I dubbi di Bagnaia, la forza di Aprilia e il mercato piloti: la MotoGP guarda già al 2026

E adesso tutti a pensare al prossimo anno, dopo un’attenta riflessione sulla stagione appena conclusa. Finale scoppiettante, doppietta Aprilia , Bezzecchi in forma stellare, Fernandez una rivelazione , Bagnaia in sordina, a rimuginare su un sipario finalmente calato su un campionato da incubo: all’ultima gara l’hanno pure spedito nella ghiaia dopo quattro curve, colpa di un Zarco sopra le righe. “Finale coerente con il resto della stagione”, la sua analisi precisa. Indiscutibile. Si potrebbe partire da qui, senza però aggiungere una virgola a quanto detto per 22 weekend; eccezion fatta forse i primi, dove Pecco sembrava ancora indugiare su una possibile ripresa. Ma eravamo solo alle prime gare, c’erano da smaltire le tossine dell’inverno, qualche meccanismo da oliare, il futuro sembrava meno cupo di come s’è definito, e poi confermato, in seguito. Il suo 2026 dovrà per forza di cose segnare una svolta. Per lui e per la Ducati, che non può permettersi di rinunciare a un bicampione del mondo, puntando tutto su Marquez e i giovani in crescita, come il fratellino diventato il suo antagonista numero uno ; poi c’è Aldeguer, che è Fermin solo di nome perché in pista va come un treno. Ducati ha visto lungo mettendolo sotto contratto quando correva in Moto2 e lasciandolo alle amorevoli cure del team Gresini, il cui metodo di lavoro andrebbe analizzato con attenzione e preso a esempio: Alex Marquez è definitivamente esploso con loro, mentre Marc si è rigenerato al suo fianco l’anno scorso. A Faenza sanno come trattare i talenti. La Ducati, senza Marquez, è però in qualche modo scoperta, più attaccabile, come s’è visto dopo l’incidente al via dell’Indonesia che gli ha fatto saltare le ultime cinque gare: in questo lasso di tempo hanno vinto quattro piloti diversi, dopo l’interminabile monopolio catalano a cui abbiamo assistito per due terzi di campionato. Nel 2026 forse andrà ancora così. O forse no. Due fatti sono da considerare innanzitutto: la Ducati resta la prima forza – quest’anno ha vinto tutto: mondiale ploti, mondiale costruttori, quello a squadre e pure la classifica riservata ai team privati grazie a Gresini – ma le distanze si sono ridotte. La moto del 2025 ha stravinto con Marc Marquez, ma ha stravolto le certezze di Bagnaia e con Di Giannantonio ha brillato a intermittenza . Intanto Aprilia è cresciuta parecchio, la Honda ha trovato la strada per uscire dal purgatorio tecnico in cui s’era infilata da sola, quando ancora aveva Marquez, e la Yamaha nutre grandi speranze sulla svolta storica a cui ha affidato il suo futuro . Fin qui le ragioni tecniche, in estrema sintesi; poi vanno considerate quelle più prettamente sportive, legate ai piloti e al loro avvenire. Tutti concordano sul fatto che il 2026 sarà una stagione di transizione, perché nel 2027 subentrerà un nuovo regolamento tecnico e di conseguenza le scuderie saranno per lo più concentrate sui nuovi progetti. In sostanza, con i motori oltretutto congelati per una stagione, le moto non potranno essere stravolte, tutt’al più migliorabili. Attenzione al fattore piloti però: nel motociclismo hanno un peso specifico enorme. E alla fine del 2026 scadranno i loro contratti. Le manovre per il mercato saranno un tema caldo, potrebbero iniziare molto presto. Perché non tutti sono contenti della loro attuale sistemazione e le sorprese non mancheranno. Qualche nome? Quartararo, che non aspetterà troppo la rinascita assicuratagli dalla Yamaha; Acosta, visibilmente scontento della sua Ktm; Martin, chissà, si era già promesso alla Honda che ha un bisogno enorme di un pilota che dia maggiori certezze in gara. Non vogliamo pensare, per ora, a Bagnaia, molto legato alla Ducati, ma i test invernali e i primi mesi del nuovo anno saranno cruciali per capire le sue intenzioni.

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Paolo Lorenzi