Kimi Antonelli in F1: "Voglio riportare il tricolore sul gradino più alto del podio"

Kimi ma ti sei reso conto che sei un pilota di Formula 1? “Sai che non ho ancora realizzato al 100%? C’è stato l’evento a Londra, poi i test in Bahrain ma credo che a Melbourne, proprio la prima volta che camminerò nel paddock, sarà il momento in cui realizzerò e in cui dirò ‘cavolo, è tutto vero, è tutto vero’”. Ti ricordi dove eri quando Toto Wolff ti ha chiamato per comunicarti che saresti diventato un pilota di Formula 1? “Ero a casa con i miei genitori. Abbiamo fatto una videochiamata con Toto, James Allison, Bradley… c’erano tutti. Mi hanno detto ‘Dobbiamo fare questa chiamata’ e Toto è andato subito dritto al punto. Ha detto ‘Non voglio farti aspettare, il prossimo anno sarai il nostro pilota Formula 1’ e io sono rimasto… ”. I tuoi genitori erano emozionati? “Sì, sì. È stato un bel momento perché abbiamo avuto la possibilità di condividere quel momento tutti insieme”. E la sera hai dormito? “No. Sono stato due ore con gli occhi spalancati a fissare il soffitto perché non riuscivo a prendere sonno solo all'idea di sapere che il prossimo anno avrei corso in Formula 1”. Come è il tuo rapporto con Toto Wolff? “Ho un bellissimo rapporto con lui. In pista ovviamente c’è un rapporto professionale. Però anche fuori dalla pista abbiamo un bel rapporto personale. È una grandissima persona e sono veramente contento di avere una persona come lui accanto”. Messaggio di Stefano Domenicali per Antonelli: “Caro Kimi, ci siamo parlati già tante volte, ma volevo mandarti un messaggio personale per congratularmi ancora una volta per quello che hai raggiunto fino adesso. Ma, come ci siamo detti, questo è solo l'inizio. Tu sei un talento straordinario, un ragazzo squisito, pieno di entusiasmo e non vediamo l'ora di vederti sulle piste, sapendo che avrai un inizio di stagione dove ti dovrai confrontare con tanti avversari, con un nuova macchina, con un nuovo team, con la pressione, che sarà grande ma sono certo che tu la saprai gestire. Sai benissimo che la Formula 1 è il mondo che hai sempre sognato, noi ti accogliamo a braccia aperte e con l'entusiasmo di chi vuole vedere ragazzi giovani educati, straordinari, energetici come te fare la differenza per il futuro. Da italiano, ancora di più. Ci vedremo presto in pista, un abbraccione”. Che effetto ti fa? Questo messaggio ti aiuta a realizzare? “Sì, certo. Ma quando ci ripenso… Tre anni e mezzo fa ero ancora in go-kart. Fino alla fine del 2021 ero ancora in go-kart. Per questo faccio fatica a realizzare, perché è successo tutto velocemente. Sarà emozionante potersi confrontare con gente come Max, Lewis, Alonso… tutti loro. Sono stato sempre abituato a vederli in televisione e adesso finalmente sono in griglia con loro”. Hai qualche fobia o paura? “Da piccolo avevo paura del buio. Non dormivo con la luce accesa, però facevo un po' fatica ad addormentarmi. Crescendo l’ho superata. Una paura che certe volte possa avere è quella di non performare. Alcune volte si va in pista e ti viene il dubbio in testa ‘e se adesso non performo?' Però certe volte avere questa paura ti può anche aiutare”. Valentino Rossi cosa rappresenta per te? Come lo descriveresti a un bambino che non lo conosce? “Io direi leggenda. Non solo per quello che ha fatto, ma anche per la persona che è. Nnostante tutto quello che è riuscito a ottenere nella sua carriera, è una persona semplicissima, molto umile… una cosa che fa la differenza, anch'io ho imparato che essere umili è importantissimo. Vale è un grande, una leggenda per quello che ha fatto. Ogni tanto ci sentiamo per messaggio. Quello che ha creato con l’Academy è incredibile. Più che altro per il gruppo che si è creato, per l'atmosfera che c'è… Un'atmosfera sana. Quando vanno al ranch vedi che sono competitivi, però l'atmosfera è proprio sana e stai bene. Mi piacerebbe tanto di nuovo sfidare lui e gli altri piloti di MotoGP ai kart. In una gara competitiva ovviamente”. La senti questa responsabilità di essere l'unico pilota italiano in Formula 1? “Credo che sia una grandissima opportunità e un