Pogacar, il Piccolo Principe diventato re

Lo sport vive di emozioni, imprese, record, campioni che fanno appassionare ed innamorare. Ecco il 2024 di Tadej Pogacar rappresenta bene tutto questo. Con emozioni continue, imprese memorabili, record battuti uno dietro l’altro. Tutto all’insegna di un uomo, spesso solo al comando. Un campione unico nel suo genere. Un corridore capace di rivoluzionare il modo di fare e guardare il ciclismo. Che dietro a quella faccia da Piccolo Principe nasconde un re pressoché imbattibile, con tratti da dominatore assoluto, sportivamente spietato, ma allo stesso tempo dolce e amato dal pubblico. Tadej ci ha concesso una bella intervista di fine anno sotto gli occhi della sua partner in crime, Urska Zigart. Ciclista, ma soprattutto fidanzata, migliore amica e sua complice nella vita. “Un Piccolo Principe diventato re” ripercorre il 2024 straordinario di Pogacar, con l’Italia sempre al centro del suo viaggio. Che è partito proprio dal nostro Paese, con quell’attacco incredibile sul Monte Sante Marie a 80 km dall’arrivo delle Strade bianche, con quella bici alzata al cielo in Piazza del Campo a Siena. Proprio come a Como per celebrare il poker al Giro di Lombardia. L’ultimo successo di una stagione straordinaria fatta di 25 vittorie. 58 giorni di corse e 9959km fatti spesso da solo davanti a tutti. Si presenta con un maglioncino verde, scortato dal suo agente Alex Carera, che, insieme con il fratello Johnny, lo segue da quando è un ragazzino con la loro A&J All Sports. Alex per Tadej è molto di più: è un confidente, un consigliere, ma soprattutto un amico. Una persona su cui poter contare sempre. Alle loro spalle arriva Urska, che osserva e ascolta con attenzione tutto quello che dice Tadej, soprattutto quando parla di lei e del successo alla Liegi dedicato alla mamma scomparsa alla vigilia dell’edizione 2022. Il suo sguardo è fisso su di lui, emozionato, ma allo stesso tempo fiero. Fiera di un ragazzo capace di battere record dopo record. Con quella doppietta Giro-Tour che mancava da Pantani 1998, la tripletta con il mondiale da Roche 1987 e il poker consecutivo al Lombardia dai tempi di Coppi . Primo corridore della storia a vincere nello stesso anno Giro, Tour, Mondiale e due classiche monumento. Ed è proprio una classica monumento, non vinta a rappresentare il vero cruccio di Tadej. Una corsa che ancora una volta si corre in Italia. La Milano-Sanremo. Lo dice chiaramente. La vuole, ci è arrivato molto vicino, anche perché arriva a due passi da casa sua a Montecarlo. Anche recentemente lo hanno avvistato sul Poggio. Dove nell’ultima edizione ha provato a staccare Van der Poel. Ci ha provato in tutti i modi e continuerà a farlo, ne siamo certi. Perché prima di pensare alla Roubaix c’è la classicissima da vincere. Anche perché si tratta di fatto dell’ultima corsa ‘italiana’ che gli manca. Il rapporto speciale con il nostro paese emerge benissimo dalle sue parole. Dopo la Slovenia, la sua seconda casa è l’Italia. I tifosi lo adorano e lo sente molto. Soprattutto dopo il successo al Giro, che lo ha reso ancora più popolare. Ama la nostra cucina, soprattutto alcuni piatti tipici della tradizione romana, che scandisce con un accento perfetto. Dopo il Tour, nel 2025 toccherà alla Vuelta partire da Torino, e Tadej sarà al via dell’ultimo grande Giro che manca al suo incredibile palmares. La corsa che nel 2019 lo ha fatto scoprire al mondo. E poi c’è Torino, la città con cui ha un conto in sospeso. Sì, perché a Torino quest’anno ha mancato l’appuntamento con la maglia rosa nella prima tappa, beffato da Narváez. E sempre nel capoluogo piemontese ha ceduto per un giorno la maglia gialla a un altro ecuadoriano, Carapaz, prima di andare poi a riprendersela nella tappa successiva con un duello meraviglioso con Vingegaard sul Galibier. Lo scorso 22 novembre aveva detto proprio ai microfoni di Sky Sport che un giorno vorrebbe provare a correre e vincere i tre grandi giri nella stessa stagione. Non lo farà nel 2025, ma ci ha pensato, eccome se ci ha pensato. Ma la possibilità concreta di un secondo successo mondiale in Ruanda e ragioni di squadra lasciano pensare a un rinvio di questo tentativo di tripletta unica di almeno un anno. Anche perché per il mondiale ha rinunciato all’Olimpiade. Una rinuncia non da poco per uno come lui molto legato al suo paese, come dimostrato proprio a Zurigo in occasione del successo iridato. Arrivato dopo un attacco folle a più di 100 km dal traguardo che ha tenuto con il fiato sospeso non solo Urska, come scoprirete nell’intervista. Tadej è un ragazzo molto disponibile. Firma autografi e fa foto con chiunque gliene chieda una. Piace a tutti. Grandi e soprattutto piccoli, con i quali ha un rapporto speciale come dimostrato al Giro con la famosa borraccia passata a un bambino nella tappa del Monte Grappa, nello stesso giorno del cinque dato a un altro bambino in salita. È molto impegnato nel sociale con la sua fondazione. È senza dubbio, con Sinner, lo sportivo del 2024. A 26 anni ha già scritto un bel pezzo di storia del ciclismo. Non gli piacciono i paragoni con il passato. Anche se il passato a cui viene spesso accostato, Eddy Mercks per intenderci, ha un debole per lui. Non si perde una corsa di Tadej. D’altra parte chi ama il ciclismo non può non amare Pogacar. Un Piccolo Principe diventato re.

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