono tante le storie, i numeri, mille le curiosità legate alla corsa rosa, che prenderà il via sabato con la cronometro Monreale-Palermo e terminerà il 25 ottobre in piazza Duomo a Milano. Un'edizione "speciale", la 103^, con regole rigide e la bolla anti-covid.

 

 

Il Giro dell'Etna

Il Giro nacque nel 1909, ma sbarcò in Sicilia per la prima volta nel 1930 (in Sardegna dovranno aspettare addirittura il 1961). Si chiamava, insomma, Giro d'Italia, ma fino ad allora aveva abbracciato in rare circostanze il "profondo sud", a causa - pare - dei problemi di sempre: difficoltà organizzative/logistiche/climatiche, mancanza di alloggi e strade asfaltate, persino di acqua e benzina, eccetera eccetera. Sarà per questo motivo che quando passò dall'Etna, il vulcano non fu molto clemente con i corridori: la leggenda narra che un lapillo colpì Luigi Marchisio, che poi trionfò a Milano, correndo per buona parte di quella 18^ edizione della corsa rosa con un occhio bendato. Dal 1930, l'isola ospiterà per altre 8 volte la Grande Partenza: Palermo, soprattutto (1949, 1954, 1986 e 2008), ma anche Catania (1976), Taormina (1989), Agrigento (1999) e appunto Monreale nel 2020, sebbene fosse stata inizialmente assegnata a Budapest, slittata dal 9 maggio in Ungheria al 3 ottobre nella regione siciliana a causa del coronavirus.

La Bolla anti-covid

Le regole di base sono quelle stabilite dall'Unione Ciclistica Internazionale (UCI), ma le norme anti-contagio andranno adattate al contesto e quindi alle disposizioni varate dal governo del territorio (in Sicilia, ad esempio, è obbligatorio indossare la mascherina anche all'aperto). La presenza del pubblico sarà vietata alla partenza e all'arrivo, non durante le tappe, ma niente selfie, autografi, contatti di qualunque genere con i corridori, che vivranno per tre settimane in una sorta di "bolla itinerante". Cancellato il momento dei fogli-firma e anche la premiazione sarà a debita distanza. Nel caso in cui un atleta o un componente dello staff venisse trovato positivo, nessuna "espulsione", ma isolamento e tamponi a tappeto per la squadra. 

Giro d'Italia
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Premio al vincitore: 300 lire!

Come detto, il primo Giro "all'italiana" risale al 1909: vinse Luigi Ganna, che si aggiudicò un montepremi di... 300 lire. Quella mitica edizione nacque di notte, esattamente alle 2.53 del 13 maggio in piazzale Loreto a Milano. Ma era pieno giorno... quando Lodesani, Brambilla, Granata e Provinciali durante la seconda tappa pensarono bene di "tagliare", prendendo il treno... e beccandosi la squalifica. Meglio andò a Durando, Calzolari e Canepari, che si aggrapparono alla macchina dell'inviato del giornale "L'Italia Sportiva", sulla Salita delle Svolte, durante la Bari-L'Aquila del 1914: puniti con tre ore di penalizzazione

 

Alfonsina, la ragazza magica del Giro

Prima e unica, perché Alfonsina Strada da Castel Franco Emilia (Modena) è ancora oggi la sola ad avere "sfidato" gli uomini nella corsa rosa, nel 1924. "La regina della pedivella" era già stata ammessa al Giro di Lombardia, portandolo al termine, al contrario di altri 20 uomini che non tagliarono il traguardo. Tra lo scetticismo generale e l'ironia "popolare" la sportiva emiliana fu inserita tra i 108 iscritti di quella edizione, fuori per "tempo massimo" nella tappa L'Aquila-Perugia, riammessa a un patto: i suoi tempi non sarebbero stati conteggiati per la classifica. La ciclista arrivò a Milano, fra i trenta a completare il Giro, ricevendo anche i complimenti - pare - del grande Costante Girardengo. Oggi è considerata una tra le pioniere della parità di genere tra sport maschile e femminile, e nel 2017 il Comune di Milano le ha intitolato una via, nella periferia sud-ovest della città, all'imbocco con la lunga pista ciclabile che costeggia il Naviglio Grande: via Alfonsina Strada, "Prima donna a partecipare al Giro d'Italia".

 

 

Perché "maglia nera"? Per un calciatore...

Accadde nel 1926. Giuseppe Ticozzelli, difensore del "glorioso" Casale che collezionò anche una "apparizione" in Nazionale, partecipò alla corsa ma fu costretto a ritirarsi dopo appena 4 tappe, investito da una moto. La sua presenza, tuttavia, rimarrà per sempre nella storia anche per un altro motivo: la divisa nera che indossò (dai colori sociali del Casale) "ispirò" gli organizzatori proprio per la Maglia nera, che sarà in seguito assegnata all'ultimo classificato della generale.

