Alessandro Benetton: "La F1 come metafora della vita"

Otto modelli. Dalla famiglia a personaggi del passato fino a figure sportive più vicine a noi. Com'è avvenuta questa cernita dei nomi? Quando è nata l'idea di scrivere un secondo libro? “Il primo libro è stato accolto molto positivamente, soprattutto dai giovani, che hanno apprezzato le riflessioni proposte. Questo mi ha sorpreso, ma anche motivato a condividere un altro aspetto del mio approccio alla conoscenza e alla crescita personale: l'importanza di osservare gli altri. Così ho deciso di raccontare storie di persone che ho conosciuto direttamente o indirettamente, che ritengo possano ispirare anche altri” Il capitolo dedicato a Schumi è intitolato ‘Metodo’. Come nella Formula 1 il mondo degli affari unisce il metodo alla capacità di prendere decisioni lucide in pochissimi istanti, mentre si viaggia – letteralmente e metaforicamente – a 300 km/h. Questi due mondi sono così simili? “Assolutamente. Bisogna essere tempestivi, veloci e coraggiosi, ma allo stesso tempo sicuri di essersi preparati a modo. Michael Schumacher, mi ricordo, dormiva 20 minuti con la tuta addosso prima di lanciarsi a 300 km all'ora sotto 30 gradi. Questa era una cosa che mi ha sempre colpito tantissimo, così come questa sua capacità di contaminare gli altri con la pressione, una pressione che però lui metteva anche a sé stesso” Lei dice che "Schumacher non l'ha scoperto nessuno. È stato lui a scoprire sé stesso". Le vostre storie sono differenti, ma cosa lo ha colpito tanto da farne un suo modello? “Quando l'ho conosciuto si era fidanzato da poco con Corinna e vedevo già in quel tipo di rapporto un metodo che però non lasciava sicuramente indietro il sentimento. Questa sua capacità di approcciare con convinzione, determinazione, lucidità, ma anche con passione quello che lo circondava lo rendeva speciale, come poi la storia personale del suo matrimonio ha dimostrato” Resta in contatto con la famiglia Schumacher? “No, ho scelto di conservare il ricordo straordinario della persona che ho conosciuto e rispetto profondamente la scelta della famiglia di mantenere la loro privacy” Lei da giovanissimo ha preso in mano una scuderia di Formula 1 e parla nel libro di come non si aspettasse nulla, venendo da un altro percorso professionale, che all'epoca era ancora agli esordi. Cosa ricorda di quei momenti? “Ricordo che era un mondo molto più piccolo, fatto di emozioni, di costume, di costruttori e di tanta passione. Mi sentivo sicuramente impreparato, quasi di non meritare una posizione così importante, ma questo tipo di atteggiamento è stato subito dimenticato perché mi ha travolto la voglia di dimostrare che potevo dare un contributo a questa avventura geniale pensata da mio padre” Ha un aneddoto particolare che ricorda del mondo della Formula 1? “La cosa che mi ha colpito di più è quante persone vivevano quel lavoro con vera passione. La Formula 1 è davvero un ‘circus’, un luogo dove si vive al limite, e questa ricerca del limite è una metafora della vita” La Benetton Formula oltre a Schumacher ha scoperto un altro personaggio chiave della Formula 1 degli ultimi 30 anni, Flavio Briatore. Qual è il suo rapporto con lui? “Ci sentiamo ancora. Flavio è stato sicuramente una pedina fondamentale in questo sviluppo, con la sua creatività, con il suo entusiasmo, con la sua determinazione e con il suo coraggio. Sicuramente a lui si addice molto bene il titolo di questo libro, ‘Mai Fermi’”. Segue ancora la Formula 1? “Sì, la seguo, e ogni tanto ne parlo con Briatore. Mi sembra che siano stati fatti tanti cambiamenti che rendono il prodotto più vicino al pubblico e sicuramente anche il mondo dei social network è diventato uno strumento che lo rende ancora più interessante. Anch'io sono caduto in questa trappola” Oggi, come per Schumacher anni fa, ci sono tanti giovani che stanno trovando fiducia anche da grandi scuderie, come Andrea Kimi Antonelli in Mercedes, fresco di primo podio in carriera. Vede in lui quel talento dei grandi campioni? “Penso sia ancora presto per dirlo. Sicuramente dimostra un livello di maturità non tipica per chi ha quell'età, mi sembra che abbia fatto tutte le scelte giuste. Una volta si diceva che per capire se uno è un campione deve vincere una volta e poi continuare a vincere” L'attualità ci racconta di una Ferrari nell'occhio del ciclone, anche quest'anno sembra mancare qualcosa. Lei ha vissuto momenti simili durante la sua presidenza in Formula 1? Che consigli si sente di dare a Maranello? “I consigli è meglio che li lasciamo dare agli esperti. Io sono contento, intanto, quando vedo l'Italia che si fa valere perché rappresento un grandissimo gruppo: quindi Antonelli, come abbiamo detto, nella speranza che la Ferrari riparta. È normale durante i momenti più negativi pensare che manchi solo un ingrediente, ma di solito manca un equilibrio che può essere trovato solo attraverso un lavoro costante. Sono sicuro che in Ferrari sapranno ritrovare il filo del ragionamento” Non solo la Formula 1, ma anche dal surf ha tratto dei modelli. Cosa le ha trasmesso questo sport? “C'è una prefazione del libro scritta da Luciano Floridi, professore di Oxford e di Yale University e grandissimo filosofo, a proposito di orgogli italiani, che dà un'interpretazione a tutte queste storie come a un movimento nell'acqua. La capacità del singolo è quella di navigare in mezzo a tutti questi fatti che ci capitano nella vita, tenendo a mente la propria traiettoria e scoprendo sé stessi. In questo senso la metafora dell'acqua è qualcosa che sento vicino” Questo libro e questi modelli, oltre a uno sguardo sul passato, sono una finestra sul lungo termine, un focus che lei ha sempre avuto chiaro. Come vede il futuro per ‘Edizione’ e le attività di famiglia? “Tutte le storie devono servire per non perdere il ricordo e quello che ci lasciano e che ci insegnano, ma essere un'ispirazione per il futuro. ‘Edizione’ oggi è un grande gruppo industriale italiano, nato da un settore e cresciuto in tanti altri, diversificando come, ad esempio, racconta la nostra storia in Formula 1. In questi ultimi anni stiamo raccogliendo i frutti di un percorso nuovo, fatto di contaminazione e innovazione. Siamo sulla strada giusta”.

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Alessandro Benetton: "La F1 come metafora della vita"

Nicolò Gatti