Formula 1, Olanda, ci (ri)siamo: storia e numeri del GP

I NUMERI

Michele Merlino

©Getty

Il GP d'Olanda torna dopo 35 anni. E' la gara di casa per Max Verstappen che proverà a sfruttare il "fattore campo". Qui la storia e tutte le curiosità sul circuito di Zandvoort. Il weekend del GP d'Olanda è in diretta su Sky Sport F1 (canale 207)

GP OLANDA: LA DIRETTA DI LIBERE E QUALIFICHE

Dopo l’annuncio del ritorno per il 2020 e la cancellazione a causa pandemia, il GP d’Olanda rientra nel calendario di Formula 1 dopo un’assenza iniziata nel 1986. Il circuito è lo stesso, anzi per meglio dire, il posto è lo stesso: Zandvoort.

Zandvoort fu un appuntamento pressoché fisso del calendario di F.1 fino al 1985, dopodiché le continue proteste degli abitanti della zona per il rumore prodotto dalle competizioni portò allo stop per la Formula 1. Il tracciato venne ridisegnato, eliminando tutta la parte sud, scese a poco più di 2,6 km di lunghezza (inferiore quindi agli standard minimi per i Gran Premi) ed ospitò solo gare minori.

Nel 2001 la pista subì altri cambiamenti, che riportarono la lunghezza a 4,3 km. Non i 4,3 km originali tuttavia: la parte Sud-Est del circuito è persa per sempre, ed ora ospita un centro polisportivo. I 35 anni d’assenza di Zandvoort, nonostante siano un valore altissimo, visto che quando si disputò l’ultimo GP qui, tra i piloti in attività, gli unici ad essere già nati erano Raikkonen (nato il 17 ottobre 1979) ed Hamilton (7 gennaio 1985) non è un record. Il leggendario impianto di Indianapolis fu assente per 39 anni di fila dal 1961 al 1999: dal 1950 al 1960 fu teatro della 500 miglia valevole per il mondiale, quindi rientrò nel 2000 usando due rettilinei dell’anello ad alta velocità, una sopraelevata su quattro, ed un “infield” ricavato dietro al paddock.

Zandvoort comunque si piazza subito dietro, quindi seguono il Fuji (29 anni di assenza dal 1978 al 2006), il Paul Ricard (27 anni dal 1991 al 2017) e Città del Messico (22 dal 1993 al 2014).


I record

Parliamo di epoche completamente diverse dalla attuale, quindi i team protagonisti dagli anni ’90 in poi, qui non figurano, anzi, è l’occasione per ripescare le vecchie glorie, sia per quanto riguarda i piloti che per i team. Il recordman di vittorie nel GP d’Olanda è Jim Clark: 4 dal 1963 al 1967. L’ultima è leggendaria: fu la prima vittoria del mitico motore Ford Cosworth DFV 3000 V8. Il suddetto Ford vincerà in totale 176 gare nella storia della F.1, 155 con la configurazione 3000 V8, l’ultima fu ottenuta da Michele Alboreto nel GP degli USA corso a Detroit nel 1983. Zandvoort ha visto ben 19 vincitori diversi in 30 edizioni. Considerando la lunga assenza dal calendario, solo 8 di essi sono ancora in vita: Jackie Stewart (3 vittorie), Alain Prost (2), Stirling Moss (1), Jacky Ickx (1), Mario Andretti (1), Alan Jones (1), Nelson Piquet (1), René Arnoux (1). Ancora più numeroso l’elenco di piloti a podio, ben 49: solo 22 di essi sono riusciti a salirci in più di un’occasione. Il record di podi a Zandvoort è di Jim Clark e Niki Lauda: 6 ciascuno. Segue Jackie Stewart a 5. Il team plurivittorioso a Zandvoort è la Ferrari, con 8 successi dal 1952 al 1983, segue la Lotus a 6 e la McLaren a 3. Solo un team è stato in grado di vincere 3 GP d’Olanda consecutivi, la Lotus (1963-1965, sempre con Jim Clark). La McLaren è in grado di eguagliare questa sequenza record, avendo vinto i GP del 1984 e 1985. Tuttavia la McLaren sta vivendo il suo digiuno più lungo di successi, 170 GP, cominciato dopo la vittoria di Button in Brasile nel 2012. Anche riguardo alle pole c’è grande varietà: 20 poleman differenti su 30 GP. Il record è di René Arnoux, tre, tutte ottenute con vetture Turbo Renault (1979, 1980, 1982).

Il record delle pole per costruttore è della defunta Lotus: 8 dal 1960 al 1978, seguita dalla Ferrari a 7 e dalla Renault e Brabham a 4.

L’ultimo GP d’Olanda

È il 25 agosto 1985, 11^ gara di campionato di 16. Piquet è in pole, ma stalla alla partenza: Rosberg e Senna prendono le prime posizioni, riuscendo a stare davanti alle McLaren nei primi giri, ma Rosberg si ritira dopo venti passaggi per rottura del motore e Senna deve capitolare alla maggiore velocità delle vetture di Prost e Lauda. I pit stop sono decisivi: quello di Lauda è più veloce di quello di Prost, perché il francese ha un problema alla posteriore destra durante la sosta e gli regala, oltre al comando, un vantaggio di una quindicina di secondi. Prost, ricaduto dietro a Senna, passa il brasiliano senza problemi e nel finale chiude su Lauda, senza tuttavia riuscire a passarlo.