MotoGP e il 'castello' di Aragona: ecco come si conquista

Non è un caso che il re indiscusso di Aragon sia Marc Marquez con 6 vittorie e altrettante pole. L’ultima, lo scorso anno, la sua prima in sella alla Ducati, allora del Team Gresini. Quelle curve a sinistra sono un suo marchio di fabbrica. In generale, Ducati ha vinto al Motorland gli ultimi 3 GP con Bagnaia nel 2021, Bastianini nel ’22 e MM98 l’anno scorso. Nel 2023 Aragon non faceva parte del calendario mondiale. Un’altra caratteristica, questa unica, è quel muraglione di pietre che sembra la cinta di un castello enorme. Tracciato riasfaltato l’anno scorso, quest’anno dovrebbe essere ottimo. Si arriva in Spagna dopo Silverstone, freddo e ventoso. Probabilmente ad Aragon farà caldo. Si viene però, soprattutto, dal 299° successo di Aprilia nel motomondiale con quel super Bezzecchi in versione inglese. Dopo quel trionfo inatteso, ma importante e solido, frutto di un mezzo e di un pilota che stanno crescendo nonostante l’assenza totale del campione del mondo Jorge Martin. Che non ha potuto dare il suo contributo né di prestazioni, né nello sviluppo della RSV. Il fatto che il Bez sia riuscito a vincere è un toccasana per la squadra italiana che deve anche risolvere la trattativa con lo spagnolo. Il successo inglese e la festa a Misano di domenica 1 giugno, con Martin presente, hanno rasserenato l’ambiente, dato energia, fiducia, positività. Bello pensare che in questa stagione di cambiamenti, con Honda e Yamaha in netto progresso, e KTM sempre lì, ci sia anche Aprilia a puntare alla sua trecentesima vittoria. Speriamo Ogura sia a posto e possa contribuire come ha già fatto. Ducati Ducati a Silverstone ha incassato la sua seconda sconfitta di seguito dopo il record di 22 successi consecutivi . Certo, si tratta di sconfitte arrivate sul bagnato caotico di Le Mans e nel freddo di Silverstone, ma qualcosa dice. La Desmosedici 2025 non ha più quella superiorità evidente sulla concorrenza: Bagnaia e Di Giannantonio, ma anche -seppur meno- Marc Marquez non sembrano essere in grado di sfruttarne l’intero potenziale, anzi sembra che tirando le somme la 2024 che guidano Morbidelli, Alex Marquez e Aldeguer sia più facile da portare al massimo e in sostanza sia meglio. Purtroppo soprattutto per Pecco, ma oramai è così: indietro non si può tornare. E a lui, Marc e Fabio tocca continuare con questo mezzo difficile da mettere a punto e da guidare. Marc ha una guida naturale, tutta fatta di talento e istinto, mentre i due italiani hanno un approccio più scientifico, metodico, laborioso. Se Marc è abbondantemente in testa al campionato con 24 punti sul fratello e ben 72 su Pecco, qualcosa vorrà pur dire. Insomma, anche se siamo soltanto all’ottavo GP di 22, l’otto volte campione del mondo ha messo una bella ipoteca sul campionato. In più arriva ad Aragon, uno dei tracciati a lui più favorevoli e amici. Non sarà facile per gli inseguitori metterlo dietro, ma per chi vuole battere MM93 il fatto che questo sia uno dei suoi circuiti preferiti deve diventare uno stimolo ulteriore. Quale luogo migliore per fargli sentire il fiato sul collo? Vedremo, anche perché i piloti Ducati sono 6. Tutti, anche l’esordiente Aldeguer, in grado di lottare per il podio. Honda Joan Zarco con la Honda del Team LCR di Lucio Cecchinello ha vinto a Le Mans ed è arrivato secondo a Silverstone, davanti a Marquez. Una conferma sia della bontà del pilota, che sembra essere davvero una botticella di Brandy e sembra migliorare invecchiando col suo ‘spirito’ combattivo che lo spinge a dare sempre e comunque tutto il possibile. Sia che sia in lotta per un decimo posto, sia che lo sia per il podio. Un atteggiamento che ha portato la Honda di nuovo al successo e che lo ha evidenziato come il migliore dei 4 piloti della casa giapponese. Mir infatti non sta troppo bene, ma spinge, Marini lavora più da ingegnere, ma con l’incidente di Suzuka starà fuori un po’, Chantra non è ancora diventato un pilota MotoGP valutabile: deve fare lo scatto che per un esordiente arriva quando arriva, non è preventivabile. Lui si impegna e in Honda lo aspettano fiduciosi. Vediamo. Yamaha Yamaha è migliorata moltissimo e lo dimostrano senza alcun dubbio le 3 pole position consecutive del suo fenomeno Fabio Quartararo. Purtroppo in gara il francese non ha potuto raccogliere tutto quanto aveva seminato con la squadra e i tecnici , ma ha dimostrato di avere velocità estrema sul giro secco e un passo ottimo, anche se con qualche problema di gestione delle gomme. Qui doveva arrivare per ripartire e puntare bel oltre alla competitività generica. Ora Yamaha può lavorare per vincere anche più di una gara prima di fine stagione e per far sì che anche Rins, Miller e Oliveira possano avvicinare il caposquadra. Miller è veloce, aggressivo, determinato, ma sbaglia troppo. Comunque il gas lo spalanca. Rins deve ritrovare equilibrio fisico e potrà dare di più così come il portoghese che è rientrato da poco da un lungo infortunio. KTM KTM aveva trovato in Viñales il suo punto di forza. Poi come spesso succede allo spagnolo, si è un po’ eclissato mentre è tornato a dire la sua Acosta con la sua classe, pur dimostrandosi meno spavaldo dello scorso anno . Non bene ancora Bastianini che deve trovare la quadra sulla moto austriaca e in ribasso Brad Binder, fino allo scorso anno in lotta con Acosta, ma quest’anno ridimensionato. Chissà, se KTM troverà una nuova solidità economica anche nelle corse probabilmente molte cose andranno al loro posto. Nel frattempo attendiamo novità sulle molte mosse del mercato piloti come il possibile arrivo di Toprak Razgatlıoğlu in Yamaha nel 2026 e la ricerca di un posto in Ducati per Pedrito Acosta. Un’altra bella gara da seguire, anche fuori dalla pista.

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Paolo Beltramo