I retroscena della 100km dei campioni di Valentino Rossi

La 100km dei campioni di quest'anno aveva una cosa in più rispetto al solito. Perché si correva per la decima volta, e quindi se nel 2016 era nata come una corsa tra amici per ritrovare l'emozione della gara anche durante l'inverno oggi è ormai un appuntamento irrinunciabile per tanti piloti tra i migliori del mondo. È una corsa che è iniziata per goliardia, quando Valentino Rossi era ancora pilota di moto in attività, e prosegue ora che ha trasmesso la sua eredità ai ragazzini della sua Academy, diventati nel frattempo tutti piloti MotoGp . È una grande riunione di talenti a casa di Valentino. Tutti determinati a vincere come in una gara di MotoGp, senza le stesse tensioni ma con identico spirito competitivo. Per gli ospiti e i giornalisti è più facile chiedere una foto o un'intervista. Ma la 100km non è un'amichevole, per dirla con una parola familiare a chi ama il calcio. E non può esserlo perché è più simile a una specie di All Star Game, dove però il campo non è 'il solito'. Moto diverse, terreno diverso, e al netto della maggiore assiduità e familiarità di alcuni con la disciplina del flat track, differenze azzerate. Perché può capitare che un pilota di Moto2 sia più veloce di uno di MotoGp, o che uno di Supermoto lo sia più di uno di Superbike. Questo dà valore alla parola 'campioni' che compone il titolo dell'evento. Chi corre la 100km è un campione di motociclismo. Di qualsiasi disciplina del motociclismo. E questo fa la differenza. Organizzarla e poi scegliere chi invitare presuppone un sapere enciclopedico come quello caro agli uomini di cultura del Rinascimento. Un sapere motociclistico che Rossi, sempre attento a ogni cosa, possiede naturalmente. Così tra un Valentino Rossi e un Pecco Bagnaia ci si ritrova un Lasse Kurvinen, pezzo di storia del flat track, o un Michael Dunlop, leggenda delle corse su strada e del TT dell'Isola di Man. O Thomas Chareyre, icona del Supermotard. Tutti insieme alla stessa festa su due ruote e di traverso. Tutti determinati a far vedere che meritano di partecipare anche se i loro nomi e cognomi non sono tra i più conosciuti. Proprio Kurvinen aveva un casco tutto d'oro, con la scritta "The last dance" visto che ha deciso di smettere, ironicamente a 46 anni. Dunlop, mentre tutti correvano a cercare una soluzione per combattere il freddo, si aggirava tra le moto in pantaloncini e infradito, creando una perfetta corrispondenza tra l'idea condivisa dello spericolato pilota supereroe e l'immagine di sé nella quotidianità decisamente meno conosciuta. Pecco era vestito di bianco, anziché di rosso come negli ultimi anni, perché dopo tre anni in cui ha vinto due mondiali MotoGp e ha fatto secondo nell'ultimo, è arrivato il momento di separare l'universale identificazione della sua velocità con Ducati affermandosi come Bagnaia, campione di tutti. Bezzecchi con una striscia di pelliccia sulla gobba della tuta per battere il gelo riportando alla dimensione del gioco; Lunetta col 58 e il logo di Marco Simoncelli, che è stato l'ispiratore della costruzione del parco giochi di Valentino Rossi, il primo ad allenarsi insieme a lui alla cava. Pioniere del bisogno sentito da Rossi di circondarsi di piloti veri per migliorare la propria preparazione e del desiderio di allevare i migliori tra loro per portarli fino al massimo delle corse. C'è di tutto al ranch alla 100km. Dallo spettacolo comico di un artista popolare in Italia ai personaggi famosi. Ma anche il vertice della dirigenza motociclistica e tecnica da corsa se si pensa alle presenze di Dall'Igna, Rivola, Pavesio, Tardozzi, Sterlacchini, Guidotti, Copioli. Ci sono piloti a quattro ruote, come il campione del mondo F3 Leo Fornaroli in questa edizione o il pilota Mercedes F1 Kimi Antonelli nel 2024. E per vivere veramente lo spettacolo, oltre la gioia di un weekend in cui divertirsi, è assolutamente necessario condividere, almeno in parte, quel sapere enciclopedico che Valentino senza ostentazione dimostra ogni anno. La foto ricordo la vogliono tutti con lui. Ma la fortuna di esserci è quella di rendersi conto di cosa si ha intorno. E da giornalista, captare qualcosa, qualche spunto, che nell'assenza della dimensione ultraprofessionale della MotoGp possa più facilmente gettare il seme di questioni interessanti pronte a diventare un giorno notizie molto importanti, tra le più lette, cliccate o ascoltate sul futuro delle corse. Possibilmente su Sky. Perché con il livello costruito e raggiunto in dieci anni, la 100km dei campioni non è proprio più considerabile solo come uno show tra amici. È una gara, è un evento, ed è anche un punto di incontro discreto e insospettabile per impostare discorsi che con la goliardia c'entrano poco...

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