Papis, Zanardi e Basso: l'incredibile Rally Show di Monza del 2011

Entrare a Monza ha sempre il suo fascino. Si dice che la magia del circuito abbia contagiato tutti, compresi soprattutto quelli che vi abitano vicino. Un’aurea strana che condiziona un po’ tutti, dai bambini, agli appassionati, agli anziani agli stessi piloti. Senza scendere al livello delle solite ‘mattane’ dei fratelli Tino e Vittorio Brambilla, qualcosa che ti condiziona, alle porte del mitico e storico tracciato, è palese. Si percepisce. Così Max Papis, ormai americano sotto tutti gli aspetti, non avrebbe potuto che ritornare in quel circuito dove ha mosso i primi passi della sua carriera quando aveva solo 17 anni. È stato quello il tracciato dove ha anche ottenuto il suo miglior risultato, un settimo posto, con una Formula 1 nel 1995 quando correva con la Footwork-Hart. Quindi Papis prese la palla al balzo. E quando nel 2011 gli misero a disposizione una Toyota Camry, solitamente protagonista nella Nascar Sprint Cup che monta un propulsore 8 cilindri di 5860 cc da 900 cavalli circa, capace di una velocità media sugli speedway attorno ai 360 chilometri orari, decise per Monza. Con questa Stockcar allora gareggiava nel campionato americano. E non ci pensò due volte a portarla sul circuito lombardo per fare promozione, ma soprattutto per girarci. Così come non ci pensò due volte a farsi aprire un pezzo del vecchio tracciato, ormai in disuso, ma sempre molto affascinante. L’idea fu quella di far conoscere le gare americane e mettere anche a disposizione di una società benefica qualche soldino. Quindi chi meglio di un italo-americano avrebbe potuto fare da attrazione? Se poi ci mettiamo che in macchina con lui ci sarebbe potuto essere il suo amico di sempre, Alex Zanardi e il suo concittadino Ivan Basso, allora il gioco aumenta di valore. La sfida Alex arrivò in circuito abbastanza presto. Incontrò Max scambiando velocemente alcune impressioni sulla macchina e sul circuito. Poi quando seppe che Papis avrebbe guidato anche sulla sopraelevata del tracciato, non sembrò molto felice. Mi avvicinò e mi disse se potessi dire a Max, che forse mi avrebbe ascoltato un po’ di più, di fare un giro o due normali, senza salire sulla parte sopraelevata in disuso. Devo essere sincero, non ci provai nemmeno per ben due motivi. Il primo, perché sapevo benissimo che non mi avrebbe ascoltato e poi perché in cuor mio vedere la reazione di Alex, ripresa dalle nostre telecamere, mi avrebbe fatto piacere. Con Alex, sono salito su una Indycar biposto a Laguna Seca e devo dire che non è stata una bellissima esperienza. In qualche modo mi faceva piacere fargliela pagare. Salì in macchina lasciandomi le stampelle e passando dal finestrino e con la sua solita ironia mi disse: “Vedi? Senza gambe si fa prima”. Quando si fermarono dopo quattro giri , era confuso. Mi disse che il suo “compare” era matto e che se avessi mandato in onda le immagini della telecamera che riprendeva le sue imprecazioni, ero finito. Le mandai in onda subito e ad Alex non rimase che confermare che sarebbe stata la prima e ultima volta da passeggero. Meno traumatica fu l’esperienza in pista, sempre da passeggero, di Ivan Basso. Salì un po’ imbarazzato in macchina, si allacciò le cinture, gli sistemarono il casco e via, preoccupato ma comunque contento di esserci e provare un’esperienza totalmente nuova. Scese un po’ ‘suonato’, anche se l’esperienza non gli dispiacque e chiese di poter fare un giro da pilota, opzione non prevista e quindi negata sul nascere. Monza quindi fece da palcoscenico, a suo modo, per un qualcosa di eccezionale e inedito. Se non fosse stato il tanto famoso circuito, storico e così particolare, la Nascar e Max Papis sarebbero atterrati da qualche altra parte e le smorfie di Alex Zanardi non le avremmo mai potute apprezzare.

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Papis, Zanardi e Basso: l'incredibile Rally Show di Monza del 2011

Biagio Maglienti