Perché la Liegi per Pogacar vale di più

Ci sono corse che segnano le carriere dei grandi campioni. Quella corsa, per Tadej Pogacar, è la Liegi-Bastogne-Liegi. La ‘Doyenne’ è stata la prima classica monumento vinta dal campione del mondo nel 2021. Ma soprattutto la corsa che più di tutte ha segnato la sua carriera. Nel 2022 decise di dare forfait per stare vicino alla sua Urska dopo la scomparsa della mamma. L’anno successivo la rovinosa caduta che compromise il resto della stagione. Come dimostrò la tremenda crisi nella tappa di Courchevel, con quell’audio all’ammiraglia, la maglia completamente aperta e l’addio definitivo ai sogni di vittoria finale. Ma Tadej ha sempre dimostrato come difficoltà e crisi possano diventare fonti di stimolo e miglioramento e come i problemi avuti nel 2023 non siano stati importanti solo per la stagione successiva ma per la sua intera carriera. Come ci ha dichiarato lo scorso dicembre nello speciale ‘il Piccolo Principe diventato Re’. Il suo 2024, a partire proprio dalla Liegi, ne è stata la più grande prova. Con quella esultanza rivolta al cielo a sancire una dedica speciale, attesa per più di due anni in onore della madre di Urska e una stagione condita da Giro, Tour, Mondiale, Lombardia e appunto Liegi. Per un totale di 25 vittorie stagionali che l’hanno definitivamente lanciato nell’olimpo dei più grandi di sempre, trasformandolo di fatto nella nuova unità di misura del ciclismo. La 'Doyenne' per Pogacar non è una corsa qualsiasi. L’attacco sulla Cote de la Redoute, a 35 km dall’arrivo, in stile Freccia Vallone, senza neppure alzarsi sui pedali rappresenta l’emblema della forza di un campione unico nel suo genere. Che con questo successo scrive un altro piccolo pezzetto della storia di questo sport diventando il primo corridore di sempre a salire sul podio in sei monumento consecutive . Con 4 successi , un secondo e un terzo posto . Da Liegi a Liegi. A soli 26 anni è già fra i più vincenti di sempre. Staccato Van der Poel , ha raggiunto tre campionissimi come Coppi, Girardengo e Kelly a quota 9 monumento. Con De Vlaeminck nel mirino. Ma il suo obiettivo resta l’unico suo termine di paragone, anche se a lui, non piacciono i confronti con il passato: Eddy Merckx, che di classiche monumento ne ha vinte addirittura 19. Per Pogacar, che ora si fermerà per prepararsi al meglio per il Tour de France e tornerà per l’atteso duello al Delfinato con Vingegaard, è stata una primavera incredibile per quel che riguarda le corse di un giorno, in cui il peggior piazzamento è stato il terzo posto alla Milano-Sanremo. Con due secondi posti: Roubaix e Amstel Gold Race. Ma soprattutto 4 successi : Strade Bianche, Giro delle Fiandre, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi appunto. Un bottino che renderebbe straordinaria la carriera di qualsiasi corridore, ma che per lo sloveno rappresenta solo l’inizio di una stagione. Dietro al campione del mondo torniamo a festeggiare un italiano sul podio. Merito di Giulio Ciccone, secondo proprio come Davide Formolo nel 2019, con Velasco quarto e Bagioli sesto. Per Cicco dopo il terzo posto allo scorso Lombardia, un altro piazzamento importante alle spalle del fenomeno sloveno. Per il corridore della Lidl-Trek, che in settimana ha chiuso quarto, con un successo di tappa, nella classifica generale del Tour of the Alps, si tratta di una ulteriore iniezione di fiducia in vista del Giro d’Italia, a meno di due settimane della partenza dall’Albania. Senza il campione uscente Pogacar.

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Perché la Liegi per Pogacar vale di più

Luigi Vaccariello