privilegio. Essere in questa posizione non capita tutti i giorni. Ovviamente ho dovuto lavorare per arrivare dove sono adesso e son contento di rappresentare l'Italia in Formula 1. L'obiettivo è riportare la bandiera italiana sul gradino più alto del podio”. Ma quando senti la pressione c'è qualcuno con cui ti confronti un po' di più? Con chi parli? “In primis mio padre. Credo che non si debbano avere tante persone intorno, ne bastano cinque o sei… un gruppo piccolo di persone di cui ti fidi e con cui hai la confidenza di esprimere come ti senti, soprattutto nei momenti più difficili”. A Melbourne entrerai in pista con tuo padre senza doverti nascondere dentro le gomme… “Esatto. Con lui, mia madre e mia sorella, ci saranno tutti. Credo che sarà un momento molto emozionante, perché è una cosa che abbiamo sognato sin dai tempi del kart. Siamo una famiglia molto unita. Anche con mia madre... Certe volte non la menziono abbastanza, però anche lei ha partecipato molto al mio al mio percorso. È stata anche lei fondamentale, perché ai tempi del kart era lei quella che mi portava sempre in pista”. In questo mondo devi essere uomo, non puoi più essere piccolo: “Sì, la Formula 1 e è uno sport di squadra ma alla fine quando sei in pista sei tu da solo con la macchina. Quindi devi formare anche del carattere. Io da piccolo un po' faticavo perché ero troppo buono in pista e ho dovuto formare il carattere crescendo, però quando torno a casa posso ritornare ad essere il ‘bimbo’”. Tua madre ha detto che da piccolo ti esortava a cambiare sport, consapevole di quanto fosse difficile arrivare in Formula 1... “Esatto. Anche mio padre agli inizi lui non voleva che corressi, perché sapeva che il Motorsport certe volte può darti grandissime delusioni. È un attimo essere in alto e cadere, e poi quando cadi ti fai male… I miei genitori volevano un po' proteggermi perché avevano paura che non sarei stato in grado di affrontare queste delusioni. Da piccolo ero molto buono e molto timido, non avevo un carattere forte. Loro mi volevano proteggere, poi dopo hanno visto che comunque ero appassionato…”. Ora in tanti vogliono il tuo posto. La Formula 1 è un mondo bellissimo, ma molto crudele... “Sì, può essere brutale. Bisogna stare sul pezzo e sempre concentrati sull'obiettivo e evitare qualsiasi tipo di distrazione, anche perché è un attimo...”. Il tuo rapporto con tua sorella invece? Cosa ti dice? “Credo che sia la mia fan numero uno. A volte mi chiede di firmare delle cartoline e le distribuisce ai suoi amici a scuola. È molto molto bello. Certe volte mi dispiace perché non le do abbastanza attenzioni, lei ha 9 anni in meno e c’è un bel gap di età. Però abbiamo un bellissimo rapporto. Adesso ha iniziato a giocare a tennis, per il momento si allena solamente ma quando inizierà le prime partite ovviamente andrò a vederla”. Quali altri sport segui? “Mi sono 'appassionato' al basket con la serie di Jordan ‘The last dance’. Mi piacerebbe molto andare a vedere una partita di NBA. Quando sono a casa ogni tanto vado a vedere la Virtus. Di Jordan mi ha colpito il mindset… Un animale, incredibile. Mi ha stupito come cercava di estrarre il massimo potenziale dai suoi compagni. A lui non importava di offenderli o di rispondergli male, lui voleva sempre il meglio dai suoi compagni. Ma allo stesso tempo lui era il primo a dare sempre il meglio di sé, non solo in partita ma anche in allenamento. Anche nel motorsport questo è importantissimo”. Sei pronto a camminare al fianco di Max, Charles, Lewis, George? Li hai visti spietati – in senso sportivo – o ragazzi come te? “Beh, da quello che ho potuto già notare, Max mi è sembrato il più duro. In Messico, durante le prove libere, mi stavo preparando per un giro e lui mi ha tirato una staccata proprio da ultimo giro. Questo mi ha fatto capire che lì fuori non hai amici e che bisogna essere spietati. È anche un modo per ottenere rispetto dagli altri. Bisogna essere spietati ma sempre rispettando le regole, per ottenere rispetto e per far vedere all'avversario che non sei lì per niente”.

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