 

Il ruggito del Leone (delle Fiandre)

Fausto Coppi è ancora oggi il più giovane ciclista ad aver vinto un Giro: nel 1940 aveva 20 anni, 8 mesi e 25 giorni. Fiorenzo Magni il più "anziano": nel 1955 il "Leone delle Fiandre" s'impose a 34 anni, 5 mesi e 29 giorni. Il più vecchio a indossare la maglia rosa è stato Andrea Noè, il 23 maggio del 2007 a 38 anni, 4 mesi e 8 giorni dopo la tappa Serravalle Scrivia-Pinerolo. "Brontolo" - com'era soprannominato in gruppo il corridore lombardo - era già stato in rosa al termine della 13^ tappa Macerata-San Marino durante il Giro '98, quello di Marco Pantani. Il più agée a prendere parte alla corsa è stato il "Diavolo Rosso" Giovanni Gerbi, nato il 4 giugno 1885: nel 1932 aveva 47 anni. 

 

 

Viva l'Italia

Ancora Coppi - celebrato l'anno scorso per il Centenario dalla nascita - è uno dei tre ciclisti capaci di conquistare 5 volte il Giro: con l'Airone (pokerissimo tra il 1940 e il 1953) svettano Alfredo Binda (tra il 1925 e il 1933) e il "Cannibale" Eddy Merckx, trionfatore tra il 1968 e il 1974. A quota 3 Felice Gimondi, Bernard Hinault, Gino Bartali, Fiorenzo Magni, Giovanni Brunero e Carlo Galetti. Il record delle vittorie di tappa appartiene invece al velocista toscano Mario Cipollini (42) che superò Binda a Montecatini il 19 maggio del 2003. Sempre Binda conserva il primato di tappe vinte consecutivamente (8, nel 1929). Nel complesso 66 i vincitori, di 15 nazionalità diverse: l'Italia davanti a tutti con 69 successi su 102 edizioni (l'ultimo Vincenzo Nibali nel 2016); quindi Belgio a 7, Francia 6, Spagna 4, Svizzera e Russia 3, Lussemburgo 2, Inghilterra, Canada, Olanda, Irlanda, Svezia, Stati Uniti, Colombia e l'Ecuador di Richard Carapaz (che ha vinto nel 2019) a 1.

 

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Oropa, l'Olimpo di Pantani

Marco Pantani vinse il Giro nel '98, ma se restiamo nel campo dei record fu nel 1999 che si rese protagonista della rimonta più grande di sempre, di sicuro da quando esiste la televisione: il 30 maggio del 1999, nella 15^ tappa di 160 chilometri da Racconigi al Santuario di Oropa. A due tappe dalla fine il Pirata è in maglia rosa, ma sulla salita che porta al Santuario, tra i centri abitati di Cossila San Grato e Cossila San Giovanni, a meno di una decina di chilometri (8,5) dal traguardo salta la catena della bici al romagnolo. Grazie anche all'aiuto dei gregari supera 49 corridori, riprende Paolo Savoldelli (secondo il classifica generale) e a tre chilometri dall'arrivo stacca il francese Jalabert volando - letteralmente - su pendenze del 10-13 per cento. Non si accorge nemmeno di aver vinto, finché non sarà abbracciato dai compagni. Un paio di giorni più tardi la squalifica a Madonna di Campiglio per ematocrito alto: l'inizio della sua odissea.

 

I record di Merckx, Gimondi e dei 4 fratelli Moser

Il ciclista che ha indossato più volte la maglia di leader è Merckx (78), seguito da Francesco Moser (57), Bartali (50), Saronni (49), Anquetil (42), Coppi e Hinault (31). Felice Gimondi è salito sul podio 9 volte: 3 ori, due argenti e 4 bronzi per il fenomeno bergamasco. Anche Enzo e Aldo Moser - che hanno corso insieme al fratello Francesco il Giro del 1973 (dove c'era anche un quarto Moser, Diego) - sono stati entrambi leader della corsa: tre fratelli in Rosa! Un record tutt'ora imbattuto. 

Fuga per la vittoria

Il 1° giugno del 1914 Giuseppe Azzini accumulò il vantaggio più consistente di sempre in una tappa, da Avellino a Bari (328 km): 1h 3'22" su Calzolari. La fuga più lunga? Ancora nel 1914, da Lucca a Roma, Lauro Bordin scattò dopo una quindicina di chilometri (sgusciando sotto le sbarre di un passaggio a livello!) e rimase da solo per 350 km e 14 ore. Nella stessa edizione, alla prima tappa Milano-Cuneo, partirono in 81 e arrivarono in 37: i "superstiti" di una giornata apocalittica, tra pioggia, neve, fango e forature come se non ci fosse un domani. È il Giro, bellezza. 

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